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Il dubbio aleggiava già nell’aria ma adesso, per la prima volta, abbiamo anche le evidenze statistiche. Lo studio EYES UP (EarlY Exposure to Screens and Unequal Performance) conferma infatti quanto gli esponenti della comunità scientifica lamentavano da tempo: l’utilizzo precoce del digitale riduce notevolmente il livello di apprendimento di studentesse e studenti, influenzando il loro percorso scolastico in maniera negativa.
L’indagine, condotta all’Università degli Studi di Milano-Bicocca in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia, l’Associazione Sloworking, il Centro Studi Socialis, con il finanziamento della Fondazione Cariplo, ci offre per la prima volta una panoramica completa sugli effetti dell’uso prolungato dei device digitali in età scolare e su come questi possano compromettere seriamente le performance di apprendimento di ragazze e ragazzi.
Gli effetti dell’uso precoce dei social sulle competenze scolastiche
La ricerca, che ha raccolto l’esperienza di 6.609 studenti di classi seconde e terze di scuole secondarie di secondo grado in Lombardia, ha analizzato il legame tra l’età di primo utilizzo di smartphone e social network e il rendimento tra i banchi, incrociando le risposte date dagli studenti a un questionario con i loro risultati nei test INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo).
I dati presentati mostrano con chiarezza come gli studenti che aprono un profilo social già durante la prima media ottengano punteggi mediamente più bassi nelle prove standardizzate di italiano e matematica rispetto a chi aspetta i 14 anni (ossia il limite fissato dalla normativa europea).
Più nel dettaglio, l’uso precoce dei social network incide negativamente sulle competenze linguistiche e matematiche: gli studenti che iniziano a utilizzare i social prima dei 12 anni registrano un netto decremento nelle performance rispetto a chi inizia a 14 anni.
A che età si iniziano a usare di più i dispositivi tecnologici
È proprio nel passaggio tra la scuola elementare e la scuola media, però, che si registra più frequentemente il primo utilizzo di un dispositivo tecnologico e, di riflesso, il contatto con il mondo digitale.
Il 45% ha uno smartphone in tasca già in prima media e, sempre nella stessa fascia di età, si registra la creazione del primo profilo sui social: è così per il 30% del campione.
“Disuguaglianza di iperconnessione”: cos’è e da dove nasce
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dall’indagine riguarda la distribuzione sociale dell’uso precoce dei dispositivi digitali. Mentre l’accesso a Internet è oggi quasi universalmente diffuso tra i giovani, non tutti gli studenti ne fanno lo stesso uso.
I numeri ci dicono che gli studenti con genitori meno istruiti ricevono il primo smartphone in anticipo rispetto ai coetanei con background più privilegiati.
Gli studenti che accedono ai social network precocemente tendono, perciò, a vivere in contesti con minori stimoli educativi a casa, dove il supporto genitoriale nella gestione del tempo online è meno strutturato. Con un’amplificazione delle problematiche.
Il fenomeno prende il nome di “disuguaglianza di iperconnessione” ed è più evidente nei contesti svantaggiati: l’accesso anticipato ai social network è, dunque, più diffuso tra i figli di famiglie migranti e con basso livello di istruzione, suggerendo che questa pratica possa contribuire ad accentuare le disparità educative preesistenti.
Uso quotidiano dello smartphone: come lo utilizzano i giovani
EYES UP ha messo, poi, in evidenza anche la pervasività dello smartphone nella quotidianità degli studenti. Oltre il 50% dei ragazzi utilizza spesso o sempre il telefono appena sveglio e il 22% lo consulta con la stessa frequenza anche durante la notte, interrompendo perciò il riposo.
Inoltre, il 51% ammette di usare lo smartphone durante i pasti in famiglia, sebbene solo il 10% lo faccia in modo sistematico, segno che ancora ci sono delle regole familiari che riescono a limitare l’uso del dispositivo in certi contesti.
Per quanto riguarda, invece, le attività digitali più diffuse, la ricerca ha evidenziato che:
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Il 94% degli studenti utilizza Internet per cercare informazioni su argomenti di interesse personale, mentre l’83% legge notizie online, a dimostrazione di un uso attivo della Rete per informarsi.
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Il 99% ascolta musica online e il 98% guarda video brevi su piattaforme come TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts, con un uso quotidiano diffuso.
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Il 42% degli studenti crea contenuti propri, come video o musica; il 18% scrive testi online, mostrando una tendenza prevalente verso il consumo attivo e la produzione di contenuti.
Valditara: “Ribadiamo impegno per un uso responsabile delle tecnologie digitali”
Stando così le cose, acquista ancora più valore la scelta del MIM di vietare l’utilizzo dei device digitali nella scuola secondaria di I grado.
Linee guida che il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, alla luce dei risultati dello studio, rivendica con forza: “I risultati della ricerca rappresentano un’ulteriore conferma della bontà e necessità della nostra decisione, coerente con le nuove Linee guida per l’Educazione civica e formalizzata in una circolare dello scorso luglio, di vietare l’uso dei telefonini in classe, anche per fini educativi, nelle scuole del primo ciclo”, ha dichiarato.
“Ribadiamo il nostro impegno”, prosegue Valditara, “nel promuovere un uso responsabile delle tecnologie digitali, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’insegnamento e garantire un ambiente educativo che favorisca l’apprendimento e il benessere degli studenti”.
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