Il piano UE che dovrebbe rispondere alla spaventosa crisi che sta colpendo l’industria dell’auto europea si è rivelato una scatola mezza vuota. L’unico fatto di un certo rilievo presentato da Ursula von der Leyen e anticipato nei giorni scorsi è lo spostamento in avanti delle sanzioni per le eccedenze di CO2 nelle emissioni medie della gamma dei modelli, che era una vera e propria corsa a sbattere contro il muro con costi in sanzioni stimati in 15 miliardi di euro per le Case auto. Il target è stato spostato di tre anni (2027), periodo entro il quale le vendite di auto elettriche (ferme al 15% in media in Europa) dovranno raggiungere quote molto più alte, non meno del 30%.
Dalla presentazione del piano emergono anche altri fattori, meno incisivi, e la persistente volontà di non toccare l’obbligo del 2035 per la vendita di sole auto elettriche, cosa che pero potrebbe essere essere ridiscussa nel 2026, mentre verrà anticipata la decisione di rivedere le opportunità di impiegare i carburanti CO2 neutri, cosa che era stata sollecitata dalla Germania e sostenuta anche dal’Italia per quanto riguarda i bio carburanti.
Leasing sociale e euroincentivo
Per favorire l’adozione dei veicoli elettrici, il piano ha messo le basi per gli euroincentivi sia a livello nazionale sia europeo, con una apertura su una soluzione già attiva in Francia, ovvero quella di un leasing sociale destinato alle famiglie a basso reddito che sarà finanziata attraverso il Fondo sociale per il clima, che tra il 2026 e il 2032 mobiliterà 86,7 miliardi di euro. La Commissione UE incoraggerà i governi nazionali ad adottare schemi simili per veicoli nuovi o usati. Nel caso francese un’auto di costo limitato a 25 mila euro può essere presa in leasing a 100 euro al mese.
Flotte aziendali e rete di ricarica
Un altra spinta in avanti è rivolta alle flotte aziendali che devono virare decisamente verso l’elettrico, e qui i numeri sono importanti, visto che il 60% delle auto immatricolate in Europa fa parte di questa categoria: Bruxelles sovvenzionerà questa transizione, ma da sola non basta, occorre lavorare più intensivamente anche sulla infrastruttura, per la quale i soldi a disposizione sono 570 milioni di euro tra il 2025 e il 2026 per realizzare più colonnine di ricarica ma anche attraverso il programma per i carburanti alternativi.
Gigafactory di batterie: 1,8 miliardi di euro
La Cina, si sa, domina il mercato delle batterie con oltre l’80% della produzione mondiale, e l’unica strada per rendersi più indipendenti è stimolare la produzione europea, cui però è connessa una limitata reperibilità della materie prime. La Commissione UE investirà 1,8 miliardi di euro nei prossimi due anni per incentivare la produzione di batterie in Europa. Già lo scorso dicembre è stato lanciato un bando da 1 miliardo di euro per la produzione di celle per batterie, senza grande successo, tant’è vero che il progetto di Stellantis a Termoli è fermo e che ci sono segnali preoccupanti per chi ha deciso di costruire in Europa come Northvolt. Bruxelles valuta l’introduzione di requisiti di produzione europea per i componenti delle batterie destinate ai veicoli elettrici venduti nell’UE.
Verso un’Alleanza europea per i veicoli autonomi
La guida autonoma sembra un settore abbastanza marginale, per ora, ma diventerà strategico più avanti, e anche in questo contesto la UE intende creare un’alleanza europea per i veicoli connessi e a guida autonoma. Secondo la Commissione, questa tecnologia potrebbe generare un valore aggiunto fino a 400 miliardi di euro entro il 2035. Tra il 2026 e il 2027 partirà un progetto pilota dedicato allo sviluppo di software per la guida autonoma, con il coinvolgimento degli Stati membri e delle aziende del settore.
Come è stato accolto il piano UE per l’auto
Il piano d’azione UE ha già raccolto molte critiche per non aver già previsto di spostare il termine del termico nel 2035 (che secondo la von der Leyen deve restare perché “da certezza alle Case”) ma è giudicato comunque un passo avanti per limitare i danni, in vista anche dei dazi sui prodotti europei introdotti da Donald Trump. Secondo il PPE e la Lega, che da tempo chiedono a gran voce un l’intervento della Commissione servono misure più snelle e incisive e il timore è che questo progetto si incagli, come è capitato in passato, negli ostacoli burocratici tipici del Parlamento Europeo e della Commissione, che devono ancora essere rimossi (anche se la Presidente lo ha promesso). Non sono contenti nemmeno gli oppositori al termico di Transport & Environment che lamentano la genericità del supporto economico europeo, specie per le batterie, definito vago e “… privo di quella determinazione e urgenza indispensabili per affrontare la sfida”.
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