Nella “guerra” delle piazze per chiedere la “pace” s’inserisce anche la Lega di Matteo Salvini. Il leader del Carroccio ha annunciato che il suo partito sabato e domenica sarà «presente in mille piazze in tutta Italia per chiedere la fine della guerra nel momento in cui Macron e von der Leyen parlano di invio di truppe e di maggiori spese militari per un esercito comune». Salvini però non s’accontenta e in piazza andrà anche per porre l’accento su un’altra pace, quella fiscale, che la Lega porta avanti a testa bassa da settimane: «Chiederemo anche di accelerare sulla rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che stanno tenendo in gabbia milioni di italiani in buona fede».
Una battaglia che nel messaggio si traduce con il ruolo della Lega quale partito della «concretezza» e del «buon senso». L’iniziativa anticipa di una settimana quella lanciata da Serra e punta a non lasciare la piazza al centrosinistra. L’Idea di Salvini non è piaciuta al segretario di +Europa Riccardo Magi. Il radicale, alle prese con la fuga della Bonino che ha tolto il suo nome dal simbolo, parla di «piazze oscene, pro Putin. Non ci sono altri modi per definirle». A sinistra, invece, hanno trovato un nuovo girotondino. Risponde al nome di Michele Serra che la scorsa settimana ha deciso di scendere dall’Amaca per chiamare alla piazza- con vista su una probabile poltroncina alle prossime elezioni – tutti quelli che credono nella Ue.
La manifestazione si chiamerà “Una piazza per l’Europa”. E per stessa volontà dell’ideatore sarà «una piazza senza bandiere di partito, ma solo con quelle blu dell’Europa». Da giorni fioccano le adesioni, in perfetto stile della sinistra, tanto capace di coalizzarsi nelle piazze quanto di dividersi quando si tratta di passare ai fatti. L’appuntamento è per il 15 marzo a Roma a Piazza del Popolo, un luogo che lo stesso Serra ha definito «emotivo». Ai sindaci si sono aggiunti i sindacati, tutti, così come la galassia della Legacoop. E ovviamente i partiti. L’europarlamentare del Pd Giorgio Gori pubblica sui social il manifesto della manifestazione e scrive: «Facciamoci sentire!». Italia Viva, per bocca di Ivan Scalfarotto, annuncia che sarà in piazza: «Ci andiamo perché l’unica possibilità per l’Europa di contare nel mondo è stare insieme, di agire come uno stato solo, come dice Mario Draghi».
A manifestare ci andrà anche Carlo Calenda e la sua Azione: «Costruire l’Europa vuol dire continuare ad aiutare l’Ucraina a difendersi fino al raggiungimento di una pace giusta che includa garanzie di sicurezza». Un’adesione che, almeno a parole, sembra aver sorpreso lo stesso Serra, che confessa: «Sono rimasto più sorpreso, sbalordito, dalla grande risposta al mio appello alla piazza per l’Europa. I sindaci mi hanno salvato dal dover montare anche il palco da solo – scherza il columnist di Repubblica- stanno dando una grande mano e non solo quelli di centrosinistra, c’è anche qualcuno di centrodestra come quelli di Palermo e Venezia». Qui sta il punto, perché la piazza furbetta di Serra ha come scopo non dichiarato quello di provare a dividere il governo sulla politica estera. Forza Italia – la maggiore indiziata – però ha già risposto picche. Lo ha fatto con il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri: «Forza Italia, che è un partito europeista, non aderisce. Promuoviamo le nostre iniziative, non andiamo a quelle degli altri, specie se è indetta da un giornale-partito. Non prendiamo lezioni da Repubblica, né prendiamo ordine da loro, siamo per l’Europa da prima che loro la scoprissero…».
Contro la piazza di Serra si è scagliato anche l’europarlamentare leghista Roberto Vannacci: «La manifestazione pro-Europa è una cosa paradossale. Non vedo alcun bisogno di scendere in piazza a difesa di questo crogiolo che non ha fatto altro che cercare di annullare e annacquare ogni identità e ricondurci a una paccottiglia non riconoscibile»: E ancora: «Siamo di fronte a una Europa a trazione socialdemocratica che ci ha ridotti più poveri». Chiude Vannacci: «Quindi si fa una manifestazione in favore di questa Europa? Io mi dissocio. Per me l’Europa è quella dei popoli e delle nazioni forti. Chi andrebbe a combattere e morire per l’Europa? – chiosa il generale ex comandante della Folgore – Ne vedo pochi che fanno un passo avanti».
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