per risarcire i danni lo Stato chiede gli stessi documenti più volte

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La segnalazione dall’Ordine provinciale degli Architetti: poche persone riusciranno a ottenere i rimborsi perché le domande sono bloccate da procedure contraddittorie e lunghe. «Il commissario Curcio deve semplificare la prassi»

L’Ordine degli Architetti di Ravenna teme che poche persone alluvionate in Romagna avranno un risarcimento dei danni perché ostacoli burocratici impediscono che le richieste vadano a buon fine. La questione centrale è la perizia tecnica necessaria per richiedere gli indennizzi. A fine gennaio le richieste inviate erano qualche migliaio, a fronte di una stima di oltre 70mila soggetti colpiti, tra imprese e cittadini, in Romagna.

«Siamo seppelliti dalla burocrazia – sostiene Rita Rava, presidente dell’Ordine –, non riusciamo a completare le domande di rimborso a causa della macchinosità del portale Sfinge creato dalla Regione per l’invio delle domande. È impossibile vedere concluso l’iter di invio delle perizie mediante il portale Sfinge, perché immancabilmente i tecnici si vedono richiedere nuovi documenti, non previsti inizialmente».

Il problema è costituito dalle ordinanze della struttura commissariale: «Contraddittorie, complicate, spesso inapplicabili ed eccessivamente selettive. La documentazione necessaria è molto complicata se non impossibile da reperire, come per esempio la testimonianza fotografica dei danni all’epoca dei fatti, più di un anno e mezzo fa».

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Rava parla di atteggiamento non collaborativo di chi supervisiona e punta il dito anche contro Invitalia, l’organismo che controlla la correttezza della documentazione per conto dello Stato: «Ha la facoltà di pretendere integrazioni a non finire e in un numero di copie mai preciso». Significativa la testimonianza di un iscritto all’Ordine: «Non mi risulta che in ordinanza ci sia scritto che mi verrà richiesto di fornire 4 volte la carta d’identità, elencare 3 volte i danni subiti, caricare 4 volte le fatture pagate e così via con moltiplicatori da 3 a 6 di ogni documento o dato o informazione, il tutto da comunicare con modalità sempre diverse nella forma e con tempistiche che si dilatano all’infinito».

Già nel febbraio 2024 il Comune di Ravenna segnalava la necessità di una revisione delle procedure di invio dei documenti. Il generale Figliuolo, all’epoca commissario straordinario di Governo alla ricostruzione nei territori colpiti dall’alluvione in Emilia-Romagna, Toscana e Marche, organizzava incontri per confrontarsi con i comitati degli alluvionati e i tecnici che lavoravano per la certificazione dei danni e il ripristino delle strutture e degli impianti danneggiati. Di alcuni giorni fa l’ennesimo confronto, tra i tecnici, la Regione e il nuovo commissario Curcio. La struttura commissariale si dichiara preoccupata delle poche domande di risarcimento ad oggi pervenute e si è impegnata a comprenderne le ragioni per proporre soluzioni.

Poi c’è il tema della responsabilità professionale. La perizia stilata da un tecnico implica un’assunzione di responsabilità: «Si presume che il suo scopo, quindi, sia che il controllo sulla documentazione inviata avvenga a campione per limitare i tempi, mentre ciò che accade è la verifica minuziosa di ogni pratica con evidenti ritardi».

Gli architetti e gli altri rappresentanti delle professioni tecniche hanno già fornito un corposo elenco di suggerimenti in tal senso nei molti incontri che sono stati organizzati con la struttura commissariale e sono a disposizione per ogni ulteriore sforzo di semplificazione e di comprensione delle difficoltà. L’Ordine degli Architetti di Ravenna chiede al nuovo commissario Curcio di prendere atto di tutte le richieste avanzate più volte dai tecnici e dai comitati dei cittadini alluvionati, perché in quella documentazione sono elencati tutte le difficoltà, il disagio e le problematiche che frenano e sfiduciano le richieste di chi ancora non ha fatto domanda e che sfiniscono coloro che le hanno già inoltrate.

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