‘Non ho mai osservato un fenomeno tecnologico così veloce e soprattutto accessibile. Non c’è più un gradino d’ingresso, perché nel momento in cui tu interagisci con semplicità e rapidità con un’intelligenza artificiale siamo in un contesto ‘plug and play’, accendo e parto. Oggi il vero divario è dato in primis dalla cultura digitale, ossia dall’approccio proattivo verso questi strumenti, e dalla governance dei dati, che devono però essere i tuoi aziendali. Se ti affidi alle informazioni accessibili a chiunque puoi essere più o meno bravo a valorizzarle, ma non ci sarà mai un reale vantaggio competitivo’. La traiettoria di sviluppo dell’intelligenza artificiale disegnata da Cristiano Boscato, chief executive officer di Dinova nonché education director e adjunct professor della Bologna Business School, ha la forma di un solco tecnologico netto tra passato e futuro, che non ammette punti di ritorno o margini di riflessione.
Il vero divario: cultura digitale e governance dei dati
Negli ultimi 25 anni l’innovazione tecnologica è stata costellata da diversi momenti di svolta, dall’avvento di Internet all’avanzata del cloud passando per l’esplosione del mobile. Ora però, spiega ad Affari&Finanza il numero uno della software house italiana specializzata in IA, data analysis e sicurezza informatica, ‘siamo su un altro pianeta e non offrire alle persone che lavorano strumenti per comprendere e utilizzare l’intelligenza artificiale significa rallentare la trasformazione’.
La riflessione del ceo di Dinova, nata a maggio lo scorso anno dall’accorpamento di quattro realtà del Gruppo Maggioli (DeepCyber, eLogic, Hibo e Injenia) con un fatturato aggregato di 80 milioni di euro e oltre 300 professionisti, è strettamente legata agli impatti inediti dell’adozione su scala aziendale dell’intelligenza artificiale generativa. ‘Grazie a questi strumenti io oggi risparmio tra il 15 e il 20 per cento del mio tempo, ma sicuramente io sono un cosiddetto ‘power user’ quindi potrei non essere un riferimento. Ammettiamo che sia anche solo il 5%: è mai esistita una tecnologia che dal primo giorno di utilizzo fa risparmiare due ore di lavoro a settimana? No. Tra l’altro parliamo di momento zero, perché con l’utilizzo crescente la percentuale può solo aumentare. Se poi scaliamo questo singolo risparmio sulla vita di un’azienda i risultati diventano impressionanti’.
Interacta: risparmio fino al 20% del tempo e knowledge management aziendale
Su questa visione Dinova ha costruito il proprio posizionamento strategico e in particolare il Dna di Interacta, una piattaforma software-as-a-service per la comunicazione e la collaborazione aziendale ispirata ai social network che ottimizza i processi interni creando relazioni più dirette, veloci e profonde tra le persone, secondo una logica di community. ‘Oltre a consentire lo scambio di informazioni tra le persone all’interno del team o con altre divisioni come se fosse un social network, la piattaforma raccoglie le interazioni con l’intelligenza artificiale generativa in uno spazio unico. L’integrazione di tutte queste informazioni, dati, documenti e competenze crea un unico grande patrimonio di conoscenza da cui tutti possono attingere, migliorando così il proprio lavoro individuale e al tempo stesso il lavoro collettivo. Se hai a disposizione un’intelligenza artificiale che può, ad esempio, riassumere ciò che è stato fatto negli ultimi sei mesi, individuare le best practice o suggerire ulteriori sviluppi, puoi davvero fare la differenza’.
La missione di Interacta è duplice: da un lato smuovere le aziende dalle sabbie mobili dei timori dell’IA, dall’altro evitare che le stesse imprese siano vittime di quello che Boscato definisce ‘il rischio del più grande IT shadow (lett. ‘ombra IT’) della storia’. ‘Alcune aziende temporeggiano perché temono che l’introduzione l’IA possa generare tensioni interne e alimentare la paura di perdere il posto di lavoro. Il problema è che non agire o rimandare significa esattamente rendere questo rischio reale. C’è un altro grande problema: tenere in stand-by l’intelligenza artificiale significa rischiare che le persone inseriscano dati aziendali e informazioni sensibili all’interno di altri strumenti personali. L’unico modo per evitare l’uso promiscuo è avere un perimetro AI aziendale in grado di garantire governance e sicurezza’.
La ventata di opportunità non deve comunque lasciare il campo a una fiducia cieca in questi strumenti, avverte Boscato. ‘Non sono perfetti e hanno allucinazioni, quindi bisogna avere consapevolezza dei limiti della tecnologia. Il rischio di fidarsi eccessivamente esiste, ma è un rischio fisiologico non così diverso dai rischi che hanno accompagnato altre innovazioni’. Il modello Interacta, e in particolare la centralizzazione del patrimonio informativo, ha attratto finora soprattutto grandi imprese e Pmi del retail, della Gdo e della manifattura in Italia e Spagna (‘nei prossimi mesi ci espanderemo in Francia e Regno Unito’).
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