Valore aggiunto in agricoltura, Istat: + 2% nel 2024

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Buone nuove (o quasi) dall’Istat. Secondo i dati riferiti al 2024, pubblicati ieri, il valore aggiunto ai prezzi base del settore primario italiano, inclusa pesca e foreste, è stato di 31 miliardi e 841 milioni di euro, con un aumento pari al 2%. 

Accanto a questo, però, l’analisi dell’ultimo rapporto ISTAT lascia emergere una crescita che, seppur positiva, cela fragilità strutturali e sfide significative. Per quanto incoraggiante infatti, l’incremento del 2% del valore aggiunto necessita di un’interpretazione contestuale che permetta di valutarne la reale portata.

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L’aumento del valore aggiunto dell’agricoltura si colloca in un contesto economico nazionale caratterizzato da una crescita complessiva del PIL dello 0,7%, con un incremento modesto della domanda interna (+0,5%) e della domanda estera netta (+0,4%). In questo quadro, il settore primario si distingue per una performance superiore alla media, ma va sottolineato come il comparto agricolo abbia subito negli anni recenti fluttuazioni rilevanti: basti pensare al calo del 5,3% registrato nel 2023, un dato che aveva segnato una delle peggiori performance del settore negli ultimi anni, riflettendo l’impatto combinato di eventi climatici estremi, crisi energetica e difficoltà di accesso al credito per le imprese agricole. In tal senso, la crescita del 2024 sembra più un effetto di rimbalzo che un consolidamento strutturale, suggerendo che l’incremento registrato sia dovuto più alla ripresa dopo la contrazione dell’anno precedente che a un reale rafforzamento del comparto agricolo, ancora privo di strategie di lungo termine per garantire stabilità e competitività.

Investimenti e produttività: segnali contrastanti

Se si osserva il valore degli investimenti fissi lordi, il lieve incremento registrato (+0,5%) appare come un segnale debole per un settore che necessita di trasformazione e innovazione tecnologica. L’agricoltura italiana, di fatto, si trova ancora ad affrontare criticità legate alla frammentazione aziendale, alla scarsa digitalizzazione e all’insufficiente accesso ai finanziamenti. Sebbene il valore aggiunto sia aumentato, inoltre, la produttività del lavoro agricolo ha subito un rallentamento, con un incremento delle unità di lavoro inferiore rispetto ad altri settori (+0,7%). In parallelo, i redditi agricoli si sono ridotti del 2,2%, segnalando una possibile erosione del margine di profitto per gli operatori del settore.

INVESTIMENTI FISSI LORDI PER TIPO DI BENE Anni 2009-2024, variazioni percentuali annuali, valori concatenati (anno di riferimento 2020) Fonte: Istat

Bilancia commerciale e pressioni sui costi

Analogamente, anche l’export agroalimentare ha registrato una crescita marginale, pari allo 0,4%, insufficiente a bilanciare il calo delle importazioni (-0,7%). Il lieve miglioramento della ragione di scambio è dovuto più alla riduzione dei prezzi dei beni importati (-1,8%) che a un reale rafforzamento della competitività del comparto agricolo. Parallelamente, l’aumento del costo del credito e l’inasprimento della pressione fiscale (+1,2 punti percentuali) gravano ulteriormente sulle imprese agricole, mettendone a rischio la sostenibilità finanziaria.

Soddisfazione al Ministero

Quanto diffuso dall’Istat certifica il ruolo centrale dell’agricoltura – ha commentato il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco LollobrigidaUn segnale chiaro della vitalità e della forza ritrovata di un comparto strategico”. 

Il Governo Meloni ha sempre creduto nella centralità del settore agricolo e lo ha dimostrato con fatti concreti – ha aggiunto – In questi anni abbiamo stanziato oltre 11 miliardi per sostenere il comparto, investendo in innovazione, competitività e difesa delle nostre eccellenze. Un impegno senza precedenti che conferma quanto l’agricoltura sia centrale per il futuro dell’Italia. Continueremo a lavorare affinché gli agricoltori possano avere strumenti sempre più efficaci per affrontare le sfide globali, difendere la qualità dei nostri prodotti e affermare la leadership del made in Italy nel mondo. Il nostro obiettivo è rendere il settore ancora più forte, sostenibile e capace di attrarre nuove generazioni”.

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Entusiasta si è detto anche Guido Castelli, Commissario straordinario al Sisma 2016, che – sottolineando il lavoro svolto dal governo Meloni e dal Ministro Lollobrigida – ha ribadito l’importanza strategica dell’agricoltura anche per il rilancio e lo sviluppo cratere del sisma 2016, “quella vasta area interna che è stata individuata dal Masaf come un territorio idoneo per applicare iniziative volte a rendere economicamente e socialmente conveniente tornare a utilizzare le risorse in forma produttiva, attraverso un approccio che integri il rapporto tra uomo e natura”. “Agricoltura e selvicoltura svolgono anche una funzione preziosa per la messa in sicurezza del territorio, dal momento che oltre il 70% del cratere sisma 2016 è coperto da boschi in abbandono. Una situazione – ha spiegato il Commissario al sisma 2016 – che può determinare rischi per la sicurezza che vogliamo trasformare in opportunità attraverso lo sviluppo di filiere del legno che diano valore aggiunto alle risorse locali e creino nuova occupazione. Con il Ministro Lollobrigida e le quattro Regioni interessate stiamo lavorando per innovare e dare dignità a chi vive e lavora nell’Appennino centrale. Siamo consapevoli che senza un presidio produttivo e, quindi, protettivo, non c’è futuro per l’Appenino centrale e i dati dell’Istat – ha poi concluso – ci incoraggiano sulla strada che abbiamo intrapreso”.

Un settore in crescita, ma con molte incognite

In definitiva, se da un lato il 2024 ha visto un recupero del valore aggiunto agricolo, dall’altro le sfide strutturali restano irrisolte. Il settore appare ancora vulnerabile alle fluttuazioni congiunturali e alla variabilità climatica, oltre che a una politica agricola europea in fase di ridefinizione. L’incremento della produzione non sembra accompagnato da un aumento della redditività, elemento che potrebbe tradursi in un’ulteriore contrazione della forza lavoro e in un calo degli investimenti futuri. Senza un intervento strategico mirato a rafforzare la competitività e la sostenibilità dell’intero comparto agricolo italiano, la crescita registrata nel 2024 rischia dunque di rivelarsi effimera.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 



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