Pochi negozi, serrande abbassate e una raffica di locali in vendita o affitto. Il centro di Foggia è un mortorio

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Presto la vecchia isola pedonale di Corso Vittorio Emanuele a Foggia, immaginata negli anni Novanta dai gloriosi commercianti e residenti che diedero vita all’associazione Amici del Corso, verrà riqualificata sul modello di Via Lanza. Il finanziamento è già nelle casse comunali.

La chiusura di Benetton con la nuova possibile riallocazione del palazzo che apre l’isola pedonale potrebbe ridisegnare il volto del commercio cittadino. In queste settimane si sono susseguite molte news informali, tra cui quella della prossima apertura in quella location della catena di polli fritti KFC. Un big del settore come Fabio Porreca, però, ritiene l’informazione infondata.

Una cosa è certa, Foggia vive un forte crollo delle locazioni: se un tempo quel palazzo non poteva essere ceduto a meno di 25mila euro al mese, oggi potrebbe essere locato anche a meno di 10mila euro.

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Ad oggi in quel tratto di corso sono ben sette i locali, importanti, sfitti, che non hanno alcuna insegna. I proprietari sono tanti, alcuni anche di fuori. Firenze, Napoli.

Tra i negozi chiusi da un po’ di anni c’è anche la Lupo Gioielli 1870 del gioielliere Attilio Lupo, che, come gli altri non ha trovato il giusto brand che possa sostituire quella che un tempo era la sua florida ed elegante attività luxury.

Insieme a lui e a Michele Pesante, ex dirigente regionale dell’Ufficio Tratturi, l’Immediato ha tentato di fare una riflessione sul commercio cittadino. I due amici hanno le idee molto chiare.

“Il centro di una città è il biglietto da visita per chiunque, sia per chi arriva sia per chi risiede – dice in esordio Lupo -. All’interno di questa logica c’è un arredo urbano ben specifico per ogni zona di una città. Si va dal rispetto del Piano del colore, che a Foggia porta la firma del famoso architetto Iarussi. Va seguita una certa linearità soprattutto in un’isola pedonale che è una zona di rappresentanza. È evidente che a Foggia, così come in quasi tutte le città italiane, il centro pedonalizzato è ormai ad appannaggio di attività che somministrano cibo e bevande. Ed infatti sorgono bar, enoteche, paninoteche. È cambiato il mondo ed esiste un nuovo modo di intendere il tempo libero. Ogni negozio che chiude viene sostituito da merceologie food. Il Comune e gli Uffici tecnici non possono essere soggetti passivi, non si può subire l’installazione di gazebo inadeguati ad un centro cittadino. Decaro ha imposto una omologazione per i locali con gli spazi esterni. Anzitutto i dehors devono essere strutture leggere, removibili. Anche se credo che noi non ci dobbiamo soffermare sui tecnicismi. Ovviamente le attività vanno tutelate, chi ha la capacità di riempire ogni giorno un dehor esterno vuol dire che ha una capacità occupazionale che va salvaguardata, che comprende non solo i dipendenti diretti, ma un anche un indotto di fornitori. Non si può sminuire l’imprenditorialità ma va data uniformità all’offerta. Se la zona sarà fortemente tipizzata sul food è bene che il Comune e la sindaca si allertino e si stabiliscano delle regole”.

Attilio Lupo crede nella versione di chi spera nell’arrivo del pollo fritto in isola pedonale. E non esclude che laddove c’era un tempo il negozio Carpisa, i cui locali sono di proprietà di importanti commercianti napoletani, non possa aprire un negozio diretto Segafredo, che cerca spazi a Foggia. Insomma il fenomeno della tipizzazione food che oggi vede in quell’area una gelateria caffetteria, il nuovo Uniko e il Bar Duetto è in espansione.

“Quando decidemmo che questo corso doveva diventare pedonale – osserva Pesante – togliemmo tutte le insegne pubblicitarie che creavano inquinamento visivo e le sostituimmo con gli alberi. Poi ci battemmo per il piano del colore, quello depositato nel piano è il colore del palazzo del Banco di Napoli. È ovvio che è cambiata la società. Non voglio dare giudizi sui dehors esistenti o appena installati. Ma è necessario porre un freno all’arbitrarietà, avendo ben chiaro un regolamento”.

Secondo il gioielliere il mutamento sociale tocca ogni ceto e ogni merceologia. Insieme al food possono coesistere solo negozi molto smart, open space, che sappiano coniugare gusto, qualità e tendenze.

Ma qual è il vero motivo del declino commerciale di Foggia? “Semplice – rimarca Lupo -, il declino di Foggia ha una sola spiegazione: la provincia da più di 25 anni non ha più interesse a fare shopping nel capoluogo. C’è un impoverimento generale. Perché il Luisa Spagnoli di Foggia è il negozio monomarca che vende di più in Puglia? Perché tutto il bacino provinciale di un certo tipo di signora elegante e benestante che cerca la qualità viene a Foggia a comprare. Non ce ne sono altri in Capitanata. Il declino del centro è poi anche legato all’avvento della Mongolfiera che tanti di noi combatterono. Un centro commerciale di quella ampiezza, secondo i regolamenti dell’epoca, doveva distare 12,6 km dalla circonvallazione e invece dista 1600 metri da Viale Ofanto. Quella galleria con gli anni ha impoverito le strade della città. Sono del parere che sulla tipizzazione food la sindaca ora debba prendere in mano la situazione, il che significa togliere le baracche da sagra di paese. Foggia vive da sempre un problema estetico. Siamo noi che non vogliamo bene alla città, di fronte a certe nefandezze ci si dovrebbe indignare, ma manca l’amore”.

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