Vongole in crisi a causa del granchio blu, 200 milioni di danni


Il settore della pesca delle vongole in Italia sta vivendo una crisi senza precedenti, con conseguenze economiche devastanti per l’intero comparto e per le comunità costiere che su di esso basavano la loro sussistenza.

Il granchio blu, una specie aliena che si è diffusa fuori controllo, ha messo in ginocchio una produzione che fino a pochi anni fa garantiva un fatturato annuo di almeno 200 milioni di euro.

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Oggi, tra pescherecci messi in vendita e famiglie costrette a reinventarsi, il futuro appare incerto.

Le strategie per contenere il granchio blu

In attesa del piano interministeriale per l’emergenza granchio blu, annunciato in pompa magna ma ancora fermo, i pescatori stanno tentando il tutto per tutto per salvare quanto rimane del settore.

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Per esempio, alcuni hanno cercato di mettere in sicurezza il seme delle vongole e sfruttare al massimo il granchio stesso, provando a destinarlo alla commercializzazione, soprattutto all’estero.

Tuttavia, il mercato non facilita questa operazione: solo il 15% del prodotto è commestibile e la richiesta è ancora limitata.

È nata poi l’idea di riconvertire gli impianti da vongole a ostriche, che potrebbe essere una possibile soluzione, ma nei fatti presenta ostacoli rilevanti. Secondo Fedagripesca, questa operazione richiederebbe dai 3 ai 5 anni e investimenti che possono raggiungere i 50mila euro per struttura.

Inoltre, non c’è solo il problema della spesa economica: le tecniche di allevamento delle ostriche sono completamente diverse da quelle delle vongole, richiedendo infrastrutture più articolate, acque marine anziché salmastre e un mercato di riferimento molto specifico.

Quindi, l’allevamento di ostriche, seppur promettente, non è una soluzione immediata.

Quanto vale il mercato delle ostriche in Italia

Il mercato delle ostriche in Italia è in espansione e, anche se ancora limitato rispetto ad altri Paesi europei, secondo le stime degli esperti potrebbe generare fino a mezzo miliardo di euro se adeguatamente sviluppato.

La qualità delle ostriche italiane è riconosciuta a livello internazionale, con varietà pregiate come l’Ostrica rosa di Scardovari, la verde del Golfo dei Poeti e la nera di Goro.

Le potenzialità, quindi, esistono e, se sviluppata correttamente, questa filiera potrebbe generare nuove opportunità lavorative per giovani e donne.

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Inoltre potrebbe influenzare positivamente tutti i comparti correlati, che in qualche modo beneficerebbero di una maggiore richiesta di servizi e beni legati al commercio e alla produzione.

Servono interventi concreti per le vengole

Il dramma della crisi delle vongole non è, come abbiamo visto, un problema circoscritto a un singolo settore, ma coinvolge in modo profondo l’intero tessuto socio-economico di numerosi comuni costieri, in particolare del Delta del Po, una delle aree più colpite.

Le comunità che tradizionalmente si sono infatti sostenute grazie alla pesca delle vongole si trovano ora a fare i conti con una realtà drammatica: pescherecci abbandonati o messi in vendita, famiglie che lottano per sopravvivere e pescatori che, privati del loro mezzo di sostentamento, sono costretti a reinventarsi una professione.

Per questo motivo le istituzioni sono state chiamate a rispondere a questa emergenza, non solo con misure di contenimento del granchio blu, ma anche con ulteriori politiche di supporto a una riconversione efficace del settore ittico.

Anche perché, nel lungo termine, la sola protezione delle vongole non basta, ma occorre anche diversificare l’offerta e promuovere attività che siano sostenibili e competitive nel contesto europeo.

Il settore ha bisogno di un piano strategico che unisca la gestione dell’emergenza con investimenti mirati, che consentano alle imprese di adattarsi a nuove realtà produttive.

Questo piano dovrà includere incentivi per l’ammodernamento degli impianti e per la formazione dei pescatori, ma anche misure fiscali favorevoli, come la riduzione dell’Iva dal 22% al 10% come nel resto del mondo, che possano favorire l’ingresso delle ostriche nel mercato globale.

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La perdita di un comparto così vitale per l’economia del Paese avrebbe effetti devastanti non solo sulle attività produttive, ma anche sul tessuto sociale delle zone costiere, che rischiano di perdere una delle loro principali fonti di reddito.

Senza un intervento concreto e tempestivo, rischiamo di compromettere irreparabilmente un patrimonio che ha reso l’Italia un attore di primo piano nel settore della pesca in Europa.

In gioco non c’è solo l’economia, ma anche la sostenibilità delle comunità locali, il loro benessere e la loro capacità di resistere a una crisi che non conosce confini.





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