La Cina lancia segnali al mondo per rilanciare la fiducia nell’economia e riconquistare gli investitori esteri. In un momento di forte incertezza, tra crisi immobiliare, disoccupazione giovanile e consumi in stallo, Pechino apre le porte ai colossi occidentali.
Ma mentre il presidente Xi Jinping parla di cooperazione e libero scambio, la strategia interna si muove su un secondo binario. Le principali banche pubbliche cinesi riceveranno iniezioni di capitale per oltre 70 miliardi di dollari. Una doppia manovra, diplomatica e finanziaria, per cercare di reggere l’urto della crisi.
Xi Jinping apre agli investitori
Il governo cinese ha chiamato a raccolta le multinazionali più influenti al mondo, nel tentativo di rimettere in moto la macchina degli investimenti esteri. A colazione con Pechino c’erano figure di peso: dai giganti della tecnologia come Apple e Samsung, a colossi dell’automotive come Mercedes e BMW, passando per big pharma e circuiti finanziari.
Il messaggio lanciato da Xi Jinping è che l’economia globale ha bisogno di cooperazione, non di barriere. E la Cina è pronta a fare la sua parte, aprendo nuovi spazi al capitale straniero, garantendo vantaggi reciproci e resistendo alla tentazione del protezionismo che, secondo il leader cinese, “si sta intensificando”.
La Cina punta sul credito di Stato
Sul fronte interno, però, la narrazione si fa più pragmatica. Per rafforzare il sistema bancario e sostenere la liquidità, quattro tra le principali banche statali (Bank of China, China Construction Bank, Postal Savings Bank e Bank of Communications) riceveranno iniezioni di capitale per un totale di 72 miliardi di dollari.
Il finanziatore principale è lo Stato stesso, tramite il ministero delle Finanze, che parteciperà agli aumenti di capitale. L’obiettivo è innalzare i livelli di solidità patrimoniale, frenare l’eccessiva leva finanziaria e tenere sotto controllo i rischi sistemici in un momento in cui il settore privato appare riluttante a ripartire.
L’Europa guarda alla Cina
La Cina attira, ma divide e l’Europa si interroga su come gestire una concorrenza sempre più agguerrita. Alfredo Altavilla, ex numero uno di Ita Airways e oggi consigliere speciale di Byd, colosso cinese dell’auto elettrica, ha invitato a superare la logica dei muri: “Collaborare con l’industria cinese può aiutare tutti, anche in Europa, a offrire prodotti migliori”.
Ma a frenare questa apertura ci sono dazi, scelte politiche instabili e una transizione ecologica ancora senza bussola. “Il rinvio delle multe sulle emissioni è una farsa”, ha detto Altavilla, che invoca neutralità tecnologica e regole certe, soprattutto per le ibride. Perché l’industria, senza direzioni chiare, rischia di perdere la rotta.
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