Omicidio Pierina Paganelli: iscritta nel registro degli indagati la nuora Manuela Bianchi

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Roma, 4 mar (Adnkronos) – Nel 2006 Romano Prodi guida il suo governo bis. Un esperimento politico notevole: per la prima volta dai tempi di De Gasperi un esecutivo gode dell’appoggio di tutta la sinistra presente in Parlamento. Compresa Rifondazione comunista. Per questo Prodi (e non solo) sobbalza sulla sedia quando legge le dichiarazioni di Franco Giordano, segretario di Prc: “Io sarò alla manifestazione, ma penso che quando ci sono manifestazioni contro il governo sia meglio, per questioni di stile, che i ministri non vadano”.

A protestare, in quella occasione per il contratto del settore scuola, erano gli esponenti della stessa maggioranza: uniti in Parlamento, divisi in piazza. Un unicum. Però le piazze, così come hanno la forza di mobilitare, da sempre hanno la forza anche di far discutere e dividere i partiti. Lo dimostrano gli eventi convocati in questi giorni sull’Ucraina. Il primo a muoversi è stato Carlo Calenda, che domenica scorsa ha mobilitato Azione in tutta Italia “a favore di Zelensky”. Una “piazza aperta”, ha spiegato il leader. Dalla quale, però, molti hanno notato l’assenza di esponenti del M5s, per non parlare degli altri leader del centrosinistra. Con qualche eccezione, come Riccardo Magi (+Europa).

Kiev, però, è un argomento che fa discutere anche il centrodestra. Perché un altro a mobilitare i suoi è stato Matteo Salvini: “Sabato 8 e domenica 9 marzo la Lega sarà presente in mille piazze in tutta Italia”, ha annunciato il vice premier puntando il dito, tra l’altro, contro Macron e la von der Leyen. E pazienza se la presidente della Commissione Ue è appoggiata dal Ppe, del quale l’altro vice premier Antonio Tajani è uno dei leader.

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(Adnkronos) – L’evento di Salvini anticipa di qualche giorno ‘Una piazza per l’Europa’ lanciata da Michele Serra per il 15 a Roma. Ma chi sarà presente a piazza del Popolo? I sindacati, molti sindaci a partire da Roberto Gualtieri e Beppe Sala, diversi leader come Elly Schlein, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi. E Giuseppe Conte? Nì. Perchè il M5s non ha aderito formalmente e il suo leader una ‘sua’ piazza già ce l’ha, convocata per il 5 aprile.

La piattaforma 5 stelle ruota attorno al caro bollette, sicuramente non sarà tenera con il governo Meloni, ma difficilmente dimenticherà di far risuonare il ‘no’ deciso del Movimento all’aumento delle spese militari. Un argomento molto delicato in casa Pd, già alle prese con una discussione interna dopo le parole della segretaria all’ultima Direzione sul ruolo della Ue per la pace in Ucraina.

La leader dem, da parte sua, non ha dato una adesione formale e ‘al buio’ alla manifestazione del 5 aprile, chiedendo se mai di lavorare insieme alla piattaforma. In ogni caso, a sinistra la piazza è sempre stata un tema da maneggiare con cautela. Già nel 2022, sempre con l’Ucraina al centro, le forze progressiste avevano avuto diverse tensioni per una manifestazione che poi si sdoppiò in due eventi. Con Conte e Enrico Letta (allora leader dem) nella Capitale, non senza accuse reciproche più o meno velate, e Renzi e Calenda a Milano a sparare bordate contro la linea ‘”filo Putin” del M5s.

(Adnkronos) – Nel 2009, un’altra era politica, era invece tempo del ‘No B day’, una manifestazione anti Berlusconi nata dal tam tam su Facebook che divide il centrosinistra e fa litigare, in particolare, Antonio Di Pietro e Pier Luigi Bersani. “Toglietevi quel cappello da primi della classe e venite in piazza come tutti noi”, dice il leader dell’Idv rivolto al Pd. “Noi facciamo le nostre manifestazioni. Noi, lezioni di antiberlusconismo, non le prendiamo da nessuno”, replica piccato l’allora segretario Pier Luigi Bersani.

Ma la Palma d’oro resta sempre salda nelle mani dei governi di centrosinistra guidati da Romano Prodi: Dico, welfare, scuola, lavoro, pensioni. C’è l’imbarazzo della scelta di episodi in cui il governo allunga lo sguardo sulla piazza e scorge esponenti della sua maggioranza. Come nell’autunno del 2007, quando il leader Pdci Oliviero Diliberto assicura: “Niente minacce, noi in piazza ci andremo”. E Massimo D’Alema che, per una volta, replica quasi sconsolato: “Chi governa non fa i cortei contro il governo, ma governa”.



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