Gabriele Strata entusiasma il pubblico messinese con il suo Chopin

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Un altro straordinario pianista al Palacultura, ospite dell’Accademia Filarmonica di Messina

MESSINA – Dopo Daria Vasileva (per la Filarmonica Laudamo) e Zlata Chochieva (per l’Ass. V. Bellini), ecco un altro straordinario pianista, questa volta italiano, esibitosi sabato scorso al Palacultura, ospite dell’Accademia Filarmonica.

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Gabriele Strata, giovane pianista ma già affermato in campo internazionale, ha proposto un programma, dal titolo “I like Chopin” interamente dedicato al compositore polacco, di cui quest’anno, come ha ricordato lo stesso Gabriele Strata prima del suo bis chopiniano, ricorre il duecentoquindicesimo anniversario della nascita.

Il Concerto, che rientra nel Progetto “𝐺𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑖 𝑇𝑎𝑙𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑀𝑢𝑠𝑖𝑐𝑎𝑙𝑖 𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑖 𝑛𝑒𝑙 𝑀𝑜𝑛𝑑𝑜” 𝑝𝑟𝑜𝑚𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑎𝑙 𝑪𝑰𝑫𝑰𝑴 𝑖𝑛 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑎𝑏𝑜𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑨𝒄𝒄𝒂𝒅𝒆𝒎𝒊𝒂 𝑪𝒉𝒊𝒈𝒊𝒂𝒏𝒂 𝒅𝒊 𝑺𝒊𝒆𝒏𝒂 𝑒 𝑨𝒄𝒄𝒂𝒅𝒆𝒎𝒊𝒂 𝑷𝒊𝒂𝒏𝒊𝒔𝒕𝒊𝒄𝒂 𝑰𝒏𝒕𝒆𝒓𝒏𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆 “𝑰𝒏𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒊 𝒄𝒐𝒏 𝒊𝒍 𝑴𝒂𝒆𝒔𝒕𝒓𝒐” 𝒅𝒊 𝑰𝒎𝒐𝒍𝒂, ha visto Strata esibirsi nei diversi generi che hanno reso celeberrimo il grande musicista polacco, Mazurke Sonate, Notturni, Studi, Ballate.

Il concerto è iniziato con l’esecuzione delle 4 Mazurke op. 30. La mazurka è una danza popolare, caratterizzata da un ritmo ternario, che ebbe origine in Polonia già nel ‘500 e si diffuse poi in tutta Europa. Il fatto che Chopin ne compose ben cinquantasette ci fa capire quanto il musicista polacco fosse legato alla sua terra. Le mazurke di Chopin sono caratterizzate alcune dall’elemento ritmico e da una impronta briosa e vivace, altre da una mesta e struggente malinconia, pur mantenendo il ritmo ternario. Quelle dell’op. 30 si ispirano chiaramente alla sua terra, sono composizioni molto brevi, delle quali solo la quarta presenta una coda conclusiva, concepite quindi come un blocco unico, ed infatti Chopin voleva che andassero eseguite di seguito senza interruzioni, esattamente come ha fatto Gabriele Strata.

Ha concluso la prima parte del concerto la Sonata n. 2 op. 35 di Chopin, che contiene al terzo movimento la celeberrima marcia funebre, forse il brano più conosciuto del musicista polacco. La Sonata è articolata in quattro movimenti composti in periodi differenti, e poi riuniti dal compositore per formare la stessa. La marcia funebre fu composta per prima, (1837, anch’essa in seguito alla rottura del fidanzamento con Maria Wodzinska) e costituisce senza ombra di dubbio il fulcro ed il centro gravitazionale di tutta la Sonata. Il primo movimento – Grave. Doppio movimento– si articola in due temi principali, uno inquieto e nervoso, l’altro dolce ed elegiaco, un tipico tema chopiniano. Anche lo Scherzo presenta un tema più aspro ed un altro più dolce, in forma di valzer. Il terzo movimento, appunto la Marcia funebre. Lento, inizia con un tema mesto e desolato, a ritmo di marcia lenta e ostinata; segue il trio, un tema dolcissimo e struggente, quasi a voler evocare i ricordi della vita passata, uno dei temi più disperati usciti dalla penna di Chopin; infine ritorna la marcia lenta a concludere il pezzo ove il sentimento della morte prevale su tutto. Il compositore Henri Reber orchestrò la marcia funebre per il funerale di Chopin alla chiesa Madeleine di Parigi, e tale brano fu eseguito in quell’occasione insieme ad altri (fra cui il Requiem di Mozart).

Il quarto movimento – Finale. Presto – è un brano atematico, un vero studio di agilità parallela a due mani, che Belotti definì “disfacimento di ogni passione”. Scrisse Wilhelm von Lenz sul trio della marcia funebre: “è la pietra di paragone mediante la quale si può capire se l’esecutore è un poeta o soltanto un pianista, se sa parlare o semplicemente far suonare un pianoforte”. Il giovane Strata certamente ha fatto parlare il pianoforte, grazie ad una esecuzione severa e toccante ad un tempo, dimostrando una eccezionale maturità.

La seconda parte del concerto è iniziata con l’esecuzione del Valzer op. 34 n. 1 in la bemolle maggiore, brano dal carattere frizzante, in forma di rondò, molto accattivante e gradito al pubblico.

È stata poi la volta della Ballata op. 47 n. 3 in la bemolle maggiore.

Con le quattro Ballate, quattro capolavori assoluti nella storia della letteratura pianistica, Chopin praticamente inventa un nuovo genus musicale, essendo stato il primo a usare tale termine per composizioni pianistiche. Si suppone, ma non esistono conferme ufficiali certe, che le quattro Ballate si ispirino ai quattro poemi dello scrittore romantico polacco Adam Mickiewicz, amico di Chopin. La terza, op. 47 in La bem. maggiore, si distingue per la deliziosa cantabilità, per il ritmo di danza che la pervade, e per un carattere complessivamente meno drammatico e più sereno rispetto alle altre sorelle; di questa Ballata fu scritto, in una recensione dell’epoca, “è poesia tradotta – superlativamente tradotta – in suoni”; si tratta certamente di uno dei brani più amati del compositore polacco, eseguito magistralmente da Gabriele Strata, un’interpretazione equilibrata, molto precisa, ove ad ogni nota è dato il giusto risalto, ma questo lo si può affermare per tutti i brani eseguiti...

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Ha fatto seguito il Notturno op. 48 n. 2 in fa diesis minore, un brano dalla lunghissima melodia iniziale, ripresa, variata, nella terza parte, (secondo lo schema tipico A B A), mentre la parte centrale è costituita da una sorta di recitativo.

Lo Studio op.10 n. 5 in sol bemolle maggiore, eseguito dopo, è uno studio di agilità per la mano destra, impegnata nell’esecuzione di rapidissime terzine sui tasti neri. Si narra che Chopin compose il pezzo per scommessa, per improvvisare un pezzo di bravura su un pianoforte la cui tastiera era stata coperta con un panno. Si tratta in ogni caso di uno studio di difficile esecuzione, eseguito in maniera impeccabile, ad una velocità molto sostenuta, ove Strata ha dato prova di una tecnica ma anche di una capacità interpretativa che non teme confronti.

Infine, lo Scherzo op. 39 n. 3 in do diesis minore. Assai impegnativo, è strutturato in due temi, uno violento e selvaggio, l’altro ieratico, a carattere di corale, temi che Chopin riesce a fondere in maniera straordinariamente moderna.

Apprezzatissima dal pubblico la performance del giovane pianista, che ha eseguito come bis una raffinatissima pagina, ancora di Chopin, il Notturno op. 15 n. 2 in fa diesis maggiore, di cui Cortot scrisse: “nato dagli incanti del crepuscolo”, e una breve pagina di Schumann: dai Klavierstucke op. 85, il n. 12, “Abendlied” (Canto della sera).





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