Scuola s-confinata, la rigenerazione urbana come strumento educativo: Convegno Nazionale Andis al via il 25 marzo

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Nei giorni 25, 26 e 27 marzo si terrà a Montegrotto Terme (Padova) un Convegno Nazionale organizzato da A.N.DI.S. (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici) in collaborazione con l’Ordine degli Architetti e che avrà per titolo “Scuola s-confinata. La rigenerazione urbana come opportunità educativa”.

Si tratta di un percorso formativo rivolto a dirigenti scolastici e docenti, ad architetti così come ad enti locali e realtà del terzo settore. Il tema della rigenerazione urbana, infatti, offre molteplici possibilità che possono tradursi, per la scuola, in alleanze educative che si vengono a formare in realtà in cui la partecipazione attiva e la collaborazione di tutti i soggetti porta primariamente alla formazione di comunità dove i saperi e le competenze di ciascuno vanno a vantaggio di tutti e del bene comune. Al Convegno saranno presenti esperti nazionali di vari ambiti che hanno maturato esperienze significative nel settore. Vi saranno anche momenti di confronto tra i diversi partecipanti e visite a realtà scolastiche che hanno realizzato progetti significativi.

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L’evento, patrocinato dalla Tecnica della Scuola, mira a coinvolgere docenti, dirigenti scolastici, architetti, enti locali e realtà del terzo settore in un percorso formativo innovativo.

Il rapporto scuola – territorio

Ma che cosa c’entra la scuola con la rigenerazione urbana? Questa è una domanda abbastanza frequente da parte di chi legge il titolo del Convegno.

La scuola c’entra e non c’entra, dipende dalla concezione di ambienti urbani che abbiamo maturato. Se della città, infatti, abbiamo una concezione pressoché statica, ne deriva che la rigenerazione urbana riguarderà la mera riprogettazione “dall’alto” di quegli spazi, che storicamente già sono nelle mani dei vari esperti ed incaricati del settore, che rispecchia una concezione di rigenerazione che vede da un lato chi “immagina” i luoghi abitati da altri e dall’altro i destinatari ultimi degli interventi chiamati a rapportarsi con quegli spazi.

Ma se pensiamo agli ambienti urbani simili ad ecosistemi – con forti legami e interdipendenze tra gli spazi fisici, le persone che li popolano e l’ambiente naturale circostante – in costante evoluzione e adattamento, allora la rigenerazione urbana può avere un diverso respiro che considererà anche l’ambiente naturale e che coinvolgerà anche le relazioni sociali, attivando così processi di innovazione sociale e comunità. Un approccio olistico, quindi, che cerca di creare connessioni tra l’ambiente antropico e naturale, tra passato-presente-futuro guardando anche allo sviluppo economico, sociale e ambientale (P. Bonasora).

Anche la scuola, come la città, è un ecosistema in continuo movimento, che si nutre largamente delle esigenze e dei cambiamenti sempre nuovi delle società. Non è altra cosa rispetto alla città, ma ne è parte, ne viene condizionata e, a sua volta, condiziona ciò che sta al di fuori del perimetro dei suoi confini. Ora si tratta di superare la dicotomia fondamentale che separa e “confina” i luoghi dell’apprendimento dai luoghi in cui si vive.

Una scuola “confinata” nei suoi spazi, nei suoi tempi, nelle sue consuetudini e routine è la classica scuola fatta di aule e di banchi e sedie dove ciò che accade fuori non conta.  Oltre quei confini, gli alunni “vivono”, semplicemente. Luogo depositario di saperi, valori e idealità da un lato, luogo del vivere reale dall’altro. Questa è la scuola che molti di noi hanno vissuto e questa è la scuola che è rimasta impressa nei nostri neuroni.

Ma la scuola s-confina è anche spazio urbano e la città può essere un luogo in cui apprende.

Una scuola che si apre alla città è una scuola che sa oltrepassare la concezione che i saperi “formativi” siano solamente quelli definiti da indicazioni e programmi ministeriali, ossia “saperi alti” e sa valorizzare l’apporto fondamentale che può anche derivare dall’esperienza maturata, o che può essere meglio maturata, in contesti non fittizi e con compiti di realtà, utilizzando anche forme diverse di sapere.

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Cosa vuol dire “s-confinare”?

S-confinare: di questo si tratta, ed è una bella sfida! La sfida di andare oltre i propri confini per vedere, sentire, captare e capire quante cose si possono imparare (e che potrebbero aiuterebbero a capire meglio ed interiorizzare i saperi scolastici) misurandosi con la vita reale e chiedendo a quella vita reale di entrare con competenza e rispetto nel percorso formativo.

Perché? Perché in questa società che ha perso il senso dello stare insieme in maniera non effimera, c’è bisogno di recuperare le dimensioni più autentiche del dialogo, dell’ascolto. C’è bisogno di curare insieme l’interesse per qualcosa che ci tocca da vicino, di dimostrare la nostra competenza rispetto a determinati temi, vi è la necessità di sentirsi considerati e valorizzati. E questi bisogni fondamentali sono trasversali a tutte società e a tutte le fasce di età, perché è vero che nessuno sta bene da solo e perché tutti abbiamo bisogno di vivere accanto ad altri. Abbiamo bisogno di comunità. E che cos’è la comunità se non il luogo dello stare bene insieme in maniera semplice e serena, un luogo dove ritrovarsi e riconoscersi, il luogo delle amicizie, delle serate, delle attività, dei progetti e del fare insieme? E i conflitti? Certo, i conflitti sono ineliminabili, fanno parte della natura umana: si tratta di imparare ad affrontarli insieme, evolvendo così come persone e come comunità.

E la rigenerazione? Rigenerare gli spazi (interni, esterni e al di fuori delle scuole) può essere un’occasione formidabile per consentire a tutti coloro che vi partecipano di sentirsi competenti, di sentirsi parte di un gruppo alla ricerca del miglioramento, di ciò che si conosce bene, e di farlo in forma partecipata. Consente di rigenerare comunità e rigenerare comunità è rigenerare la nostra più profonda umanità.

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