Nel mezzo della bufera che imperversa in borsa a causa della guerra commerciale dei dazi avviata dal presidente Usa, Donald Trump, contro il mondo e in particolar modo contro la Cina, il private equity continua ad avviare fondi e a far raccolta. Anzi, pare che in qualche modo le tensioni sulla nuova ondata di protezionismo possano avvantaggiare chi opera fuori dai listini regolamentati, come spiega a Milano Finanza Roberto Crapelli, managing partner di Quadrivio Group, che sta lanciando il nuovo Artificial Intelligence Private Equity Fund. Si tratta dell’ottavo fondo del gruppo, della durata di 8 anni, che andrà a investire (anche in occasione del delisting dalla borsa) in pmi soprattutto italiane e poi europee con ricavi tra 15 e 200 milioni. E un’ottica di maggioranza. Il target di redditività (Irr) è in linea con le performance storiche del gruppo: 25% medio.
Domanda. Il contesto geopolitico pesa molto sui mercati. Che riflessi ci sono sul private equity?
Risposta. La geopolitica è tornata a essere un fattore dominante. Tuttavia, la situazione nel private equity è meno complessa di quanto appaia, almeno per chi, come noi, ha adottato un approccio diversificato su più fondi e asset class. Ci sono diverse ragioni per cui siamo relativamente sereni.
D. Ce le può sintetizzare?
R. La prima è che stiamo assistendo a un cambio di paradigma. Fino a poco tempo fa, gli investitori distinguevano tra settori ciclici e anticiclici. Oggi, invece, sono i fattori geopolitici – dazi, sussidi e interventi governativi – a scandire i cicli economici. Questo sta accelerando la riallocazione dei portafogli verso investimenti tangibili, in contatto diretto con l’economia reale. E noi, confrontandoci costantemente con investitori, registriamo una crescente preferenza per gli asset reali, capaci di bilanciare volatilità e incertezza dei mercati finanziari.
D. Quali implicazioni per le strategie di private equity?
R. Le dinamiche attuali possono rappresentare un’opportunità, a patto però di rivedere le strategie d’investimento. Serve maggiore specializzazione, capacità di intercettare macro-trend di mercato e tecnologici e una focalizzazione forte sulla creazione di valore lungo le filiere produttive. La globalizzazione e l’arbitraggio geografico non bastano più. Le mappe geo-economiche si stanno modificando: mercati di riferimento e contesti competitivi si restringono o si espandono in base a fattori extra-mercato, come i dazi o il riorientamento della spesa pubblica, per esempio sulla difesa o la sicurezza.
D. Ci sono implicazioni per i processi di exit?
R. Sì. I multipli in fase di uscita potranno penalizzare aziende leader globali molto esposte all’export e ai dazi. Viceversa, potrebbero premiare imprese focalizzate su mercati più stabili o interni, meno influenzati dalla geopolitica. In un contesto così frammentato, vince chi ha competenze profonde nei settori in cui investe e sa generare margini operativi a doppia cifra. Abbiamo lanciato diversi fondi tematici basati su megatrend come lusso, longevità e industria. In ciascuno abbiamo costruito team specializzati e competenti, capaci di accompagnare le aziende in un percorso di crescita concreta.
D. E ora vi state muovendo anche sul fronte tech e AI.
R. Esatto. Abbiamo avviato un nuovo fondo dedicato a tecnologia e intelligenza artificiale. In Italia e più in generale in Europa, esiste un bacino molto interessante di aziende che possono fare dell’AI un vero motore di creazione di valore industriale. Penso a system integrator, software vendor indipendenti, esperti di infrastrutture cloud e di cybersecurity: realtà spesso piccole, ma numerose e ricche di competenze, che possono cogliere le opportunità dell’AI se supportate con capitale e visione industriale.
D. Qual è la vostra strategia di investimento su questo fronte?
R. Puntiamo a creare veri e propri poli tecnologici europei. Oltre alle aziende dell’information technology, il fondo guarderà anche a settori come la robotica e l’advanced manufacturing, dove l’adozione dell’AI è un fattore chiave per lo sviluppo di sistemi di nuova generazione.
D. Che obiettivi vi siete dati con questo nuovo fondo?
R. ll fondo sull’AI ha un target di raccolta di 300 milioni di euro, con un hard cap a 400. Siamo in fase di pre-marketing e puntiamo al primo closing entro l’estate. Abbiamo già una lista di potenziali target e contiamo di effettuare i primi investimenti entro l’anno. (riproduzione riservata)
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