Bilancio di sostenibilità e tematiche ambientali: cambiamenti climatici

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Le tematiche oggetto di rendicontazione all’interno del bilancio di sostenibilità sono soggette ad una preventiva valutazione per verificarne la rilevanza, al fine di fornire ai fruitori del bilancio una rappresentazione completa della situazione dell’azienda rispetto ai fattori ESG.

In sostanza, secondo i principi di rendicontazione europei ESRS, un tema ambientale, sociale o di governance non rilevante, può essere totalmente omesso nella rendicontazione, senza necessità di fornire particolari spiegazioni. A questa regola generale fa eccezione il tema dei cambiamenti climatici, oggetto del primo principio di rendicontazione ambientale (ESRS E1), per il quale la rilevanza è presunta. Nel caso l’azienda intenda omettere dalla propria rendicontazione le informazioni relative ai cambiamenti climatici deve fornire una spiegazione dettagliata del processo di valutazione che ha portato ad escludere questi aspetti la rilevanza di questi aspetti.

Ciò implica che, salvo rare eccezioni, ogni azienda deve fare i conti con l’impatto che le proprie attività riflettono sul cambiamento climatico e, viceversa, analizzare i rischi o le opportunità che i cambiamenti climatici possono generare per l’azienda.

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per le imprese

 

Vediamo sinteticamente quali sono le informazioni richiesta da ESRS E1 in tema di cambiamenti climatici.

Come per ogni tematica, viene richiesto all’azienda di fornire alcuni dati quantitativi – cd. metriche– ma anche numerose informazioni qualitative, cioè descrittive, circa:

  • le strategie dell’azienda in relazione alla tematica e come si integrano nel Business Model,
  • le policy adottate,
  • gli obiettivi che l’azienda si propone di raggiungere e quelli già raggiunti.

In tema di cambiamenti climatici i principali dati, cd. metriche, da rendicontare riguardano i consumi energetici e le emissioni di gas effetto serra.

Come noto il cambiamento climatico è causato principalmente dall’emissione in atmosfera dei cd. gas ad effetto serra (GHG, dall’acronimo inglese di GreenHouse Gas) i quali, a loro volta, sono principalmente generati, in ambito industriale, dall’utilizzo di combustibili di origine fossile.

Pertanto all’azienda è richiesto di fornire il dato riguardante il consumo totale di energia espresso in MWh, disaggregato per:

  • consumo totale di energia da fonti fossili;
  • consumo totale di energia da fonti nucleari;
  • consumo totale di energia da fonti rinnovabili, a sua volta disaggregato per:
    • combustibili da fonti rinnovabili (biomassa, biogas, idrogeno verde etc.);
    • acquisti di energia da fonti rinnovabili;
    • consumo di energia rinnovabile autoprodotta senza il ricorso a combustibili.

Per le aziende che operano in settori ad alto impatto climatico (si vedano i codici di cui all’elenco NACE, sezioni da A ad H e sezione L) è prevista una ulteriore e più dettagliata informativa.

I dati di cui sopra, di cui l’azienda si deve dotare per il proprio bilancio di sostenibilità, sono anche la principale base di calcolo della cd. Carbon Footprint, ossia l’ammontare delle emissioni annuali dei gas effetto serra, di ambito 1 e 2.

Brevemente ricordiamo che le emissioni si classificano in:

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  • emissioni di ambito 1 (o scope 1): si tratta delle emissioni dirette, ossia che derivano dal diretto utilizzo nelle attività aziendali di combustibili fossili (es. nei processi produttivi, oppure per riscaldamento, raffrescamento ec.) o per alimentare i veicoli aziendali;
  • emissioni in ambito 2 (o scope 2) o emissioni indirette: generati dai produttori di energia acquistata dall’azienda;
  • emissioni di ambito 3 (o scope 3) o emissioni indirette lungo la catena del valore: ossia che derivano dalle operazioni che l’azienda pone in essere lungo la sua catena del valore a monte e a valle e che non sono sotto il suo diretto controllo (es. trasporti di merci da terzi, operazioni produttive a monte e a valle, etc.).

Una volta determinati i consumi di energia da fonti non rinnovabili, suddivisi tra le attività di ambito 1 e 2,  è possibile determinare le emissioni di GHG  attraverso l’utilizzo di appositi fattori di conversione (Si vedano i fattori di conversione su ghgprotocol.org).

La quantità di emissioni di gas effetto serra da scope 1 e 2, espressa in tonnellate di CO2 equivalente, è una metrica considerata “base”, ossia che fa parte del set minino di informazioni richieste, non solo per le aziende “grandi”, soggette all’obbligo di rendicontazione sulla sostenibilità ma anche per le PMI, che rendicontano su base volontaria, nonché per le attività di rating bancario.

Evidentemente più complessa è la determinazione della quantità di emissioni di cui allo scope 3, in quanto dipende dalla disponibilità di informazioni relative alle emissioni generate dai diversi attori della catena del valore, es. fornitori, clienti, trasportatori etc. di cui l’azienda stessa non dispone e potrebbe non disporre facilmente (Si consideri che esistono comunque dei dati presuntivi determinati su base statistica). Per tale motivo le emissioni di cui allo scope 3 non sono attualmente considerate prioritarie, nemmeno per le grandi aziende, almeno con riferimento al primo anno di rendicontazione.

In conclusione, si ritiene opportuno sensibilizzare le imprese sull’importanza di organizzare un sistema di raccolta dei dati aziendali relativi ai consumi energetici ed alle emissioni climalteranti, che sempre più diventeranno elementi di richiesta dagli operatori esterni.



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