Da Elon Musk a Robert Kennedy Jr, la top five dei personaggi più divisivi al fianco di Donald Trump

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Il primo mese di governo americano firmato Donald Trump si è appena concluso. Sono trascorsi più di trenta giorni dal giuramento dell’ex tycoon che lo scorso 20 gennaio è diventato ufficialmente il 47esimo presidente degli Stati Uniti, vincendo le elezioni contro la candidata democratica Kamala Harris. Ma Trump aveva ben chiare le idee già da prima sulla squadra che avrebbe voluto al suo fianco, infatti subito dopo la chiusura delle urne del 5 novembre, ha riunito nella residenza di Mar-a-Lago, in Florida, i più fidati, pronti a fare cerchio intorno a lui. Uno su tutti: Elon Musk.

A distanza di un mese dal 20 gennaio 2025, giorno della cerimonia d’insediamento che si ricorderà soprattutto per il saluto con il braccio teso verso la folla e ripetuto due volte da Elon Musk, sono diverse le figure intorno a Donald Trump che scuotono il panorama politico degli Stati Uniti. Che si tratti di politici, imprenditori ma anche noti volti televisivi, alcuni dei protagonisti della sua amministrazione non passano certo inosservati per dichiarazioni e azioni conrete già messe in atto in queste prime settimane di lavoro. Ecco la Top five dei personaggi più divisivi che oggi affiancano il presidente Trump in un’amministrazione destinata a scrivere una pagina della storia degli Stati Uniti e non solo.

Elon Musk

In una delle immagini più recenti lo abbiamo visto impugnare una motosega regalatagli dal presidente argentino Javier Milei e su cui è inciso il suo nome e la scritta: «Viva la libertà, dannazione». La motosega è stato il simbolo della campagna di Milei per i tagli alla spesa pubblica e il passaggio a Musk ha lo stesso significato. Il milionario è infatti all’interno dell’amministrazione di Trump con il ruolo di capo del DOGE, dipartimento per «l’efficienza del governo». Un ruolo che Musk ha definito centrale se non si vuole il «fallimento del Paese». Tra le prime azioni messe in capo dal fondatore di X, non è passata inosservata un’email fatta inviare a tutti i dipendenti delle agenzie federali statunitensi, che sono più di due milioni, con oggetto: «Cosa hai fatto la scorsa settimana?». Nel testo della mail si chiedeva di riassumere in cinque punti le attività svolte, rispondendo all’Ufficio del personale e mettendo in copia il capo diretto. La mancata risposta, ha scritto Musk su X, sarebbe stata interpretata come una lettera di dimissioni.

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Robert F. Kennedy Jr.

Il nipote del presidente Jfk è stato scelto come segretario della Sanità e guida il dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (Hhs). Apertamente no-vax, sostiene l’utilizzo di latte crudo nonostante sia sostenuta la sua pericolosità per la salute dai regolatori federali, anti-abortista, ha messo in discussione la sicurezza della pillola per l’aborto farmacologico, è stato al centro delle polemiche per le sue posizioni contro i vaccini e il suo attivismo in favore di un approccio più conservatore alla salute pubblica. È sicuramente tra le scelte più divisive fatte da Donald Trump. «Sono d’accordo con il presidente Trump sul fatto che ogni aborto è una tragedia» ha detto Kennedy Jr in Senato. «Sono d’accordo con lui sul fatto che non possiamo essere una nazione di principi morali se abbiamo 1,2 milioni di aborti (dato di cui non si cita la fonte, ndr) all’anno».

Kristi Noem

Kristi Noem è una delle figure più controverse e fedeli a Trump. Ex governatrice del South Dakota, si è distinta per le sue posizioni ultraconservatrici e per una comunicazione politica aggressiva. Oggi, nel suo ruolo di Segretaria della Sicurezza Interna, è diventata il volto della nuova campagna di repressione dell’immigrazione illegale negli Stati Uniti. Noem ha costruito la sua carriera politica sull’opposizione a qualsiasi forma di restrizione statale, dal rifiuto dell’obbligo delle mascherine durante la pandemia all’appoggio incondizionato al secondo emendamento sul diritto alle armi. Contraria all’aborto e ai matrimoni omosessuali, è considerata una delle più ferventi esponenti della destra trumpiana. La sua immagine pubblica ha subito un duro colpo dopo la rivelazione, nella sua autobiografia, di aver ucciso il suo cane perché «non addestrabile, un episodio che ha suscitato indignazione anche tra i conservatori. Oggi è in prima linea nella battaglia contro l’immigrazione illegale, portando avanti la dura linea di Trump. In un messaggio televisivo che ha scatenato forti reazioni, ha dichiarato: «We will hunt you down!» («Vi daremo la caccia!»), rivolgendosi agli immigrati irregolari. Questa frase, che richiama una retorica da guerra interna, è il fulcro di una campagna pubblicitaria da 200 milioni di dollari, lanciata dal Dipartimento della Sicurezza Interna. Il video, diffuso a livello nazionale e internazionale, mostra immagini forti: immigrati ammanettati e condotti via dalle forze dell’ordine, accompagnati da una musica di sottofondo inquietante. Il messaggio è chiaro: l’era delle politiche migratorie più permissive è finita, e chi entra illegalmente negli Stati Uniti sarà trattato come un criminale. Il video si conclude con Noem che elogia apertamente Trump, ringraziandolo per aver reso «sicuri» i confini del Paese, un dettaglio che, secondo alcuni, è stato imposto direttamente dall’ex presidente.

Stephen Miller

Stephen Miller è il volto meno esposto, ma più influente della politica migratoria di Donald Trump. Con il suo ritorno alla Casa Bianca come Consigliere per la Sicurezza Interna, si prepara a realizzare la sua visione più estrema: un’America blindata, impermeabile all’immigrazione, dove le deportazioni di massa sono una strategia concreta. Sin dai suoi esordi in politica, Miller ha costruito la propria carriera sulla lotta contro l’immigrazione. Cresciuto sotto l’influenza di figure come Jeff Sessions e Michele Bachmann, ha affinato la sua retorica fino a diventare l’architetto delle misure più dure della prima amministrazione Trump. È stato lui a ispirare la politica di tolleranza zero, che ha portato alla separazione di migliaia di bambini dai loro genitori ai confini, ed è sempre lui ad aver modellato il famigerato Muslim Ban, il provvedimento che ha chiuso le porte degli Stati Uniti a intere nazioni a maggioranza musulmana. Ora che Trump è tornato alla presidenza, Miller non si limita a riproporre le politiche del passato, ma le spinge ancora oltre. Dietro le dichiarazioni incendiarie di Trump, spesso c’è la mano di Miller. È lui a scrivere i discorsi, a elaborare le strategie, a trasformare lo slogan in legge. Quando il presidente ha parlato di «avvelenamento del sangue» (dicembre 2023) causato dall’immigrazione, la traccia della sua influenza era evidente. E quando ha annunciato il ritorno di Thomas Homan come responsabile delle deportazioni, il disegno era chiaro: un apparato pronto a eseguire un piano di rimozione su scala mai vista prima.

Susie Wiles

Capo di gabinetto della Casa Bianca dal 20 gennaio 2025, è la prima donna nominata per questa posizione: è destinata a diventare una delle figure più influenti della politica americana. Ha lavorato per diverse campagne, tra cui quella di Mitt Romney e Rick Scott, ma è con Donald Trump che ha raggiunto il massimo della sua influenza. La sua esperienza amministrativa si limita a ruoli minori nel governo locale e nel Dipartimento del Lavoro. Trump è noto per la gestione caotica delle sue campagne e del suo mandato presidenziale, e Wiles ha avuto un ruolo chiave nell’organizzare e la campagna del 2024. Oltre alla politica, ha avuto una lunga carriera come lobbista. Ha lavorato per Mercury, un’importante società di lobbying con clienti come SpaceX, AT&T e l’Ambasciata del Qatar. Ha anche rappresentato l’industria del tabacco. La sua capacità di gestire e organizzare campagne elettorali complesse le ha garantito un ruolo centrale nell’amministrazione Trump. Tuttavia, la sua inesperienza nel governo federale e il suo background nel lobbying sollevano interrogativi su come affronterà le sfide del suo nuovo incarico.



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