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Arrivano i dazi – Confartigianato Vicenza


Cavion (Confartigianato): “Preoccupano le ricadute sull’export delle imprese artigiane. Importante attivare politiche monetarie e fiscali che attutiscano il colpo, intercettare nuovi mercati e incentivare quello interno europeo”

Con i dazi alle porte sale la preoccupazione per le imprese artigiane e vicentine in particolare considerato che quello statunitense è il 2° mercato di destinazione dell’export manifatturiero berico. Con il 9,7% gli Stati Uniti concorrono, infatti, a portare le esportazioni vicentine extra UE al 50,1% (dietro la Germania al 10,9% e prima della Francia al 9,1%). Tra i principali prodotti che prendono la strada degli Stati Uniti i macchinari e apparecchiature (24,7%), l’oreficeria e occhialeria (19,9%), articoli in pelle e simili (10,5%), apparecchiature elettriche (9,1%) e metallurgia (7,5%). Il rischio di dazi fissati al 20%, dai conteggi effettuati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza, è che le esportazioni subiscano un calo del 16,8% pari a 365,3 milioni di euro (sui di 2.174milioni di euro del 2024).

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“Il tema dei dazi non è da sottovalutare soprattutto perché si somma ai costi dell’energia in aumento e a un diffuso senso di incertezza anche tra i consumatori. Preoccupa il fatto che le aziende esportatrici si troveranno nuovi costi da sopportare, costi che le nostre aziende, e dall’altra parte gli importatori, presumibilmente spalmeranno su tutta la catena di valore con inevitabili rialzi anche delle spese delle famiglie che quindi taglieranno dove potranno – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza-. I dazi non riguardano solo l’UE e quindi va considerato anche come reagiranno gli altri Paesi colpiti. Se anche loro metteranno nuovi dazi è possibile si inneschi un effetto domino da cui nessuno uscirà ‘vincitore’ ma tutti saranno sconfitti. In termini di interventi è fondamentale che l’Europa si muova compatta anche con la valutazione di politiche monetarie che possono rendere più appetibile l’euro, politiche fiscali a supporto delle imprese, e strategie che incentivino l’innovazione. È fondamentale che l’Europa sia interlocutore autorevole e deciso, e soprattutto agisca velocemente, cosa che purtroppo non è abituata a fare, in questa partita. Azioni importanti soprattutto per evitare di perdere il passo nei confronti di altri mercati. Poi bisogna guardare oltre, rivedere le mappe commerciali e intercettare nuovi mercati dove il Made in Italy è apprezzato per la sua qualità, posizionandosi magari con filiere e catene di valore più forti della singola impresa. Ma va anche incentivato il mercato interno europeo nostro ‘naturale’ sbocco e dove i cittadini vivono una situazione, dazi e spese, molto simile a quella italiana. Resta, come detto, la partita dei costi dell’energia che rappresentano una voce di bilancio tanto importante quanto imprevedibile. La somma di tutto questo è un rallentamento degli investimenti”.

Aggiunge poi il presidente: “Non pensiamo che la politica dei dazi preoccupi solo noi. Introdotti come conseguenza del disavanzo commerciale degli USA nei confronti dell’UE a 27, nel breve periodo i dazi alzano i prezzi pagati da imprese e consumatori, in primis proprio quelli statunitensi. Un eccesso di inflazione potrebbe determinare un rialzo dei tassi da parte della FED e una rivalutazione del dollaro che, penalizzando le esportazioni degli Stati Uniti, genererebbe un paradossale effetto opposto a quello atteso dai dazi. Nel frattempo gli altri paesi più colpiti dai dazi USA, come la Cina, potrebbero spostare le vendite sui mercati europei, aumentando la concorrenza per il Made in Italy che a questo punto necessita di maggiori tutele. Insomma quello dei dazi è un tema che va affrontato nel suo complesso”.



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