Rapina a Napoli in via Marina, solo 6 anni ai due banditi

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Quasi la metà rispetto alla richiesta di condanna. Invece di 12 anni, come aveva chiesto il pm, se l’è cavata con una pena decisamente più bassa: sei anni e quattro mesi, come concorrente in una rapina culminata nella gambizzazione della vittima. Eccolo il provvedimento firmato ieri pomeriggio dal giudice per le udienze preliminari Aufieri, a carico Francesco Scurti (assistito dalla penalista Mariangela Covelli), ritenuto responsabile di una sorta di agguato a scopo di rapina: assieme a un complice (all’epoca minorenne) aggredì un ingegnere che era in strada, accanto a un distributore di benzina, per fare il pieno nel proprio scooter.

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Era il 29 marzo del 2023 in via Marina, lungo la principale strada che conduce nella zona orientale. Una sera di primavera, una rapina, gli spari, un ferito. Vittima un giovane professionista, l’ingegnere Fabio Varrella, che tornava a casa dopo una giornata di lavoro. Le scene sono da brividi. A sparare è il più giovane, il minorenne. Anche per lui, qualche mese fa la condanna in primo grado. Pensate, il verdetto per chi ha sparato contro un uomo indifeso, riducendolo per mesi in un letto di ospedale, è stata di sei anni di reclusione (il minore era difeso dal penalista Fabio Segreti).

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Ma torniamo alla scena dinanzi al distributore di benzine. Varrella è lì che sta armeggiando con il casco e il volante della moto, mentre un addetto del distributore stava maneggiando la pompa di bezina. Arrivano i due malviventi, inizia un episodio di violenza pura.

La ricostruzione 

Concorso in tentata rapina e tentato omicidio. Guardando il video si comprende che i due non hanno avuto esitazioni ad aggredire una vittima inerme. Agiscono quasi con calma, lo fanno per una sorta di dispetto. Sembrano intenzionati a vendicarsi per la reazione della vittima che, almeno sulle prime, non cede alla richiesta di consegnare loro lo scootrer. Uno dei due, il più giovane, prende la mira e spara all’altezza delle gambe e dell’anca. Chiaro il suo obiettivo: punire, prima ancora che spaventare; offendere prima ancora che depredare. Già, perché, a guardare quelle immagini, sembra chiaro che non c’è solo una rapina in corso, ma un atto di prepotenza di una persona armata contro una persona indifesa.

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La reazione

Ma torniamo alla vittima. Dopo aver subìto diversi interventi chirurgici, Fabio Varrella è riuscito a rimettersi in sesto. Ha ripreso la forma di un tempo, oltre ad essere animato da una straordinaria voglia di incidere sul piano dei valori.

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Un anno fa, nell’aula consiliare di Marigliano, il professionista premiò il lavoro di alcuni studenti nel corso di una assemblea aperta al mondo della scuola, delle professioni, ma anche al no profit. Un’attività condotta in piena sintonia con un progetto formativo più ampio, volto a sensibilizzare le giovani generazioni sul rispetto dei valori legati al lavoro e alla legalità.

L’affondo

Ma come commenta oggi questa sentenza la vittima di quella aggressione? «Mi aspettavo qualcosa in più, anche se non voglio entrare nel tecnico. Mi limito a fare un ragionamento di massima, al netto dell’efferatezza della condotta dei due imputati. Credo infatti che per riabilitare un reato del genere ci voglia qualcosa in più. Certo, se lo Stato crede che siano sufficienti sei anni o giù di lì per riabilitare quelle persone che mi hanno ridotto in fin di vita per uno scooter vecchio, non posso aggiungere altro. Mi auguro che – aggiunge – di qui a qualche tempo, quei due ragazzi possano essere restituiti alla società come cittadini responsabili delle loro azioni. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte, tra poco porterò a termine la seconda edizione del concorso che conduco sul mio territorio che si intitola “Cresciamo nella legalità”: anche in questa occasione, parleremo con i ragazzi del liceo Colombo, sono previste borsa di studio grazie al fattivo impegno del Lions club branch Marigliano Castello ducale». Facciamo un passo indietro: l’inchiesta venne condotta dal pm Antonella Fratello (oggi alla Dna), grazie al lavoro di polizia e carabinieri. I due malviventi furono arrestati, non hanno mai pensato di consegnarsi alle forze dell’ordine, sperando di farla franca.





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