Brera e Sassari uniti per immaginare il futuro

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Non luoghi_Pseudonia_Martinelli_Zingonia_sogno infranto
La galleria Previtali Arte Contemporanea, attiva da vent’anni nell’ambito culturale milanese, il 1 marzo alle 18:30 chiude la mostra collettiva “Between Art and Anthropology: Making Communities, Reinventing Futures”, a cura di Cristina Orsatti, con progetti realizzati dai suoi studenti del corso di Antropologia dell’Arte all’Accademia di Mario Sironi di Sassari e all’Accademia di Brera a Milano, intrecciando dialoghi intorno alla condizione umana e alla reinvenzione di un possibile futuro insieme.

Sappiamo che l’antropologia è una pratica di conoscenza esperta nell’analisi dei contesti e delle relazioni, che nell’arte trova un modo per raccontare da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo, configurando mondi possibili. Cristina Orsatti, antropologa, è interessata a progetti di rigenerazione urbana, cambiamento climatico, welfare, deprivazione territoriale e sociale, senzatetto, spazio sulla pianificazione, sviluppo locale, paesaggio e comunità, sostenibilità, infrastrutture, donne e altre complesse tematiche del nostro confuso presente. In questa mostra, ideata in occasione del World Anthropology Day 2025 – Antropologia Pubblica a Milano e Torino (20, 21 e 22 febbraio) presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, intitolato “Futuri Emergenti, Negati, Alternativi”, mette a confronto i progetti dei suoi studenti dell’Accademia di Belle Arti M. Sironi di Sassari e dell’Accademia di Brera, Milano, del corso di Antropologia e Arte.

Architecture of Presence, Villa De Capi, Castelfranco Emilia

Tutto il suo fare e analizzare è all’insegna dell’interdisciplinarità e della libertà espressiva degli studenti, che hanno realizzato fotografie, video, sculture, dipinti, performance e approfondite documentazioni, focalizzando diverse realtà, incentrate sul processo creativo, sull’esplorazione e sulla materia come oggetto/soggetto del fare e concettuale per superare il confine tra realtà e immaginazione.

Come arte, antropologia, architettura, scultura e design sono connesse al fare, lo capiamo osservando i lavori esposti nella galleria Previtali, che partono dalla necessità di trovare nuovi paradigmi comportamentali e visioni, soprattutto comunicano un processo di “corrispondenza” a partire dalla materialità e dall’esplorazione creativa della realtà pratica – che è anche antropologica – e da tecniche e linguaggi di conoscenza diversi.

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Cristina Orsatti e Davide Artoni nel background

La mostra, suddivisa in sezioni tematiche, presenta punti di vista differenti di un progetto antropologico, come se analizzato al microscopio, descritto dagli studenti che hanno imparato a osservare l’oggetto/fenomeno in divenire, commenta la curatrice: «Ad esplorarlo per ridefinire domande sulla ricerca in modo concreto, nell’ambito di ciò che potevano rilevare e di cui potevano dare evidenza, stando nei confini dell’osservazione e facendo “gli antropologi” seguendo la trama delle cose, ossia “following the grain of things”».

Nella galleria milanese sul Naviglio si sono incontrate la realtà sarda con quella cinese, integrandosi con noi italiani sul nostro territorio, in una mostra sui generis che tratta di arte, materialità, antropologia e trasformazione sociale in atto, invitando il fruitore a riconoscere, rivedere e rifare i luoghi dell’esistenza, con un’altra sensibilità e attitudine, con il fine di ricucire le relazioni, tessere trame generazionali, imbastire progetti, discutere “le culture”, per cambiare insieme il nostro presente ma anche – si spera – di immaginare futuri emergenti più equi e sostenibili.

Il modo per materializzare il concetto di cambiamento in galleria è inscenato da tavoli progettuali, mettendo insieme i diversi skills. Così, partendo dal “fare”, dal confronto e da differenti narrazioni, seppure in maniera artigianale, un po’ alla volta, rapportandosi alle persone e alla materia, conosciamo meglio noi e gli altri.

Comunità utiopiche, Fabio Cossu, lo sguardo di domani

I temi approfonditi in mostra sono sei, in ordine: Tradizione e IdentitàReinvenzioneMemoriaCorpi negati e bruciatiNon luoghi e PseudoniaDistopia e Utopia (Comunità utopiche). Sui tavoli, i progetti “distillati” di approfondimento invitano il pubblico a fare conversazione, dove la parte artistica e quella concettuale antropologica sono convergenti. Il tavolo materializza il concetto “in-between”, oggetto e soggetto della conversazione, scambio, confronto e corrispondenza di opinioni diverse.

In occasione del finissage, interviene tra gli altri autori Arianna Catania, ideatrice e direttrice di Gibellina Photoroad Open Air & Site-Specific Festival, e gli studenti racconteranno nel dettaglio i loro progetti e cosa hanno ereditato da un corso che pone l’antropologia non come fine, bensì come mezzo di indagine trasversale e prassi di conoscenza di un futuro ancora indecifrabile, ma già in fase di cambiamento.

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