Effettua la tua ricerca
More results...
Mutuo 100% per acquisto in asta
assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta
To print this article, all you need is to be registered or login on Mondaq.com.
Deepseek o Chat GPT? La sfida passa (anche) dalla
Proprietà Intellettuale
Recentemente gira voce che il tanto nominato Software di
AI, DeepSeek, abbia utilizzato dei modelli di
addestramento di Open AI per raggiungere
più facilmente gli stessi risultati di Chat
GPT. Sarà vero? Vediamo di analizzare la situazione
con uno sguardo alla proprietà
intellettuale.
DeepSeek ha recentemente scosso il mondo delle chatbot basate
sull’intelligenza artificiale in quanto
ha superato il rivale ChatGPT, della Statunitense OpenAI, nella
lista dei download gratuiti negli store digitali, sia in Cina che
negli USA.
In particolare, sorprende che DeepSeek,
riconducibile alla start-up cinese High-Flyer, abbia ottenuto
apparentemente analoghe prestazioni di
computazione del rivale americano, ma utilizzando chip
con capacità di calcolo inferiori e con un
investimento nettamente più basso. Ovviamente questi dati
sono tutti da verificare.
Deepseek e Chat GPT: il confronto in numeri
Vediamo un confronto nello specifico dei dati principali:
Caratteristica | Deep Seek | Chat GPT |
Chip usati | 2000 chip Nvidia H800 | 30000 chip Nvidia H100 |
Spesa | Circa 5 mln dollari | Oltre 100 mln di dollari |
Tempo di addestramento | Circa 55 giorni | Circa 35 giorni |
In questo confronto va fatto notare che i chip Nvidia H800
presentano prestazioni inferiori rispetto agli Nvidia H100. Tra le
altre, questi ultimi erano stati bloccati da ordinanze nazionali
per l’esportazione verso Oriente, proprio per evitare che la
Cina potesse disporre della stessa potenza di calcolo
americana.
Ciononostante, i cinesi con questo nuovo chatbot di AI hanno
dimostrato di essere riusciti comunque
a pareggiare (e forse a superare?)
i rivali statunitensi.
Tutto questo accade nel contesto politico in cui, il
neo Presidente USA Dondald Trump appena
insediatosi alla Casa Bianca, ha
annunciato investimenti per 500
miliardi di dollari verso le società che
sviluppano strumenti di AI. Pertanto, il tema
appare essere molto importante.
Copyright e tutela del software: la battaglia della
Proprietà Intellettuale
Ora veniamo alle questioni relative
alla proprietà intellettuale.
Sembra che DeepSeek abbia utilizzato
una tecnica chiamata “distillazione” nei confronti dei
modelli di OpenAI; un processo in cui vengono utilizzati modelli
più potenti per migliorare l’efficienza di software
“più piccoli”. Sebbene questo metodo sia comune
nel settore, OpenAI ritiene che
l‘azienda cinese abbia violato i termini della
propria piattaforma creando la propria AI
competitiva.
Tuttavia, parlare di “furto di proprietà
intellettuale” da parte di DeepSeek nei confronti di
OpenAI può essere fuorviante in
quanto sarebbe necessario capire se i cinesi hanno copiato o
riprodotto anche parte del codice.
Dal punto di vista del diritto
d’autore va infatti notato che
la tutela sul software è
principalmente confinata alla forma
espressiva di quest’ultimo (tipicamente
il codice sorgente) o comunque alla
riproduzione, totale o parziale del programma con qualsiasi
mezzo.
Se, al contrario, DeepSeek dimostrasse di essere stato
realizzato con nuovo codice (per quanto ispirato all’altro)
la questione della mera copiatura del software potrebbe venire
meno.
Ciò che rileva maggiormente riguarda, semmai, la
violazione dei termini d’uso di OpenAI.
Infatti, a livello “contrattuale” si legge chiaramente
che negli stessi Termini d’Uso di Open AI viene espressamente
previsto che è vietato l’utilizzo degli
output per sviluppare modelli concorrenti, estrarre
automaticamente o in modo programmatico dati o output,
nonché è vietata la cosiddetta pratica di reverse
engineering dei propri sistemi.
Pertanto, se OpenAI dovesse dimostrare che DeepSeek ha
utilizzato i propri modelli di addestramento (fatto che rimane
molto difficile da provare) si configurerebbe
una situazione di violazione contrattuale.
Rimane tutto da vedere.
In ogni caso, gli americani non staranno di certo con le mani in
mano e nei prossimi periodi si
prospettano battaglie legali.
DeepSeek, un marchio già registrato in USA
Inoltre, sembra che proprio in USA vi siano guai anche sul
fronte della registrazione del marchio
DeepSeek.
Qualche settimana fa, DeepSeek ha presentato una domanda presso
l’Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti
(USPTO) per registrare il marchio delle sue
applicazioni, prodotti e strumenti AI. Ma è arrivata un
po’ troppo tardi.
Sembra infatti che poco prima,
un’altra azienda statutinitense, avesse
già richiesto il marchio
“DeepSeek”: si tratta una società con
sede nel Delaware, chiamata “Delson Group
Inc.”.
Delson Group sostiene di aver venduto prodotti AI con il marchio
DeepSeek fin dall’inizio del 2020.
Il CEO di Delson Group, tra
l’altro, è di origini cinesi e si
chiama Willie Lu. Lu sembra aver trascorso la
maggior parte della sua carriera nel settore delle
telecomunicazioni, pertanto potrebbe essere veritiero che Delson
abbia utilizzato il marchio sin da prima della nascita della chat
DeepSeek.
Conclusioni
Ad ogni modo, le opzioni di
DeepSeek a questo punto sono
piuttosto limitate. Secondo la legge
statunitense, infatti, il primo utilizzatore di un
marchio è generalmente considerato
il legittimo proprietario, a meno che non si
possa provare che il marchio è stato registrato
in malafede.
Naturalmente, DeepSeek potrebbe sempre tentare di
ottenere un accordo di coesistenza, se potesse dimostrare
di operare in ambiti dell’AI diversi da Delson Group.
Nel frattempo, in Italia, l’applicazione
DeepSeek è stata bloccata. Infatti, il Garante per
la protezione dei dati personali ha comunicato di aver
“disposto, in via d’urgenza e con effetto immediato, la
limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei
confronti di Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e di Beijing
DeepSeek Artificial Intelligence, le società cinesi che
forniscono il servizio di chatbot”. Detto altrimenti,
significa che tali società potrebbero violare
il Gdpr e quindi sono state preventivamente
inibite.
Insomma, sicuramente DeepSeek non avrà vita facile fuori
dai confini cinesi. E siamo solo all’inizio…
The content of this article is intended to provide a general
guide to the subject matter. Specialist advice should be sought
about your specific circumstances.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link