ora il governo non ha più scuse

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


Dopo che Ursula von der Leyen ha annunciato il rinvio delle multe per mancato rispetto delle emissioni di CO2 da parte delle case automobilistiche, la virata dell’Europa toglie al governo Meloni la foglia di fico delle colpe di Bruxelles, restando nudo di fronte all’urgenza di occuparsi dell’impellente problema di un intero settore industriale al capolinea

Quanto ossigeno c’è nelle bombole che la Commissione europea ha fornito e fornirà ancora oggi all’industria europea dell’automotive?

Lunedì Ursula von der Leyen ha annunciato il rinvio delle temute multe che sarebbero scattate già quest’anno in caso di mancato rispetto del limite di 94 grammi al chilometro di emissioni di CO2 da parte delle case automobilistiche. Stimate in 15 miliardi per il solo 2025.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Ha così anticipato una parte del piano d’azione per il futuro del settore automotive che sarà presentato per intero oggi.

Imprese e lavoratori

Il rinvio delle multe è stato accolto con soddisfazione dalle associazioni di categoria, che da mesi stanno facendo lobby sulla Commissione per alleggerire e dilazionare le sanzioni. Ma l’elenco delle richieste presentate dalle case automobilistiche è molto più lungo: ridisegnare l’intero percorso della transizione da qui al 2035; neutralità tecnologica che contempli l’uso di carburanti non di origine fossile a basso o nullo contenuto carbonico, unitariamente all’idrogeno e ai veicoli ibridi; fondo specifico per la ricerca l’innovazione su una nuova filiera delle batterie, per rendersi indipendenti dalla Cina.

Una lista di desideri articolata che oggi sapremo in che misura sarà accolta dalla Commissione. Basterà alleggerire e dilazionare il cronoprogramma della transizione energetica per salvare l’automotive? «Posticipare le multe toglie di mezzo lo spauracchio, ventilato da molte case automobilistiche, di ridurre drasticamente le produzioni e, di conseguenza, far saltare migliaia di posti di lavoro subito», commenta Ferdinando Uliano della Fim Cisl, che continua: «Tuttavia, qui in Italia, abbiamo il problema di non riuscire ad arrivare al 2026, altro che 2035. Perché gli ammortizzatori sociali stanno finendo in tutti gli stabilimenti Stellantis e l’indotto è messo anche peggio. Questo è un tema che sta in capo soprattutto al governo italiano che, in modo grottesco, ha definanziato il fondo per l’automotive. A dicembre abbiamo anche spiegato al governo che la cassa integrazione sta terminando. Ci è stato risposto che saranno prese misure caso per caso. Non lo definirei un piano lungimirante, siccome la transizione dura anni», conclude Uliano.

La virata dell’Europa verso politiche più accondiscendenti verso le case automobilistiche toglie al governo Meloni la foglia di fico delle colpe di Bruxelles, restando nudo di fronte all’urgenza di occuparsi dell’impellente problema di un intero settore industriale al capolinea.

Il contorno è un indotto disorientato e il piatto forte è Stellantis, azienda che naviga in acque agitate, senza un amministratore delegato, con conti disastrosi e – addirittura – una svalutazione su Maserati di circa 1,5 miliardi. Si tratta di un segnale indicativo dell’assenza di direzione sul marchio premium per eccellenza del gruppo. John Elkann ha confermato che anche il 2025 sarà un anno difficile e vendendo il 4 per cento del gioiello Ferrari – a pochi mesi dal lancio sul mercato del primo bolide elettrico – è come se volesse dire «ci credo, ma non troppo».

Bombole a metà

Tornando ad allargare lo sguardo alla strategia europea, resta il dubbio che l’allentamento del piano per l’automotive non sia esattamente un’ottima idea perché sul fronte occidentale fanno sempre più paura i dazi americani, che riducono l’export, e sul fronte orientale preoccupa l’aggressività delle case automobilistiche cinesi che hanno già una massiccia presenza in Europa – con sedi produttive in Spagna, Ungheria e Turchia – e offrono auto elettriche a basso costo.

Ecco perché il piano europeo per l’automotive è un azzardo, una bombola d’ossigeno che non si sa bene quanto potrà durare. Con il serio rischio che una revisione dei trattati sull’auto porti a un’Europa a due velocità, con i paesi scandinavi, l’Olanda, il Belgio, in parte la Germania e la Francia che andranno comunque verso un’elettrificazione. E gli altri paesi che freneranno, con l’Italia già in ritardo: i dati delle immatricolazioni delle auto elettriche parlano di un solo 5 per cento.

© Riproduzione riservata

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link