Il reggente regionale uscente Bruno Olivieri sottolinea l’importanza di lavorare sulle ZES per il rilancio del comparto agroalimentare della regione. Il Segretario Generale nazionale Onofrio Rota interviene sul ruolo dell’UE: “Bene il piano Hansen ma sia garantita la condizionalità sociale nella PAC”.
Si è svolto oggi a Cagliari l’VIII Congresso regionale della Fai Cisl, federazione agroalimentare e ambientale della Cisl, intitolato “Alimenta il futuro. Lavoro, partecipazione, sostenibilità”. L’assemblea ha votato la richiesta di reggenza dell’organizzazione, sulla quale si esprimerà nei prossimi giorni la Segreteria nazionale per comporre la squadra che guiderà la federazione nei prossimi mesi.
Il 47,9% della superficie della Sardegna è in gran parte rappresentato da zone montane e collinari, il 60% del quale è sfruttato per prati permanenti e pascoli, il 34% per seminativi e il restante 6% circa è occupato da coltivazioni legnose agrarie. Il settore primario, con agricoltura, silvicoltura e pesca, in Sardegna vale il 5,1% del PIL regionale, è comprensibile quindi come il comparto dovrebbe essere sostenuto nel suo sviluppo. Le aziende sono realtà medio piccole, ma con produzioni eccellenti per il Paese, che sono caratterizzate da una forte stagionalità. Secondo dati INPS i lavoratori in agricoltura, in Sardegna, erano poco più di 23mila nel 2022 e circa 22.800 nel 2023, con una tendenza a diminuire, vista la scarsa attrattività del comparto. Per quanto riguarda il settore idrico, le infrastrutture risalgono a circa 60 anni fa e nel 2024 il consorzio di bonifica Sardegna meridionale ha erogato acqua con molte restrizioni, circa il 70% del fabbisogno richiesto, anticipando che nel 2025 sarà erogato il 50% di quanto è stato fatto negli ultimi due anni.
Queste alcune delle criticità emerse nella relazione del reggente regionale uscente Bruno Olivieri che ha sottolineato come “la Sardegna abbia un ruolo strategico nel Mediterraneo: la nostra condizione di insularità deve essere superata con il riconoscimento della continuità territoriale e la nascita delle ZES, Zone economiche speciali. Attraverso questi due elementi – ha proseguito Olivieri – si potrebbe programmare il rilancio dell’economia sarda, assicurando al sistema produttivo quella fiscalità agevolata attesa da decenni che può essere il vero motore della ripresa economica dell’isola. Inoltre, se vogliamo che le imprese possano investire nell’isola, è necessario rendere attrattiva la nostra regione attraverso una politica di gestione di costi energetici più bassi. Facciamo appello alla politica perché si investa in modo deciso sulle persone, sulle competenze e sull’innovazione, per trasformare le criticità in opportunità di crescita e sviluppo”.
Al congresso è intervenuto il Segretario Generale della Cisl Sardegna, Pier Luigi Ledda: “Nella nostra proposta di agenda per il futuro dell’isola, abbiamo posto, tra i temi chiave per il rilancio della Sardegna, agricoltura e agroindustria. Per la Cisl sarda, devono essere strettamente collegati a turismo, ambiente, trasporti. Occorre una visione integrata e innovativa su questi temi, ancor più in Sardegna, che ha grandi eccellenze soprattutto nell’agroalimentare, ma anche limiti dati da una continuità territoriale aerea e marittima che deve dare risposte alle esigenze dei cittadini e del mondo delle imprese sarde.
Ha concluso i lavori il Segretario Generale della Fai-Cisl nazionale Onofrio Rota, che ha ricordato la centralità del ruolo europeo per attivare politiche lungimiranti nel settore: “Pochi giorni fa il Commissario UE all’Agricoltura Christophe Hansen ha presentato il suo piano europeo e ha citato anche l’obiettivo di sostenere l’attrattività del lavoro agricolo e il ricambio generazionale nel settore, anche lavorando su salari e pensioni. Si tratta di priorità che stiamo avanzando da tempo a tutti i livelli di interlocuzione con le parti datoriali e le istituzioni, deve essere chiaro però che servono strumenti concreti e sostenibili che consentano anche di contrastare la concorrenza sleale e le speculazioni, che ricadono sulla pelle dei lavoratori, e quindi vigileremo perché la riforma della PAC confermi la condizionalità sociale e la renda operativa in tutti i Paesi UE”.
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