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Ultim’ora news 6 marzo ore 9

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Procedura celere

 


Mi trovavo a Berlino Est poco dopo che la dittatura comunista aveva aperto i confini e staccai un pezzettino di cemento con i suoi graffiti dal Muro che aveva diviso l’Europa per tutta la mia vita. Tutto cambiò da quel giorno.

La scorsa settimana potrebbe aver segnato l’inizio di un cambiamento importante come quello del 1989, ma senza le immagini impressionanti di folle che si riversano attraverso posti di blocco armati. E gli investitori stanno facendo fatica a dare un prezzo alla nuova realtà.

Ci sono tre grandi questioni con cui gli investitori devono confrontarsi, e nessuna ha risposte semplici. La più importante è la ricostruzione delle alleanze globali e le implicazioni a lungo termine. La più immediata è la reazione della Federal Reserve ai dazi. In mezzo a queste due questioni ci sono la deglobalizzazione, la perdita di fiducia tra i paesi e la possibilità di nuove barriere finanziarie.

La variabile dazi

Iniziamo dal breve termine. I dazi su Canada e Messico, insieme a un ulteriore 10% sulla Cina, minacciano di tradursi in aumenti istantanei dei prezzi e interruzioni della produzione in tutti gli Stati Uniti, poiché le aziende cercano di smontare l’integrazione delle loro catene di approvvigionamento nordamericane.

Goldman Sachs, che si aspettava un nuovo rinvio dei dazi, prevede che quelli rivolti a Canada/Messico aggiungeranno 0,6 punti percentuali all’inflazione core, esclusi cibo ed energia, con un piccolo extra dal dazio cinese. Con le aspettative di inflazione al consumo in aumento, la Fed si trova in una posizione difficile.

Tradizionalmente le banche centrali cercano di ignorare gli shock dell’offerta provocati dai dazi, poiché gli aumenti dei prezzi che ne derivano sono una tantum. Ciò consentirebbe loro di tagliare i tassi per cercare di sostenere l’economia, il che ridurrebbe anche i danni al mercato azionario.

Ma se i consumatori e le imprese pensano che questi aumenti dei prezzi si ripeteranno, la Fed potrebbe temere che tali aspettative conducano a un aumento dell’inflazione e sarà meno disposta a tagliare i tassi.

Per ora gli operatori scommettono che la Fed sarà più concentrata sull’economia e taglierà i tassi. Secondo Cme FedWatch, la probabilità che vi siano almeno quattro tagli quest’anno è salita al 38%, dal 4% di quando il presidente Donald Trump si è insediato il 20 gennaio. Ma la Fed sarà davvero disposta a tagliare i tassi anche se i dazi spingono l’inflazione verso l’alto?

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Le nuove alleanze globali

A lungo termine, le nuove alleanze globali minacciano l’ordine post-sovietico. La decisione di Trump di schierarsi con Russia e Corea del Nord contro l’Ucraina alle Nazioni Unite è stata un potente simbolo, rafforzato dal trattamento riservato al presidente ucraino nello Studio Ovale. L’Europa ha ricevuto il messaggio, con i politici che si sono messi in fila nel sostenere che il vecchio continente deve essere una potenza militare a pieno titolo e non può più fare affidamento sulla Nato. I nuovi prestiti in discussione da parte della Commissione Europea e della Germania potrebbero raccogliere centinaia di miliardi di euro destinati alla spesa militare.

Dalla caduta del muro di Berlino, abbiamo vissuto quasi mezzo secolo preferendo il burro alle armi. Con l’ascesa della Cina e con gli Stati Uniti non più visti come un alleato affidabile, le armi torneranno ad avere la priorità. Ristrutturare l’economia, il commercio e i sistemi fiscali per sostituire i consumi con la spesa militare sarà politicamente controverso e costoso. I produttori di armi europei sono i chiari vincitori. Chi sono i perdenti?

In un momento in cui le alleanze globali sono fluide, per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale questo cambiamento potrebbe anche portarci verso un mondo multipolare.

Alcuni amici dell’America stanno cercando di convincersi che il mandato di Trump durerà solo quattro anni e che il prossimo presidente sarà più disposto a mantenere le promesse storiche fatte dal Paese. Ma anche alcuni atlantisti convinti, come il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz, riconoscono che una volta rotta, tale fiducia non potrà essere rapidamente ricostruita. E questa settimana la fiducia è stata infranta. Gli alleati dell’America devono essere in grado di reggersi da soli, anche se gli Stati Uniti, con Trump o il suo successore, dovessero tornare ad essere amichevoli.

Quanto danno causeranno il riarmo e la possibilità di una nuova guerra fredda su più fronti all’economia globale? Quali nuove alleanze si formeranno?

Trump ha reso questo mix ancora più instabile introducendo i dazi. Gli investitori che pensavano che il presidente stesse bluffando sono stati disillusi dalla sua volontà di danneggiare l’economia statunitense e le relazioni con i suoi vicini più prossimi imponendo pesanti tasse sulle importazioni. La produttività e la crescita globali saranno inferiori con più barriere commerciali e le ritorsioni, quelle della Cina e del Canada sono arrivate subito, significa che queste barriere potrebbero continuare a crescere.

I dazi imposti per capriccio della Casa Bianca aumentano il potere del governo sulle imprese. Le aziende devono fare pressioni per ottenere esenzioni daziarie per i loro componenti essenziali e quando decidono l’ubicazione degli stabilimenti o dei loro fornitori non possono più fare affidamento sugli accordi commerciali, anche quando è stato firmato dallo stesso presidente, come nel caso dell’accordo 2018 tra Stati Uniti, Messico e Canada. L’incertezza di per sé è negativa per gli affari, anche senza dazi effettivi.

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Alcuni stanno già iniziando a preoccuparsi di quanto potrebbe essere grave un rallentamento economico e, anche se penso che sia troppo presto per parlare di una recessione negli Stati Uniti, la parola che inizia per R viene usata spesso. La curva dei rendimenti si è nuovamente invertita, con il rendimento dei Treasury a 10 anni che è sceso al di sotto del rendimento a tre mesi, anche se questo classico segnale di recessione è stato rosso per due anni fino a dicembre 2024, senza che si verificasse davvero una recessione.

Troppi debiti

A lungo termine ci sono problemi più gravi. I governi europei sono già pesantemente indebitati prima di iniziare ad aumentare la spesa militare. Gli Stati Uniti sono su quella che viene educatamente definita una «traiettoria fiscale insostenibile»: il debito aumenta all’infinito senza alcuna prospettiva di controllo. L’aumento delle tasse è politicamente impegnativo ovunque, mentre la riduzione della spesa è raramente popolare e danneggia anche la crescita. Un commercio globale meno efficiente rende il debito ancora più difficile da gestire.

Quando i governi dei Paesi sviluppati fanno troppi debiti, gli investitori abbandonano i loro titoli e i rendimenti aumentano, come ha scoperto l’Europa nella crisi dell’eurozona del 2010-2012 e la Gran Bretagna nel 2022 sotto il primo ministro Liz Truss, che non ha fatto in tempo a fare una cosa che già ne faceva un’altra. La soluzione per molti paesi dopo la Seconda Guerra Mondiale fu la repressione finanziaria, mantenendo i tassi di interesse artificialmente bassi e utilizzando i controlli sui capitali per impedire agli investitori di portare il loro denaro fuori dal paese, utilizzando l’inflazione per ridurre il valore del debito.

Siamo molto lontani dai controlli sui capitali in occidente. Ma le cose stanno cambiando rapidamente. Quanto potrebbe peggiorare la situazione? Come proteggersi da questi rischi? Chissà dove ho messo il mio pezzo del muro di Berlino. Sarebbe bello riscoprire la speranza nata con la sua caduta.


(Translated from the original version by Milano Finanza Editorial Staff)

MF+MIFI + The Wall Street Journal

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