L’Ucraina sotto choc parla al suo presidente: «Grazie per la forza, ma siamo terrorizzati»

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di
Lorenzo Cremonesi

E c’è chi lo critica: «È caduto in trappola». Putin esulta

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KIEV – «Una catastrofe! Una tragedia! Peggio di così non poteva andare per Zelensky e soprattutto per tutta l’Ucraina. La nostra disperazione è direttamente proporzionale alla soddisfazione russa. Questo incontro con Trump a Washington doveva essere una svolta per migliorare le nostre relazioni bilaterali e invece inaugura un capitolo ancora più nero della guerra». Non serve molto per cogliere la corale disperazione montata tra gli ucraini ieri sera via via che si diffondevano le immagini, il linguaggio dei corpi e le parole dell’incontro nello Studio Ovale. Ne scrivono sui social, se lo dicono per telefono, ne parlano apertamente con amici, colleghi e parenti. Era sufficiente osservare la faccia contrita dell’ambasciatrice ucraina seduta in prima fila tra i giornalisti, la mano sul viso, in segno di dolore, per comprendere la dimensione del dramma.

I maggiori siti d’informazione riportano le dichiarazioni, segnalano il disaccordo, parlano di «scambi tesi» sia con Trump che soprattutto in reazione alle «provocazioni» di Vance, confermano che non è stato firmato l’accordo sullo sfruttamento delle risorse naturali ucraine e che Zelensky è ripartito in anticipo per Kiev. Il Kyiv Post racconta di «crisi aperta» e di parole al vetriolo. Se non ci fosse la guerra che ogni giorno causa vittime e danni se ne potrebbe parlare come di uno straordinario episodio di diplomazia fallita. Ma dal 2014 l’Ucraina è sotto attacco russo e dal febbraio 2022 Putin cerca di conquistare il Paese con tutta la forza della sua potenza militare. Lo stesso Zelensky ribadisce continuamente che «senza l’aiuto americano per noi la guerra è perduta» ed è dunque «fondamentale» ottenere le garanzie di sicurezza Usa assieme alle armi vitali per continuare a resistere.




















































Negli ultimi giorni, dopo la crisi acuta delle scorse settimane, che aveva visto Trump accusare Zelensky di «essere un dittatore impopolare responsabile della guerra», le due parti sembravano pronte a migliorare i rapporti. Zelensky si era detto contento di ignorare le offese personali per il bene nazionale e aveva dato l’ok alla firma dell’accordo sullo sfruttamento delle risorse naturali ucraine. Due giorni fa Trump era sembrato rimangiarsi le accuse, negando addirittura di averle mai pronunciate. E i suoi incontri con Macron e Starmer erano andati relativamente bene, come se dovessero aprire la strada al summit di ieri.

Ma l’incubo adesso è più grave che mai. E i cannoni non si fermano. Mentre al Cremlino si esulta per l‘alterco, definito «storico» dal consigliere di Putin Kirill Dmitriev, continuano a lanciare ogni giorno centinaia di missili e droni contro l’Ucraina. Ieri i loro soldati hanno parzialmente sfondato nella zona di Sumy per cercare di accerchiare le unità ucraine nel Kursk. Nel Donbass i combattimenti restano sanguinosi. Sulla rete tanti ucraini difendono Zelensky contro i «bulli» della nuova amministrazione Usa che «vogliono la nostra capitolazione». «Meglio litigare e prendere le cose di petto, che farsi mettere i piedi in testa. I russi mirano a prendersi tutta Zaporizhzhia, Kherson, il Donbass. Non ci possono essere veri negoziati se Trump cerca di umiliare Zelensky», nota tra i tanti Stanislav Bunjatov, un ex sindaco che oggi è ufficiale con le truppe nel Donbass. Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale, nota su X che è «grato per l’aiuto Usa» ma ribadisce il sostegno al «nostro eroico presidente».

Ci sono anche tanti messaggi di pura paura. «Grazie per la tua forza signor presidente. Ma adesso siamo terrorizzati», scrivono. «Per noi è finita, prendete i vostri soldi dalle banche», dice un altro.«Abbiamo appena assistito a un episodio di grave sopraffazione politica. Ovvio che Vance aveva preparato a tavolino le provocazioni e Zelensky è caduto nella trappola. Oggi abbiamo visto l’ennesima manifestazione della parte filo-russa e anti-ucraina dell’amministrazione Trump. Avevamo provato a sedarla, a rinviarla, ma oggi è stato impossibile controllarla», nota il politologo Oleg Saakyan. E non manca un velo di critica per la «facilità» con cui Zelensky si è lasciato «intrappolare». Dice ancora: «I nostri politici e diplomatici non avevano calcolato il rischio, sebbene ci fossero tante premonizioni». Non è il solo. Una delle opinioni che sembra crescere è che Zelensky non avrebbe dovuto accettare un confronto pubblico. Ma ormai è troppo tardi e riparare il danno per ora sembra impossibile.

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1 marzo 2025 ( modifica il 1 marzo 2025 | 08:39)

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