Data center, 23 miliardi di investimenti in Italia entro il 2030. Ma c’è il problema dell’energia




Ultim’ora news 23 aprile ore 17

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Il mercato dei data center in Italia può attirare 23 miliardi di euro di investimenti entro il 2030. È la stima che emerge dalla prima ricerca del think tank di Teha Group sul settore, che sarà presentata al Technology Forum 2025 in programma l’8 e il 9 maggio a Stresa, sul Lago Maggiore.

Tuttavia, il boom del settore presenta più di una problematica, a partire dall’enorme quantità di energia che queste strutture consumano: il rischio, secondo Teha Group, è di vedere il fabbisogno energetico nazionale raddoppiare. Per evitare una crisi del sistema, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sta lavorando con il think tank per definire una roadmap nazionale.

Italia quinta in Europa per data center

A guidare il mercato globale sono gli Stati Uniti, con oltre 5 mila data center. Al secondo posto l’Unione Europea con 2.220 unità. L’Italia ospita il 7,6% dei data center europei e si colloca al quinto posto in Europa, dodicesima a livello mondiale. Ma, secondo Teha Group, ci sono margini di miglioramento grazie alla presenza, nella Penisola, di aree adatte a queste infrastrutture e con tempi di connessione bassi. Questi fattori possono fare da catalizzatore per gli investimenti dei colossi tecnologici con un impatto notevole sull’occupazione: l’analisi stima che i posti di lavoro nel settore possano triplicare in cinque anni. 

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A livello geografico è la Lombardia, e in particolare Milano, a trainare la crescita in Italia. Su 513 megawatt di potenza installata sul territorio nel 2024, 317 megawatt sono in Lombardia. La regione pesa, quindi, per il 61,8% del totale con il capoluogo che da solo rappresenta il 46,4% della capacità. 

I data center del futuro

Secondo le proiezioni di Teha Group, entro il 2028 il volume globale di dati passerà da 149 a oltre 394 zettabyte (trilioni di gigabyte). Di conseguenza, ci sarà bisogno di soluzioni scalabili ed efficienti e i data center hyperscale (le infrastrutture più potenti, costruite per scalare in fretta e ottimizzare le risorse) dovrebbero costituire il 60% della capacità complessiva in Italia nel 2029. A questi si affiancano infrastrutture distribuite e di dimensione più contenuta. 

Lo sviluppo del settore, però, deve fare i conti con alcune criticità: il fabbisogno energetico, che rischia di raddoppiare a livello nazionale senza una razionalizzazione delle risorse; la scarsità di personale qualificato; l’adeguamento delle infrastrutture, tenendo conto che per pianificare e realizzare un data center servono in media 18-24 mesi.

Il problema dell’energia 

Il nodo più difficile da sciogliere è quello dell’energia. La produzione di rinnovabili sta aumentando e la ricerca si aspetta una crescita di 42 terawattora tra il 2020 e il 2028. Tuttavia, il sistema di distribuzione rischia comunque di andare in sovraccarico, dal momento che i data center sono costruzioni energivore e il loro consumo potrebbe salire di 6 terawattora nello stesso periodo di tempo.

Infine, il costo dell’elettricità in Italia è tra i più alti al mondo e rappresenta un ostacolo per gli investimenti. Una soluzione, secondo il think tank di Teha Group, può essere la creazione di un Net Zero Digital Energy Hub che gli esperti descrivono come «un modello integrato di pianificazione territoriale che concentri gli investimenti in infrastrutture IT ed energetiche». (riproduzione riservata)



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