Caregiver familiare: il Governo pensa a un progetto di riconoscimento e tutela dell’assistenza tra le mura di casa

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In Italia, oltre 7 milioni di persone si occupano dell’assistenza a familiari con gravi disabilità. La proposta governativa per il riconoscimento del caregiver familiare punta a garantire tutele, sostegni economici e psicologici, conciliando l’attività lavorativa con il carico di cura

Tutele e sostegni, conciliazione tra attività lavorativa e attività di cura e assistenza, servizi a domicilio, contributi figurativi, prepensionamento, insomma un mix differenziato a partire dalle differenze che ognuno ha all’interno della famiglia rispetto al carico di cura. È su queste ipotesi che si appoggia la proposta governativa per il riconoscimento e la tutela del caregiver familiare anticipata alla Camera, in commissione Affari sociali, dal ministro per le disabilità Alessandra Locatelli.

La diffusione del caregiving in Italia

Un problema, quello dell’assistenza 24 ore su 24 a un proprio caro invalido totale, che coinvolge in Italia oltre 7 milioni di persone. Dati Istat alla mano (ultima rilevazione 2019) il totale dei caregivers familiari che ha fornito cure ed assistenza almeno una volta alla settimana a membri della propria famiglia ammonta, complessivamente, a oltre 7 milioni di persone, in prevalenza appartenenti alla popolazione femminile (donne: 4,1 milioni, circa il 60% del totale dei 7 milioni di caregiver, contro i 2,9 milioni di uomini), su un totale di circa 8 milioni di caregivers (coloro che dichiarano di aver fornito assistenza, non necessariamente ad un familiare).

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Se si considera la popolazione residente in Italia nel 2019, circa 59,6 milioni di italiani, i caregivers familiari di genere femminile rappresentano una popolazione di circa il 6,9 per cento. Inoltre, in base a dati Epicentro – Istituto Superiore di Sanità risulta che il 65% dei caregiver familiari sono donne di età compresa tra i 45 e i 55 anni, che spesso svolgono anche un lavoro fuori casa o che sono state costrette ad abbandonarlo (nel 60% dei casi) per potersi dedicare a tempo pieno alla cura dei familiari.

Insomma, il riconoscimento della figura del caregiver familiare e soprattutto di un adeguato sostegno economico e psicologico non è più rinviabile e del resto lo stesso ministro ha riconosciuto, davanti ai deputati della commissione Affari sociali, che “da molti anni sono in corso iter parlamentari per il riconoscimento del caregiver familiare, ma finora non siamo riusciti a raggiungere un punto di caduta”. E occorre ricordare che la figura del caregiver familiare è diversa dal caregiver professionale o badante, come ha ricordato il ministro. E infatti il progetto illustrato ha come punto di riferimento il caregiver familiare convivente che “supporta il proprio caro in qualsiasi momento della vita, giorno e notte, senza sosta, come se fosse sempre una corsa infinita, senza fermarsi mai”.

Il progetto di legge per il riconoscimento del caregiver

Al progetto di normativa si è arrivato dopo ben 21 riunioni di un tavolo tecnico che ha visto la partecipazione di esperti, familiari, rappresentanti del mondo associativo e del Ministero della salute, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Mef, del Ministero per la famiglia, dell’Inps, dell’Istat, dell’Inail, della Fish, della Fand, dell’Anffas, della Confad, del Forum nazionale del Terzo settore, dell’Angsa, di Uniamo, della Confederazione Parkinson, dell’Associazione italiana giovani parkinsoniani Onlus, della Favo, di Anteas, dell’Aisla, dell’Aism, della Federazione Alzheimer Italia, dell’Associazione italiana malattia di Alzheimer, nonché di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, della Conferenza delle regioni, del Coordinamento Nazionale malati cronici e dell’Associazione Federcasalinghe.

Per giungere tuttavia al varo definitivo ci vorrà ancora tempo perché la struttura della bozza del disegno di legge, che dovrebbe essere rubricato come “Disposizioni in materia di riconoscimento e tutela del caregiver familiare”, è ancora in fase di perfezionamento: si sta lavorando a disciplinare 1) le finalità della proposta normativa; 2) la definizione del caregiver familiare; 3) le modalità per l’individuazione e la procedura per il riconoscimento dello stesso; 4) la disciplina per garantire le tutele e i sostegni secondo il principio della graduazione in ragione del carico dell’impegno di cura e assistenza che deve essere garantito dal caregiver; 5) il riconoscimento delle competenze; 6) le misure per il sostegno alla conciliazione tra attività lavorativa e attività di cura e assistenza; 7) i sostegni che devono essere garantiti a tutela del benessere psicofisico del caregiver familiare.

C’è poi la questione economica. E infatti parallelamente alla definizione del quadro normativo, ci sono “le necessarie interlocuzioni con il Ministero dell’economia e delle finanze per l’analisi degli aspetti economici e l’individuazione delle risorse” perché- ha spiegato il ministro Alessandra Locatelli– “dobbiamo partire da un punto, le tutele dovranno essere differenziate a partire dalle differenze che ognuno ha all’interno della famiglia rispetto al carico di cura. Abbiamo un caregiver familiare convivente, probabilmente prevalente, però abbiamo anche tutti gli altri membri della famiglia e magari anche altre persone care che potrebbero avere diritto a dei supporti, a dei sostegni, a dei servizi di varia natura”.



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