L’UE alleggerisce il Green Deal, meno doveri di sostenibilità con decreto Omnibus

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A gennaio la Commissione Europea ha presentato un pacchetto omnibus che mira a semplificare le normative europee in materia di sostenibilità, riducendo il carico amministrativo per le aziende, senza compromettere gli obiettivi del Green Deal.

Le proposte contenute nel pacchetto presentato il 26 febbraio riguardano diversi settori chiave, tra cui la rendicontazione della sostenibilità aziendale, le due diligence e il meccanismo di aggiustamento delle frontiere del carbonio (CBAM), con l’obiettivo di bilanciare la sostenibilità ambientale con la competitività delle imprese europee.

Novità Green Deal: cambiano le normative di sostenibilità per CSRD e CSDDD

Alcune delle principali novità riguardano la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e la CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive). Le aziende che contano nel loro organico fino a 1.000 dipendenti e un fatturato inferiore a 50 milioni di euro saranno esentate dall’obbligo di rendicontazione, mentre quelle più grandi vedranno semplificati gli obblighi di reporting grazie a un atto delegato della Commissione che rivedrà gli attuali standard di sostenibilità. Inoltre, le aziende con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato sotto i 450 milioni di euro avranno la possibilità di rendicontare volontariamente l’allineamento con la Tassonomia UE.

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Green Deal: esenzioni e semplificazioni per le PMI 

Le piccole e medie imprese (PMI) saranno particolarmente protette: le modifiche alle normative evitano che le PMI siano sopraffatte da richieste di rendicontazione provenienti da grandi aziende o istituzioni finanziarie. Per le PMI e le piccole aziende che rientrano nell’ambito della CSDDD, sono previsti obblighi di due diligence semplificati, per ridurre i costi di conformità.

Revisione della Tassonomia UE

Al fine di semplificarne l’interpretazione e applicazione potrebbero essere introdotte nuove categorie per chiarire quali attività siano considerate “green” e come le imprese possano allinearsi a questi criteri. Ma soprattutto, potrebbe essere ridotto l’onere degli obblighi di rendicontazione della tassonomia UE, limitandolo alle aziende più grandi (CSDDD). Sussisterebbe al contempo la possibilità di rendicontare volontariamente le altre grandi aziende (CSRD), portando notevoli risparmi sui costi senza precludere la possibilità. Inoltre la soglia di materialità finanziaria per la rendicontazione della tassonomia porterebbe a ridurre i modelli di rendicontazione di circa il 70%.

Meccanismo di aggiustamento delle frontiere del carbonio (CBAM)

Per quanto riguarda il meccanismo di aggiustamento delle frontiere del carbonio (CBAM), il pacchetto propone un aumento della soglia di esenzione, che consentirà al 90% degli importatori di beni CBAM di essere esonerati dagli obblighi di reporting, pur mantenendo l’obiettivo ambientale di ridurre le emissioni. Ciò garantirà che le industrie europee restino competitive senza compromettere gli obiettivi climatici dell’UE.

InvestEU: semplificazione e risparmio per le aziende in materia di sostenibilità

Infine, le modifiche al Regolamento InvestEU mirano a semplificare il processo di rendicontazione e ridurre il carico burocratico per tutti gli attori coinvolti, inclusi partner attuatori, intermediari finanziari e beneficiari finali. Si prevede che tali modifiche possano generare un risparmio di circa 350 milioni di euro per le aziende coinvolte, mentre liberano 50 miliardi di euro in nuovi investimenti pubblici e privati.
Il pacchetto omnibus dell’UE rappresenta un passo importante verso una maggiore competitività delle aziende europee, riducendo la burocrazia e facilitando la transizione verso un’economia più sostenibile, senza compromettere gli obiettivi ambientali e sociali dell’Unione.

Critiche alla semplificazione del Green Deal

Tra gli oppositori del pacchetto Omnibus sembrano esserci investitori e stakeholder del settore finanziario, preoccupati che l’eccessiva semplificazione possa comportare una diluizione degli standard di sostenibilità, compromettendo la competitività e la credibilità del mercato finanziario europeo. In assenza di standard ambientali e sociali rigorosi, verrebbero meno gli strumenti di valutazione dei rischi ESG, che impedirebbe ai finanziatori di verificare l’impatto dei propri investimenti. Uno scenario che detronizzerebbe l’Europa dal suo ruolo di riferimento globale in ambito sostenibile e sociale.
Oltre 200 operatori finanziari hanno recentemente firmato una dichiarazione rivolta alla Commissione Europea, chiedendo di mantenere l’integrità e l’ambizione delle normative UE sulla finanza sostenibile. Queste normative sono considerate cruciali per garantire una crescita economica sostenibile e per indirizzare gli investimenti verso un’economia net-zero. I firmatari temono che un indebolimento delle regole possa creare incertezze legali, minacciare la competitività dell’Europa e compromettere gli investimenti futuri. Le modifiche alle normative sono attese entro il 2025, con una definitiva adozione prevista dopo ulteriori discussioni.

In risposta, vari Paesi hanno espresso le proprie posizioni: la Spagna si oppone a qualsiasi indebolimento delle normative ambientali e suggerisce di concedere alle PMI più tempo per conformarsi, mantenendo gli obblighi obbligatori. L’Italia è favorevole a un rinvio dell’applicazione della CSRD per le grandi imprese e propone requisiti semplificati per le PMI. Germania e Francia, invece, chiedono rinvii più ampi: la Germania propone un rinvio di due anni, che riguarderebbe circa 13.000 aziende tedesche, mentre la Francia suggerisce un rinvio indefinito per il CSDDD e di due anni per il CSRD.

Un equilibrio delicato per il pacchetto Omnibus

La Commissione Europea, come sottolineato da Ursula von der Leyen, punta a un “approccio globale” che riduca gli oneri burocratici in tutti i settori, senza però sacrificare gli obiettivi centrali di sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici. Se le proposte venissero adottate e messe in pratica così come presentato in questa versione iniziale, si stima che potrebbero comportare un risparmio annuale sui costi amministrativi di circa 6,3 miliardi di euro e stimolare un aumento degli investimenti pubblici e privati pari a 50 miliardi di euro, a sostegno delle priorità politiche dell’UE.

Il pacchetto comprende quattro misure chiave:

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  • semplificare gli standard tecnici, tenendo conto del feedback proveniente dal settore;
  • offrire linee guida chiare per l’implementazione, con indicazioni specifiche per ciascun settore;
  • assicurare che gli standard di rendicontazione europei siano compatibili con quelli internazionali;
  • promuovere l’uso di soluzioni digitali per alleggerire gli oneri di rendicontazione e migliorare l’armonizzazione dei dati.

Le modifiche proposte, tuttavia, suscitano ampiamente il dibattito. I critici sostengono che potrebbero indebolire la responsabilità delle aziende in tema di sostenibilità, mentre i sostenitori ritengono che rappresentino il tanto necessario sollievo normativo. Il confronto, che va oltre la politica, continua ad essere acceso.

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