Crisi moda, Nardini scrive alla ministra del lavoro: “Prorogare ammortizzatori per tutto il 2025”

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“Come Assessora al Lavoro della Regione Toscana, dopo l’ultimo incontro del 7 febbraio con il Ministero, ho inviato una lettera ufficiale alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Elvira Calderone, per richiedere nuovamente interventi urgenti sugli ammortizzatori sociali a sostegno del settore moda che, come sappiamo bene, è colpito da una crisi persistente e dunque necessita del massimo sostegno”. Così in una nota l’assessora regionale Alessandra Nardini.

“Come ho già avuto modo di sottolineare, continuo ad essere convinta che si debba lavorare su due binari, congiuntamente con il livello nazionale: mettere in campo tutti gli strumenti, ed i necessari correttivi a questi strumenti, per aiutare il settore a superare questa crisi e confrontarci su quali misure possano rilanciare il settore. Per questo ho ribadito la richiesta di un tavolo permanente che veda l’impegno congiunto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, quello delle Imprese e del Made in Italy, le Regioni coinvolte e le parti sociali maggiormente rappresentative, sia per quanto riguarda le organizzazioni sindacali che le associazioni datoriali.

Prima di tutto, se vogliamo evitare i licenziamenti, con conseguente perdita di posti di lavoro e di competenze, torno a ripetere come sia fondamentale il tema degli ammortizzatori sociali e a questo proposito nell’incontro che si è tenuto il 7 febbraio al Ministero ho voluto chiarire un aspetto: il fatto che nonostante il quadro generale di crisi che affligge la moda, si sia assistito ad uno scarso ricorso agli ammortizzatori messi a disposizione dal Governo non deve produrre una lettura sbagliata, come se dunque lo strumento non servisse, ma piuttosto deve portare il Ministero ad interrogarsi su quali siano state le criticità nell’accesso e nell’utilizzo di questo ammortizzatore sociale per superarle”.

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Per l’assessora “occorre infatti riconoscere che l’analisi circa i dati sull’utilizzo della cassa in deroga prevista a fine 2024 con il DL160, è viziata da molteplici fattori che rischiano di distorcere il quadro reale perché le aziende hanno incontrato numerosi ostacoli burocratici e difficoltà nell’accesso agli ammortizzatori. Prima di tutto occorre riconoscere che la Circolare INPS 99/24 che ha chiarito gli aspetti tecnici per l’utilizzo dello strumento e soprattutto quali aziende della filiera moda potessero o meno farci ricorso, è intervenuta con troppo ritardo rispetto alla legge che ha introdotto l’ammortizzatore sociale specifico per il settore, e conteneva troppe incertezze; inoltre indicava un perimetro davvero ristretto, con codici ATECO che non coprivano assolutamente tutta la filiera moda. Lo stesso breve periodo coperto della cassa integrazione, prima ipotizzato in 12 settimane durante un incontro al Ministero sul tema e da parte nostra già ritenuto insufficiente, poi ulteriormente ridotto a causa del ritardo con cui lo strumento è stato reso disponibile ed il suo utilizzo chiarito con la suddetta circolare, nonché la previsione di dover anticipare l’indennità a carico delle aziende (che versano già in condizioni di difficoltà, e quindi spesso di carenza di liquidità) salvo conguaglio, hanno rappresentato vincoli oggettivi al concreto ricorso all’ammortizzatore. Peraltro, la scelta di subordinarne l’accesso all’esaurimento delle misure ordinarie, da attestarsi in una finestra di cosi breve durata, ha senza dubbio ancora di più limitato l’utilizzo, così come l’obbligo di dover indicare con assoluta certezza la ripresa produttiva, difficile per aziende in crisi. Insomma davvero troppe condizioni, limitazioni e cavilli, perché le imprese decidessero di attivare l’ammortizzatore.

Servono strumenti semplici ed efficaci, che siano in grado di garantire un orizzonte di almeno 12 mesi di copertura, dando alle imprese la possibilità di riorganizzarsi e di rilanciare il settore: non si può procedere con proroghe di due mesi in due mesi. Nella lettera che ho indirizzato alla Ministra ho ribadito tutto questo sottolineando l’importanza di un intervento immediato per superare l’attuale vuoto, in quanto dal 1° febbraio il comparto moda è privo di strumenti di sostegno ad hoc visto che l’ammortizzatore previsto con il DL160 e successivamente prorogato di solo 1 mese, è terminato il 31 gennaio”.

La richiesta al Governo, aggiunge Nardini, “è chiara: agire tempestivamente con un ammortizzatore che garantisca l’intero 2025, evitando soluzioni temporanee e frammentate e superi le criticità finora riscontrate.

Dal livello nazionale, sempre nell’incontro del 7 febbraio, ci era stato detto che si lavorava ad un nuovo strumento specifico, che mi auguro abbia appunto queste caratteristiche, e che bel frattempo si sarebbe almeno prorogato l’ammortizzatore esistente fino a qualche settimana fa. Ad ora questa proroga non è arrivata e queste settimane risultano scoperte, una situazione che non può quindi che preoccuparci e che chiediamo di sanare prima possibile e di arrivare in tempi rapidissimi alla messa a disposizione di uno strumento che copra tutta questa annualità.

La crisi del settore moda è profonda e diffusa, e richiede misure di ampio respiro nella copertura temporale e nella capacità di rispondere alle difficoltà d tutta la filiera, senza lasciarne, come accaduto finora, alcuni pezzi scoperti. Il nostro obiettivo è garantire tutele adeguate alle lavoratrici, ai lavoratori e alle aziende che rappresentano un’eccellenza del Made in Italy e una porzione fondamentale della nostra economia regionale. Come Regione continueremo a monitorare la situazione e a sollecitare il Governo affinché vengano adottate misure concrete per sostenere il settore e chi ci lavora.

Nelle richieste inviate alla Ministra Calderone è stata dunque evidenziata la necessità di adottare misure specifiche per garantire la tenuta occupazionale delle imprese del comparto e tutelare lavoratrici e lavoratori in questa fase di crisi profonda e diffusa. In particolare, la Regione Toscana, d’intesa con le parti sociali maggiormente rappresentative, sia organizzazioni sindacali che associazioni datoriali, ha avanzato una serie di richieste al Governo:

1. neutralizzazione dei periodi di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) per le imprese artigiane: così come fu fatto con la cassa CIG in deroga Covid, senza che tali periodi rientrino nel limite massimo previsto da Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato (FSBA) per la durata dei trattamenti di integrazione salariale;

2. trasferimento immediato delle risorse necessarie al FSBA per autorizzare il pagamento da parte del Fondo e garantire la continuità dei trattamenti;

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3. proroga per tutto il 2025 della CIG in deroga e l’estensione a tutti i codici ATECO della filiera moda;

4. eliminazione dell’obbligo di dover indicare con certezza la ripresa produttiva, vista l’entità della crisi in corso;

5. conferma dell’esenzione del contributo addizionale;

6. introduzione della sola modalità di pagamento diretto da parte di INPS, in modo che l’erogazione non gravi sulle imprese con l’anticipo delle risorse;

7. ampliamento della misura alle aziende con oltre 15 dipendenti e azzeramento dei contatori della cassa integrazione per le aziende industriali;

8. eliminazione dell’obbligo di esaurire gli ammortizzatori ordinari prima di accedere alla CIG in deroga.

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