16enne egiziano fermato per rapina aggravata. Il ruolo della legge Cartabia

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Le indagini sulla rapina avvenuta all’esterno del centro commerciale Merlata Bloom di Milano, la scorsa settimana, ha dei risultati. La polizia di Stato ha fermato un 16enne di origine egiziana, ritenuto responsabile dell’accoltellamento del 19enne. Il ragazzo è stato rintracciato dopo alcuni giorni di ricerche a Quarto Oggiaro e fermato con l’accusa di rapina aggravata. Le indagini proseguono per identificare gli altri membri del gruppo di aggressori. Le testimonianze raccolte subito dopo il fatto parlano infatti di un gruppo tra i 4 e i 6 giovani di origine nordafricana.

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In questo articolo parliamo di:

L’aggressione al Merlata Bloom

L’episodio risale al 20 febbraio, pochi minuti prima delle 21, in via Pier Paolo Pasolini, lungo un vialetto di accesso al mall. Il 19enne, con cittadinanza italiana ma di origine marocchina, si trovava con la fidanzata, una giovane 18enne, nata a Milano ma di origine equadoregna, quando è stato accerchiato da un gruppo di giovani nordafricani. Il primo ad avvicinarsi è stato un giovane nordafricano che ha chiesto una sigaretta. Probabilmente lo scopo era quello di assicurarsi dell’identità della vittima, prima di aggredirla. Poi si sono avvicinati altri nordafricani, che hanno iniziato a spintonarlo, fino a che quello che all’inizio aveva chiesto la sigaretta, non lo ha accoltellato alle spalle.

Altri fendenti hanno colpito il ragazzo al petto e alla mano. Poi è caduto a terra , ferendosi alla testa. Si dai primi momento dell’aggressione era stata chiamato il 112 e le volanti della polizia si stavano già dirigendo sul posto. Tutto non è durato più di 5 o 6 minuti al massimo, e quando il ragazzo è caduto già si sentivano le sirene e si vedevano le luci blu delle volanti della polizia di Stato e gli aggressori si sono dileguati. Prima di scappare gli aggressori hanno rubato il cellulare e il monopattino della vittima.

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Il 118 ha inviato sul posto un’ambulanza e un’automedica in codice rosso e inizialmente le sue condizioni inizialmente sembravano critiche, anche se era cosciente. I soccorritori lo hanno stabilizzato, e trasportato d’urgenza, in codice rosso, al Niguarda. In seguito, dopo la visita al pronto soccorso e le cure, i medici hanno stilato una prognosi migliore. Le ferite erano guaribili, tutte in circa 20giorni. Il giovane è stato molto fortunato. Il giubbotto pesante ha impedito che il coltello affondasse molto e l’essersi protetto con le mani ha evitato coltellate più gravi.

Le indagini e l’arresto

La polizia ha avviato subito le indagini, raccogliendo testimonianze e analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza dell’area e del centro commerciale. Le immagini erano molte e i ragazzi che frequentano la zona si conoscevano. Così i poliziotti sono venuti a sapere che la scorsa estate c’era stata una discussione fra la vittima e uno dei giovani che lo avevano aggredito. Anche la vittima e la sua ragazza erano già conosciuti dalle forze dell’ordine. Avevano infatti alcuni precedenti.

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Una volta identificati tutti i protagonisti dell’aggressione, i poliziotti hanno iniziato le ricerche di un 16 enne, quello che per primo ha colpito il 19enne con il coltello. Si tratta di un 16enne egiziano. Era quello che aveva chiesto una sigaretta. Lo hanno rintracciato a Quarto Oggiaro e poi è stato individuato vicino alla stazione ferroviaria di Milano Certosa, nei pressi dell’Esselunga. Lì lo ha fermato e arrestato la polizia. La sua identità si conosceva sin dai primi momenti delle indagini.

Le ripercussioni politiche

La storia di questa aggressione ha avuto una grande risonanza perchè nei primi momenti in cui i giornali hanno dato la notizia che la vittima era italiana, aveva 16 anni ed era stata accoltellata e ferita gravemente durante una rapina da un gruppo di nordafricani per portargli via monopattino e cellulare. La colpa di quest’errore è nella impossibilità dei giornalisti di accedere alle informazioni esatte in tempo reale, a causa della legge Cartabia.

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La procura aveva messo un veto sulla divulgazione delle informazioni, e quello di molti giornali è stato un errore in parte comprensibile. La polizia e la procura conoscevano l’identità dell’ aggressore con il coltello sin dai primi momenti dell’indagine, ma i giornalisti, specie quelli che si occupano poco di cronaca, non lo sapevano e hanno pensato che se c’era di mezzo la procura dei minori sin dai primi momenti, il minorenne fosse la vittima. Un ragionamento logico, quando si hanno poche informazioni concrete.

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Già il mattino seguente, il 21 febbraio, questo errore era stato corretto dalla questura stessa, che, pur senza dare elementi sul minorenne, ha delineato la notizia, nella realtà dei fatti. Le notizie di seconda battuta riportavano ciò che era realmente successo, cioè una grave e violenta aggressione ai danni di un maggiorenne già noto, in un ambito di vendette fra giovani stranieri di seconda generazione. Però quando le notizie corrono è impossibile fermarle, e l’idea di un adolescente italiano ferito gravemente a Milano per portargli via cellulare e monopattino, si era già ampiamente sparsa, provocando ovviamente delle risposte di tipo politico.

Così al prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, non è rimasta altra soluzione che ordinare il rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine nella zona del Merlata Bloom e una serie di controlli straordinari contro i maranza. Sono state operazioni che hanno comunque portato a dei buoni risultati, con alcuni arresti per spaccio di droga, e con 4 ladri peruviani piuttosto giovani, presi in flagrante dalla squadra mobile. Però queste sono anche le operazioni che avvengono nell’ambito del normale lavoro giornaliero delle forze dell’ordine e che nascono dall’organizzazione ordinaria della gestione della sicurezza pubblica.

Si potrebbe dire, rispetto a questa storia, comunque gravissima, che il silenzio imposto dalla legge Cartabia ha innescato una serie di azioni e reazioni che non hanno nulla a che fare con il fatto stesso, ma che ha messo in luce l’esistenza di un fattore di razzismo. La reazione della politica si è avuta, infatti, sulla prospettiva dell’accoltellamento di un adolescente italiano di 16 anni da parte di un gruppo di maranza, e non sul fatto reale dell’accoltellamento di un maranza marocchino di 19 anni da parte di altri maranza, di cui uno minorenne.

Se la verità si fosse saputa subito, senza tanti silenzi e problemi, la notizia sarebbe uscita subito senza errori e sarebbe rimasta nel silenzio che permea ciò che accadde davvero a Milano ogni giorno. Una notizia cui dedicare al massimo qualche riga e da dimenticare il giorno dopo. E’ una costatazione reale che pone in risalto un fatto profondamente ingiusto della politica italiana: invece di dedicarsi al seriamente al problema sociale dei “maranza”, che è un problema di delinquenza giovanile di origine principalmente nordafricana e malamente scolarizzato, ci si dedica a piantar grane su casi singoli che si pensa possano corrispondere al proprio pensiero politico, chiedendo giustizionalismo sul singolo caso, persino quando il caso non c’è.

La legge Cartabia, con l’imposizione del silenzio e il divieto di pubblicazione di notizie ai giornalisti, è diventata il miglior alleato di quei politici che a loro volta si comportano e hanno reazioni propagandistiche con una terrificante connotazione tamarrica, e che non portano mai a reali provvedimenti concreti e amministrativi. Per essere più chiari si può anche affermare, senza timore di sbagliare, che il silenzio imposto della legge Cartabia aiuta e supporta le supercazzole.

Nota della redazione

I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l’evoluzione di ogni fatto. L’articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c’è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.

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