Scommesse, il via libera agli sponsor si nasconde nella «riforma del calcio»

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Dopo il tentativo (poi fallito) di inserire nel dl Cultura la cancellazione del divieto di pubblicità indiretta per le società di gioco, l’impianto di contrasto alla ludopatia contenuto nel decreto dignità è di nuovo a rischio. La commissione Cultura del Senato potrebbe infatti approvare a breve una risoluzione sulla riforma del calcio italiano che comprende anche lo stop al divieto di sponsorizzazione da parte di aziende di scommesse. L’atto avrebbe dovuto essere votato ieri ma la discussione è stata rinviata alla settimana prossima.

La norma vede contraria l’opposizione, in particolare il M5s che del decreto dignità aveva fatto una bandiera. Per il capogruppo pentastellato in commissione, Luca Pirondini, si tratta di «un passo indietro vergognoso», che tradisce la volontà della premier di «inchinarsi alla potentissima lobby dell’azzardo a discapito di milioni di cittadini che verranno bombardati da pubblicità tossiche mentre guardano una partita. Meloni – ha incalzato – ha sempre sostenuto che la pubblicità del gioco d’azzardo debba essere trattata come quella delle sigarette: esclusa senza eccezioni. Permettere che le società di scommesse tornino a inondare di messaggi promozionali il mondo del pallone significa ignorare la piaga sociale che il gioco rappresenta, specialmente tra i giovani». Per Pirondini è inaccettabile anche l’argomento per il quale sponsorizzare il gioco legale può servire ad arginare quello illegale, perché i dati, ha spiegato, «dimostrano il contrario» e «il mercato illegale cresce parallelamente alimentato dalla stessa normalizzazione della scommessa come comportamento sociale accettabile». Anche il Pd non sembra affatto contento e la senatrice Cecilia d’Elia lo ha fatto capire chiaramente: «Siamo assolutamente contrari e, anzi, crediamo sia necessario rafforzare il divieto di gioco d’azzardo anche in questo settore. Il problema è molto serio ed è necessario mantenere la guardia alta: il contrasto alle ludopatie resta per noi una priorità e le società di calcio hanno una presa indubbia sull’opinione pubblica giovanile». Per Assoutenti la misura «aumenterà i guadagni delle società calcistiche a danno dei cittadini», come denuncia il presidente Gabriele Melluso. «Se reintrodotta la pubblicità a giochi e scommesse garantirà ogni anno circa 100 milioni di euro solo alle squadre di serie A – ha proseguito – ma provocherà costi sanitari in capo alla collettività per miliardi di euro, considerata la spesa pubblica dello Stato per i cittadini che sviluppano dipendenze da gioco».

A sostenere la mozione è invece Adriano Galliani, senatore di FI, membro della commissione e, soprattutto, ad del Monza calcio. Ma a rallegrarsi è anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina, che ha ricordato di aver inserito lui stesso il punto nella piattaforma programmatica per la riforma del calcio e ha assicurato che «il ministro dello Sport sarà molto attento» perché «conosce il nostro mondo e saprà interpretare nel miglior modo possibile le raccomandazioni del documento della settima commissione».

Il divieto di sponsorizzazione delle squadre di calcio è in realtà l’ultimo paletto ancora in piedi rispetto a una piattaforma di contrasto all’azzardo che già presentava parecchie debolezze. Un esempio sono le linee guida dell’Agcom per l’applicazione del decreto dignità, pubblicate nel 2019, nelle quali si legge che «servizi informativi di comparazione di quote o offerte commerciali dei diversi competitors non sono da considerarsi come forme di pubblicità, purché effettuate nel rispetto dei principi di continenza, non ingannevolezza e trasparenza di cui al comma precedente a titolo esemplificativo». Si tratta dei cosiddetti “spazi quote”: le rubriche ospitate dai programmi sportivi (spesso tra il primo e il secondo tempo di un match), che indicano le quote offerte dai vari bookmaker, presentando comparazioni e dando suggerimenti. Ma non è tutto: il main sponsor dell’Inter per la stagione in corso è Betsson.sport, il cui logo fa bella mostra di sé sulla maglia dei nerazzurri. Si tratta ufficialmente di un sito di informazione sportiva, ma è evidentemente riconducibile a Betsson.it la piattaforma di scommesse collegata. La differenza sta nel fatto che il sito di informazione non contiene riferimenti espliciti alle scommesse, ma è chiaro che si tratta di un escamotage e a trarre giovamento è il brand nel suo insieme e quindi anche il principale asset dell’azienda: le scommesse appunto.





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