le nuove sfide per le PMI


Le imprese italiane, spinte dalla digitalizzazione e supportate da incentivi come il PNRR (Industry 4.0 e 5.0), devono continuare a investire per crescere e restare competitive. Questa trasformazione coinvolge tutti i settori e comporta nuove sfide, soprattutto in ambito di sicurezza informatica. A livello europeo, la Direttiva NIS2 introduce nuovi obblighi di cybersecurity, con impatti rilevanti anche per le PMI. Un’indagine condotta da Deloitte Private su 200 leader di PMI italiane analizza come le aziende stanno affrontando questa transizione digitale e la crescente importanza della sicurezza per competere sul mercato. E’ quanto emerge dallo studio “Trasformazione digitale e Cybersecurity: le nuove sfide per le PMI nell’era della Direttiva NIS2”, condotto da Deloitte Private su 200 leader di PMI italiane.

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-Le imprese intervistate mostrano un certo grado di incertezza circa il futuro dello scenario competitivo e di mercato in cui operano. Infatti, la percezione principale che emerge dal panel è che nei prossimi 12 mesi opereranno in un contesto generale incerto (63%); tuttavia, la quasi totalità del campione si attende una qualche crescita del proprio business (89%). Prospettive più attenuate, seppur positive, si rilevano rispetto all’incremento del proprio settore di appartenenza (82%) e del sistema Paese (64%).

-Prioritario per salvaguardare la strategia di crescita aziendale da qui ai prossimi 12 mesi resta il tema dell’inflazione (54%). Altro rischio percepito come elevato per la strategia di business è quello relativo alla stabilità dei mercati finanziari, citato da oltre un’azienda su quattro; mentre quello della crisi energetica resta un fenomeno più marginale da monitorare.

-Nel breve termine, per il campione intervistato, risulta importante concentrarsi principalmente sull’innovazione dei processi. Ulteriori azioni, a cui le aziende dichiarano di voler fare ricorso, sono investire sulle risorse umane e trasformare la struttura organizzativa, sviluppando nuove aree di business, effettuando nuove assunzioni e implementando nuove tecnologie.

-Nello scenario attuale, infatti, diventa cruciale la capacità di generare solidità organizzativa, pur in condizioni complesse; essere una PMI, per la maggior parte del panel degli intervistati, garantisce una marcia in più nell’affrontare momenti complessi come quello attuale (70%), ma soprattutto nell’implementare una strategia e soluzioni tecnologiche e innovative (79%).

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Il digitale come pietra angolare per la creazione di valore

-La trasformazione digitale è vista dalle aziende come l’investimento più importante per incrementarne il valore sia oggi che in futuro (84%).

-La diffusione delle tecnologie, infatti, richiede già oggi un profondo ripensamento dei modelli di business esistenti secondo oltre sette leader su dieci. Ad essere convinti di ciò sono soprattutto i vertici delle medie imprese (85% contro il 68% delle piccole imprese).

-È necessario valorizzare il potenziale e posizionamento anche all’interno della propria catena di fornitura. Infatti, circa il 60% delle aziende intervistate si sta orientando verso soluzioni digitali per individuare fornitori alternativi e migliorare la forza e l’agilità della propria catena di fornitura.

Contestualmente all’evoluzione del contesto, in termini di rischi informatici e in riferimento all’ecosistema di business, le aziende del panel prevedono che fornitori e clienti diretti chiederanno un’attenzione maggiore rispetto alla sicurezza informatica (65%) e pertanto dovranno investire in digitalizzazione, e quindi anche cybersecurity, per adeguarsi al nuovo scenario regolamentare (67%).

-A fronte di una generalizzata ed elevata consapevolezza dell’esigenza di rivedere il proprio modello di business per facilitare la diffusione delle tecnologie, la media di coloro che dichiarano di essere attualmente impegnati a ripensare la propria strategia di innovazione per garantire la piena transizione digitale nei prossimi 5 anni si attesta al 65%.

-Le principali sfide che, secondo il panel di aziende intervistate, la tecnologia può aiutare a risolvere: primo fra tutti l’aumentare la propria produttività e competitività. Ulteriori aspetti percepiti come positivi sono la riduzione dei costi operativi e lo sviluppo di nuove competenze.

-L’elemento culturale è cruciale per far sì che un’azienda possa abbracciare la trasformazione digitale: i dati dell’Osservatorio Deloitte Private indicano che la maggior parte delle imprese intervistate (79%) dichiara di avere un livello di preparazione e una cultura imprenditoriale necessari per affrontare la transizione digitale nel medio termine.

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-Per quanto concerne gli investimenti, le aziende intervistate si stanno focalizzando su tecnologie di tipo infrastrutturale, le quali permettono accesso ai servizi Web e la gestione digitale di una o più funzioni aziendali. Le realtà aziendali del panel che, in questo senso, risultano più avanzate sono quelle che geograficamente operano in più mercati, rispetto a quelle che si rivolgono solo al mercato domestico.

-Nel complesso, 2 aziende su 5 dichiarano che nel prossimo anno gli investimenti digitali della propria azienda aumenteranno, mentre la restante parte di imprese prevede di investire in modo stabile. Le realtà più votate ad incrementare i propri investimenti risultano le aziende più giovani e quelle che dichiarano di avere una conoscenza dell’evoluzione del nuovo contesto normativo e dell’introduzione della Direttiva NIS2.

L’importanza dell’intelligenza artificiale

-A prescindere dall’aspetto dimensionale e grado di maturità digitale, il panel di aziende intervistate riconosce 3 principali benefici nel ricorrere alle tecnologie basate sull’AI: avere maggiore efficienza e produttività, ridurre i costi aziendali e ottimizzare le risorse, nonché controllare meglio ed essere più efficaci nel gestire i rischi esterni ed interni all’azienda.

-Per implementare con successo l’Artificial Intelligence e garantirne un utilizzo sicuro e consapevole, la maggior parte delle aziende (76%) dichiara che è necessario monitorare i rischi associati (ad esempio cybersecurity, frodi, implicazioni etiche) e le normative di riferimento, come la recente Direttiva NIS2.

-Un’azienda su quattro utilizza soluzioni di Artificial Intelligence in ambito cybersecurity, di cui però, la maggior parte, ne fa ancora un uso marginale. Per queste realtà, le principali funzionalità di tali soluzioni AI-based riguardano: l’identificazione di nuove minacce (57%), la ricerca e l’analisi di correlazione tra eventi (31%) e la rilevazione di anomalie (12%). Alla quota di aziende che fa ricorso a tali soluzioni, si aggiunge quella che ad oggi non le adotta ma ne prevede l’adozione nei prossimi 12 mesi (17%), a fronte di quella che dichiara di non avere alcuna intenzione di adottarle (57%).

Quest’ultima percentuale, che rappresenta oltre la metà del panel, mostra che il percorso per l’adozione dell’Artificial Intelligence richieda ancora un impegno significativo da parte delle PMI.

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Il giusto approccio alla sicurezza informatica tramite la governance aziendale

-La maggior parte delle imprese del panel (74%) indica che l’aumento del rischio informatico legato alla gestione di nuovi dati sia una delle più grandi sfide legate all’implementazione di tecnologie basate sull’Artificial Intelligence nella propria azienda.

-Il comportamento e le intenzioni del panel di investire in sicurezza mostrano come l’attenzione delle aziende sia più che un desiderata da perseguire in futuro, quanto piuttosto un elemento cruciale per poter investire e attuare le proprie strategie e azioni in ambito digitale e tecnologico: per il 77% il tema della sicurezza informatica è prioritario nell’ambito della strategia complessiva della propria azienda.

-La propensione delle aziende intervistate ad aumentare i propri investimenti in cybersecurity e a riconoscergli importanza si traduce concretamente nel possedere una pianificazione in ambito di cybersecurity. Infatti, dalla presente indagine emerge che il 74% ne ha sviluppato una: il 28% indica di avere un approccio consolidato, mentre il 46% dichiara che il proprio approccio potrebbe essere migliorato.

-Per fronteggiare il contesto e migliorare il proprio atteggiamento alla sicurezza informatica, le PMI possono mettere in pratica diverse azioni in materia di cybersecurity: L’azione in ambito cyber ritenuta principale dalle aziende è relativa al tema della formazione dei talenti al proprio interno. Un secondo elemento, in ordine di priorità, è quello relativo al controllo del proprio ecosistema di business dal punto di vista dei rischi. Ulteriore tassello, che presuppone i precedenti punti, è relativo al dotarsi di un modello di governo che tenga conto dei fenomeni esterni ed interni all’azienda e indirizzi quelle che sono le azioni aziendali, sostenendole sulla base di una strategia del rischio. Questa urgenza di dotarsi di una governance basata su una strategia e su infrastrutture robuste e resilienti, per le imprese potrebbe realizzarsi proprio a seguito dell’attuale evoluzione del quadro normativo italiano ed europeo (Direttiva NIS2 e DORA), e comportare anche un incremento degli investimenti aziendali in sicurezza informatica.

-Secondo questo nuovo quadro determinato dalla Direttiva NIS2, per le aziende, il tema della sicurezza digitale non è solo destinato a coinvolgere figure aziendali specifiche come il Responsabile della Sicurezza Informatica (CISO) o il Responsabile Informatico (CIO), quanto anche i profili che dirigono e governano l’azienda. Figure responsabili della sicurezza informatica sono attualmente presenti nel 74% delle aziende intervistate, mentre nel 26% dei casi si tratta di realtà che al momento ne sono sprovviste. Di queste, una su tre si sta attivando per individuare una figura interna o esterna all’impresa, mentre per le altre 2 aziende su tre al momento tale tematica non risulta prioritaria.

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