AGI -Gianfranco Librandi, imprenditore già deputato per due legislature, è attualmente vice coordinatore regionale di Forza Italia in Campania.Pma che politico, però, è un imprenditore, titolare della TCI Group, azienda leader nella produzione di componenti elettronici per l’illuminazione. Partendo dalla stretta attualità, questa conversazione non può che iniziare dai dazi imposti dell’amministrazione americana e dalle preoccupazioni crescenti del mondo dell’impresa.
Onorevole, nella sua esperienza di imprenditore, che impatto avranno i dazi nell’economia italiana?
I dazi imposti dagli Stati Uniti hanno un impatto reale, soprattutto in un paese come l’Italia, che fonda buona parte della sua forza economica sull’export. Penso alla manifattura, all’agroalimentare, all’automotive, ma anche al comparto tecnologico in cui opero da anni, come quello dell’elettronica e dei led. Settori integrati nelle filiere internazionali, che rischiano di essere penalizzati da misure protezionistiche.
Come vice coordinatore di Forza Italia in campagna vedo inoltre un rischio concreto per il nostro territorio. Solo verso gli USA la Campania esporta quasi un miliardo di euro l’anno. Alcuni comparti, come l’agroalimentare e il farmaceutico, sono fortemente esposti e per questo condivido in pieno il piano di azione per l’export lanciato dal ministro Tajani, che punta ad accompagnare le imprese italiane con strumenti diplomatici, commerciali e strategici. L’obiettivo è ambizioso ma realistico, raggiungere i 700 miliardi di export entro fine legislatura, tutelare i prodotti simbolo del Made in Italy, aprire nuovi mercati in Africa, Asia, Sud America e Balcani. Non possiamo restare fermi né reagire in modo scomposto. Dobbiamo governare la transizione, anticipare le crisi, offrire le imprese alternative concrete.
Quanto pesa l’instabilità geopolitica nella vita di un imprenditore che poi esporta anche all’estero?
Molte volte sono spaventato perché non so esattamente come fare, che decisioni prendere, allora ci vuole tanto coraggio e tanto studio, cercare di interpretare il futuro e cercare di prendere le decisioni giuste. Quando 30 anni fa ho comprato la prima azienda in Cina era una scommessa importante. Pesa tantissimo, bisogna essere in grado di interpretare un po’ il futuro facendosi aiutare dai propri dirigenti, facendo tante fiere, incontrandosi con i clienti, cercando di capire quali sono i veri interessi dei cittadini di ogni nazione del mondo e quindi questo è il problema più grandeinterpretare il futuro, che non è poco.
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