Su Gaza un videomonumento al nichilismo

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Il video rilasciato da Trump sulla sua piattaforma – il cui nome “social truth” (verità) è già un programma – è una grottesca parodia dell’esercizio democratico del potere.
Le immagini, costruite con l’intelligenza artificiale, dicono molto di più di tanti discorsi. Il video mostra un futuro “luminoso” in cui la terra dove ora vivono milioni di palestinesi è miracolosamente trasformata in “Trump Gaza”, una sorta di Malindi per l’élite (maschile) occidentale che si diletta con corpi di donne messe a disposizione del potente di turno, dollari che cadono dal cielo per rendere tutti felici, grattacieli e auto sportive che segnano l’avvento dell’unico avvenire possibile. E non manca la statua dorata del presidente americano che troneggia a simbolizzare la signoria da riconoscere. Un immaginario sconsolante che dà tristemente conto dello stato in cui versa la più importante democrazia planetaria.
A parte la totale mancanza di ogni rispetto verso un’intera popolazione che, dopo aver vissuto un’esperienza drammatica di guerra e distruzione, si ritrova esposta a un futuro quanto mai incerto. A parte l’assenza di ogni sensibilità politica, nell’immaginare che la soluzione a un problema storico che si trascina da decenni possa essere la creazione di un resort di lusso. A parte il cattivo gusto di alimentare il culto della personalità secondo stili che pensavamo ormai del tutto estranei alla cultura occidentale. Il video rilasciato dal presidente Trump è un monumento al nichilismo contemporaneo. Dove, una volta raso al suolo qualunque valore, ad affiorare è solo, in una mascherata carnevalesca di dubbio gusto, l’arroganza e la protervia del potere. Più in profondità, il video svela in modo eloquente la situazione in cui di ritroviamo.
Era già accaduto un secolo fa. Alla fine di un lungo ciclo di espansione – allora associato sul piano economico alla prima industrializzazione e a quella che gli storici chiamano la “prima globalizzazione” e sul piano culturale alla Belle Époque e alla bohème – la storia virò improvvisamente dal positivo al negativo, aprendo una stagione segnata dalla guerra e della involuzione democratica.
Oggi, su scala molto più grande, ci troviamo nella medesima situazione, anche se con forme, attori e condizioni diversi. Quando si spinge a lungo e in modo unilaterale l’acceleratore sull’individualismo esasperato, sul benessere materiale, sulla abolizione di ogni obbligazione sociale e sulla distruzione di ogni traccia di spiritualità, alla lunga a trionfare non può che essere il nichilismo. Che, con la distruzione della nozione stessa di verità e l’abolizione di qualsiasi descrizione ragionevole del mondo, porta al prevalere dell’irrazionalità e del puro interesse.
Dopo aver orientato il mondo intero negli anni della globalizzazione cominciati con la caduta del muro di Berlino, oggi l’Occidente rischia di avvitarsi in una pericolosa spirale nichilistica.
Negli Stati Uniti, con l’affermazione di una tecnocrazia populistica che, ritenendo di poter plasmare la realtà a proprio piacimento, si sente libera di dare libera espressione ad una volontà di potenza che si fa beffe di ogni regola e di ogni istituzione. Proprio come profetizzava Nietzsche, “aldilà del bene del male”.
In Europa, la stessa malattia si manifesta nei termini di una frammentazione che sembra impossibile da ricomporre. Una “nientificazione” che si accompagna alla totale inazione.
In entrambi i casi si tratta di una malattia spirituale che sta avvelenando le nostre società. Il problema è che, contrariamente a quello che pensano i tanti fondamentalisti, il nichilismo non si combatte con le parole o con la riaffermazione di principio di una qualche verità. Percorrere questa strada comporta il ricorso alla violenza repressiva. Oppure il venire immediatamente risucchiati nel carnevale della farsa nichilista. L’unico antidoto al nichilismo è l’incontro-scontro con la realtà “vera”: il volto dell’altro e il dolore (nostro e altrui).
Storicamente, il nichilismo ha portato alla guerra, grande lavacro che tante volte ha ricondotto intere società smarrite al senso delle cose e all’importanza del bene comune. Augurandoci che non sia questa la strada che ci aspetta, l’unica altra via è quello che papa Francesco ci sta indicando da anni: per ritrovare il senso delle cose è necessario uscire dalle nostre case confortevoli, dal nostro guscio individualistico per metterci a fianco dell’umano sofferente. Perché è solo da quella nuda realtà che potremo ritrovare le ragioni del vivere insieme e rigenerare quei “valori” che non sono semplici dichiarazioni di principio, ma sostanza delle nostre vite.

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