Il 18 febbraio, in un evento in presenza e trasmesso in streaming, si è svolta la XXIII Giornata della Fondazione Compagnia di San Paolo. Nel corso della mattinata è stato presentato il Documento Programmatico Pluriennale 2025-2028 della Fondazione, intitolato “Persone e Comunità al centro. Equità, innovazione e sviluppo nel Nord Ovest, in un orizzonte nazionale e internazionale”. Un’occasione importante per aggiornarsi su sfide e obiettivi dell’organizzazione che, tra le altre cose, ha confermato il proprio interesse su un tema particolarmente interessante per Secondo Welfare: la filantropia basata sulla fiducia.
4 secoli, 4 anni
L’evento è stato introdotto dai saluti istituzionali del Ministro dell’Economia Giorgetti, del presidente della Regione Piemonte Cirio e del sindaco di Torino Lo Russo: ognuno di loro ha evidenziato dal suo osservatorio il ruolo e l’importanza delle Fondazioni di origine bancaria, e in particolare della Compagnia di San Paolo, per la crescita culturale, economica e sociale delle comunità.
Dopo questi interventi i è iniziata la presentazione vera e propria, in cui sul palco si sono alternati il presidente della Fondazione, Marco Gilli, e il segretario generale, Alberto Anfossi. Diversi collegamenti video in diretta hanno poi permesso di approfondire alcuni progetti e iniziative particolarmente significativi ed esemplificativi dell’approccio dell’organizzazione.
Il presidente Gilli ha introdotto il confronto a partire dalle radici storiche della Fondazione: quando la Compagnia di San Paolo è nata, nel 1563, l’Italia era al centro dell’Europa e l’Europa era al centro del mondo. La Cina e gli Stati Uniti, che ora sono protagonisti dello scenario internazionale, erano decisamente marginali. La Fondazione Compagnia di San Paolo (FCSP) proviene da quei 4 secoli di storia che ci separano dalla metà del ‘500, ma è chiamata a vivere nel presente e a proiettarsi nel futuro. Nel caso della programmazione 2025-2028, almeno nei prossimi 4 anni. In un contesto di cambiamenti repentini, in cui gli equilibri internazionali sono molto diversi, le organizzazioni filantropiche sono chiamate a garantire una continuità dei propri valori fondanti – ridurre le disuguaglianze attraverso uno sviluppo territoriale sostenibile – adattandosi ai cambiamenti e provando ad anticiparli.
Questa riflessione fa da cornice alla programmazione della FCSP per i prossimi 4 anni, elaborata dalla sua governance in stretta collaborazione con la struttura operativa. Il documento di programmazione redatto conferma in qualche modo il rigore e la visione alla base di questo lavoro: quasi 200 pagine che contengono molte informazioni, oltre agli elementi strettamente relativi alla programmazione. Una fotografia dell’organizzazione, degli organi e delle persone che la compongono e delle organizzazioni collegate; un panorama aggiornato della sua situazione patrimoniale; decine di grafici, mappe e infografiche che mostrano le condizioni economiche, sociali e demografiche dell’Italia e del Nord Ovest nel contesto europeo e internazionale.
Il piano pluriennale dà grande importanza allo scenario e ai dati di contesto, puntando l’attenzione in particolare su 4 megatrend ritenuti cruciali per i territori in cui opera e per le aree su cui lavora FCSP:
- La crisi demografica, la denatalità e l’invecchiamento della popolazione
- L’accelerazione della transizione tecnologica
- La crisi climatica, degrado ambientale ed eventi estremi
- Le povertà e l’acuirsi delle diseguaglianze sociali
La questione demografica e del protagonismo giovanile, nello specifico, appare particolarmente vicina all’ambito di intervento delle Fondazioni di origine bancaria. Molte di queste organizzazioni negli anni più recenti hanno avviato o annunciato iniziative in questo ambito (e il tema, per esempio, è al centro della programmazione anche della Fondazione CRC e della Fondazione Cariplo). Anche FCSP sta lavorando molto in questo ambito, come testimonia per esempio la creazione di uno Young Advisory Board: come sottolineano Gilli e Anfossi nella lettera che introduce il piano pluriennale la Fondazione considera come “stakeholder preferenziale (…) le giovani generazioni e le generazioni future”.
4 pilastri e 3 concetti chiave: fiducia, rischio e flessibilità
Il segretario generale Anfossi ha proseguito la presentazione illustrando, a partire dai megatrend individuati, i 4 pilastri su cui si poggia la programmazione pluriennale della FCSP.
Il primo pilastro è chiamato “Geografie e allineamenti” e consiste in un “riallineamento” geografico del territorio di riferimento di FCSP rispetto alle dinamiche nazionali, europee e internazionali. La Fondazione – in linea con il dibattito filantropico italiano – concepisce il suo ruolo ovviamente in relazione al proprio contesto di riferimento, ma anche a livello nazionale e internazionale: come ha sottolineato dal presidente Gilli “non possiamo fare crescere il territorio se non facciamo crescere il Paese”. Sono stati confermati e aggiornati i riferimenti individuati nella programmazione pluriennale precedente (gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, la programmazione europea, il PNRR), nell’ottica di avviare una riflessione sulla sostenibilità futura delle iniziative.
Attraverso il secondo pilastro della strategia la Fondazione intende prendere parte al dibattito filantropico internazionale, a partire da 3 concetti chiave. Il primo di questi è la fiducia: il tema della filantropia basata sulla fiducia (anche chiamata trust-based philanthropy) sta guadagnando una crescente centralità nel dibattito italiano, a seguito della sua diffusione a livello internazionale. Si tratta di un approccio che invita le organizzazioni filantropiche a riflettere sul proprio ruolo nel perseguimento del bene comune, dando maggior centralità alla fiducia e alle relazioni con gli enti con cui si collabora e, al tempo stesso, valorizzando i vari e numerosi tipi di supporto che le fondazioni garantiscono alle organizzazioni del territorio. A questo argomento abbiamo recentemente dedicato un report documentale e un focus di approfondimento sul nostro sito. In concreto, come ha raccontato Anfossi, questo approccio ha conseguenze tecniche e operative importanti, per esempio la riduzione del carico burocratico richiesto e un maggior ricorso allo strumento del bando, “in modo che ogni soggetto del territorio possa trovare uno spazio in cui sperimentarsi”.
Gli altri due concetti chiave, strettamente legati al primo, sono il rischio e la flessibilità. Il rischio – come spesso abbiamo raccontato – è un elemento caratteristico dell’operato delle Fondazioni di origine bancaria: grazie alla posizione che ricoprono nel proprio contesto locale hanno la possibilità di sperimentare iniziative dagli esiti incerti e di assumersi rischi che il mondo imprenditoriale e le istituzioni pubbliche non potrebbero correre (per approfondire). L’impegno verso una maggior flessibilità – anche e soprattutto del budget – è in parte collegata ai primi due concetti: FCSP sottolinea l’importanza di affiancare a una pianificazione certa e solida degli interventi anche un certo margine di flessibilità, al fine di permettere alla Fondazione di affrontare le emergenze e di cogliere le sfide che dovessero manifestarsi nei prossimi anni.
Il terzo pilastro intende tradurre in metodologie e priorità tematiche i concetti chiave illustrati. FCSP si impegna sempre più a operare secondo una logica di partnership, mobilitando risorse aggiuntive, e a diventare una “learning organization“, rafforzando la sua capacità di acquisire ed elaborare dati e di imparare da questi. Questi apprendimenti sono poi condivisi con gli stakeholder e i decisori coinvolti, in una logica di advocacy. In questo pilastro torna anche l’impegno all’internazionalizzazione, concepito come metodologia trasversale utile ad accrescere l’efficacia della Fondazione e del suo operato.
Il quarto pilastro – Le risorse, gli strumenti, la valutazione, i progetti a impatto – illustra le risorse previste per realizzare il piano pluriennale. FCSP prevede di destinare 1 miliardo di euro all’attività filantropica dei prossimi 4 anni, cioè 250 milioni all’anno. Queste risorse saranno distribuite in 3 grandi canali: 140 milioni di euro andranno a progetti e fondi nazionali come il fondo che finanzia il funzionamento del Centri Servizi per il Volontariato (ne abbiamo parlato qui) e i Fondi per il contrasto della povertà educativa minorile e per la Repubblica Digitale. 160 milioni permetteranno la realizzazione di progetti propri della Fondazione e progetti per la collettività messi in campo insieme ad altri attori. I restanti 700 milioni di euro saranno destinati all’attività erogativa tout court, concretizzata attraverso iniziative più ordinarie (per es. di durata più limitata, realizzate da attori esterni alla Fondazione individuati attraverso bandi), ma anche attraverso alcuni “progetti a impatto”. Si tratta di progetti caratterizzati da una dimensione economica medio-grande, con un chiaro e riconoscibile impatto di lungo termine sul contesto e in cui FCSP può giocare un ruolo realizzativo primario e diretto, anche se non necessariamente esclusivo (v. paragrafo successivo).
Qualche esempio: dal welfare di comunità ai progetti di asset building
Sono moltissime le iniziative citate nel corso della mattinata: dalla Città dell’Educazione al processo di riqualificazione e rigenerazione urbana che sta interessando l’area della Cavallerizza Reale a Torino.
I progetti raccontati avevano lo scopo di esemplificare gli approcci e le linee di intervento descritti. Un esempio è l’esperienza di Villa Mater, residenza collaborativa per la longevità attiva che è in fase di ristrutturazione a Rivoli (abbiamo approfondito il progetto nel dettaglio qui). Franca Maino, presidente della Fondazione Ufficio Pio (nonché direttrice scientifica di Secondo Welfare), si è collegata in diretta dal cantiere di Villa Mater raccontando come questa iniziativa intenda non solo offrire concrete opportunità di abitare condiviso per le persone anziane: è infatti prevista l’introduzione di “attivatori di comunità” che promuoveranno l’attivazione sociale su scala di quartiere, rendendo Villa Mater un luogo di incontro e scambio per tutta la comunità di Rivoli.
La logica del partenariato e della mobilitazione di risorse esterne è stata al centro di uno dei “progetti a impatto” accennati nel corso della mattinata: un’iniziativa di asset building rivolta ai giovani. I progetti di questo genere puntano a migliorare la capacità economica e patrimoniale di persone e famiglie nel lungo periodo incentivando la creazione di fondi di risparmio. I meccanismi di incentivazione possono essere diversi, e molto spesso comportano l’erogazione di contributi: per esempio l’organizzazione promotrice raddoppia o integra i risparmi al raggiungimento di determinati obiettivi di accumulo o allo scadere dell’arco temporale del progetto. Sulla base di esperienze precedenti come i progetti Percorsi e Will della Fondazione Ufficio Pio – che moltiplicavano le risorse risparmiate per iniziative di formazione e istruzione dei minori a rischio di povertà educativa – FCSP ha annunciato di voler avviare un progetto simile. Ad accompagnarla sarà Intesa Sanpaolo, la banca conferitaria della Fondazione.
Carlo Messina, consigliere delegato e CEO della banca, ha concluso la mattinata con un intervento in cui ha sottolineato l’importanza di iniziative come questa: “i giovani sono le terre rare del nostro Paese, (…) il capitale umano è la forza del futuro”.
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