Si sente spesso parlare di PMI, cioè Piccole e Medie Imprese a cui si aggiungono spesso le micro imprese, ma cosa sono e come si distinguono?
Molti bandi pubblici sono destinati solo a determinate categorie di imprese, ad esempio PMI, inoltre ci sono agevolazioni specifiche per le imprese in base alla loro dimensione. Diventa quindi importante contraddistinguere una PMI (Piccola e Media Impresa) rispetto a una Micro-impresa e rispetto a Grandi imprese. In Italia le PMI sono circa 206 mila, rappresentano il 41% del fatturato annuo e danno lavoro al 33% degli occupati del settore privato.
Si tratta quindi di un’importante realtà economica e rappresenta il tessuto sociale della nostra imprenditoria. Proprio tale diffusione e l’importanza per il tessuto sociale, le rende destinatarie di misure di favore.
Ecco quindi la definizione di Micro, Piccola, Media e Grande impresa data dal legislatore italiano.
Perché è importante definire i limiti delle PMI?
Quando c’è un bando pubblico che destina delle risorse a una media impresa o a una micro impresa sono in tanti a chiedersi se effettivamente rientrano in tale categoria o se, invece, ne sono fuori. Proprio per questo diventa importante avere dei criteri fissi di definizione.
La definizione di PMI nei bandi pubblici fa riferimento alla Raccomandazione n° 2003/361 /CE della Commissione europea del 6 maggio 2003.
Nella Raccomandazione si sottolinea che viene considerata impresa ogni entità, qualunque sia la sua forma giuridica, che eserciti un’attività economica. Sono considerate impresa anche le attività artigianali, commerciali a titolo individuale o familiare. Per quanto riguarda la dimensione si devono avere 2 punti di riferimento, cioè il numero di addetti e il fatturato.
Differenza micro impresa, piccola e media impresa e grandi imprese
Si considerano Micro-impresa le attività che hanno meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo, oppure un totale di bilancio annuo, non superiore a 2 milioni di euro.
Si definisce Piccola impresa l’attività che si avvale della collaborazione di meno di 50 dipendenti e ha un fatturato, o un totale di bilancio annuo, non superiore a 10 milioni di euro.
La Media impresa è, invece, caratterizzata dalla presenza di meno di 250 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro.
Sono considerate Grandi imprese quelle che hanno un totale di dipendenti superiore a 250 unità e un fatturato superiore a 50 milioni di euro o un totale di bilancio superiore a 43 milioni di euro.
Come devono essere conteggiati i dipendenti delle PMI?
Diventa a questo punto importante determinare come devono essere conteggiati i dipendenti. In base alla Raccomandazione devono essere compresi i dipendenti dell’impresa a tempo determinato o indeterminato, iscritti nel libro matricola dell’impresa e legati all’impresa da forme contrattuali che prevedono il vincolo di dipendenza, fatta eccezione di quelli:
- posti in cassa integrazione straordinaria;
- proprietari gestori;
- soci che prestano anche attività lavorativa nell’attività e percepiscono un compenso.
Non sono conteggiati:
Il criterio dell’occupazione è il principale, mentre il fatturato è un criterio secondario per la determinazione della corretta classificazione dell’impresa. Per fatturato annuo si intende si intende l’importo netto del volume di affari comprendente le vendite e le prestazioni di servizi che costituiscono l’attività ordinaria dell’impresa, diminuiti degli sconti ed abbuoni concessi alle vendite, dell’IVA e delle altre imposte direttamente connesse con la vendita. Per totale di bilancio si intende il totale dell’attivo patrimoniale.
PMI Innovative, cosa sono?
All’interno delle PMI devono poi essere individuate le PMI innovative che si caratterizzano per competenze interne, processi o prodotti. Le PMI innovative sono definite dall’articolo 4 del decreto legge DL 3/2015, che descrive una PMI innovativa come una PMI con sede in Italia, non quotata in un mercato regolamentato e che soddisfa almeno due dei requisiti qui elencati:
- gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione devono essere uguali o superiori al 3% della maggiore entità tra costo totale e valore della produzione;
- almeno 1/5 della forza lavoro è costituita da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, oppure almeno 1/3 da soci o collaboratori a qualsiasi titolo in possesso di una laurea magistrale;
- l’impresa deve essere titolare, depositaria o licenziataria di un brevetto registrato o, in alternativa, titolare di un software registrato.
Per le PMI innovative sono spesso previsti interventi e agevolazioni specifiche.
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