Agrofarmaci, dietro ci sono competenze e anni di ricerca


L’Osservatorio Agrofarma restituisce una fotografia di un’industria italiana degli agrofarmaci che continua a progredire attraverso collaborazioni con numerosi enti di ricerca pubblici e privati per mettere a disposizione mezzi sempre più sostenibili e in linea con gli obiettivi della Commissione europea

«I numeri raccolti dall’Osservatorio Agrofarma mettono in evidenza come la nostra industria degli agrofarmaci continui a percorrere la strada, intrapresa da anni, verso un sistema agroalimentare innovativo, sostenibile, sicuro e competitivo. Ogni anno il comparto investe oltre 30milioni (il 3% del fatturato annuo) in ricerca e sviluppo, un valore due volte superiore rispetto alla media del comparto industriale. La ricerca continua a progredire anche grazie a numerose collaborazioni con enti di ricerca pubblici e privati: Università, centri di saggio, organizzazioni di produttori e tutte le molteplici professionalità e competenze che il panorama italiano offre». Ha dichiarato Paolo Tassani Presidente di Agrofarma-Federchimica all’incontro per la presentazione dei nuovi dati dell’Osservatorio portato avanti in collaborazione con Aretè.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Nella Vision for Agriculture and Food la Commissione europea dichiara il proprio impegno a predisporre una strategia digitale dell’Ue e a presentare una proposta per accelerare l’introduzione sul mercato di strumenti per il biocontrollo, principi assolutamente in linea con le priorità del settore. «Le basi ci sono – commenta Tassani – speriamo che la visione non si trasformi in miraggio. Auspichiamo che venga applicato un cronoprogramma, che vengano fatte norme in tempi rapidi per la semplificazione dell’iter regolatorio. Lato nostro dobbiamo operare un’adeguata pressione sui decisori politici, facendo ancora più leva sulle Regioni, per trasmettere i valori condivisi da tutto il comparto».

I nuovi numeri dell’Osservatorio Agrofarma

Gli ultimi dati dell’Osservatorio Agrofarma sono stati presentati da Enrica Gentile di Areté, società indipendente di ricerca, analisi e consulenza economica interamente specializzata sui settori agricoltura e food a cui è affidata la responsabilità scientifica del progetto.

Agricoltura digitale

Dal 2017 al 2024, il mercato dell’Agricoltura 4.0 è cresciuto progressivamente raggiungendo un picco di 2,5 miliardi di euro nel 2023. Il 2024 segna però una svolta, con una contrazione dell’8% e assestando il valore a circa 2,3 miliardi di euro. Il calo è riconducibile soprattutto al settore delle macchine agricole, a causa degli investimenti effettuati negli anni precedenti e della progressiva riduzione degli incentivi 4.0, come Psr, Piano Agricoltura 4.0 e legge Sabatini.

La contrazione del mercato è principalmente riconducibile al calo delle tecnologie «hardware». Le soluzioni per i macchinari connessi (29% del valore) e per la telemetria, monitoraggio e controllo mezzi/attrezzature agricole (27%) continuano però a costituire la maggior parte del mercato. Cresce il peso delle soluzioni «software», come software gestionali aziendali (14% del mercato e un peso sul totale del valore del +3% rispetto al 2023) e sistemi di supporto alle decisioni (10% del mercato e +5% rispetto al 2023).

La tua casa è in procedura esecutiva?

sospendi la procedura con la legge sul sovraindebitamento

 

Le soluzioni 4.0 trovano il loro principale impiego nelle attività “di campo”. Tra le aziende agricole che adottano almeno una di queste soluzioni, il 50% le utilizza per la difesa e il diserbo, seguite dal monitoraggio delle colture (40%) e dalle attività di fertilizzazione (39%). Nelle fasi operative esterne, rilevante anche l’impiego nella pianificazione dell’attività colturale e aziendale (31%).

La limitata propensione degli agricoltori all’innovazione tecnologica si riflette in investimenti ancora contenuti, seppur in crescita. L’Italia registra un livello di adozione delle tecnologie innovative inferiore rispetto ad altri paesi europei. Nel 2023, su un totale di 36,6 miliardi di euro spesi nel settore agricolo, solo l’1,1% (pari a 405 milioni di euro) è stato destinato all’agricoltura di precisione.

Agrofarmaci, in Italia vendite in calo


Agrofarmaci

Nonostante l’elevato numero di dati sottoposti a segreto statistico (quota che negli anni è andata aumentando e che quindi incide parecchio sul valore finale della produzione), nonché l’indisponibilità di dati complessivi per il 2023, l’andamento delle vendite nelle categorie per cui sono disponibili dati dettagliati evidenzia una contrazione nel valore della produzione venduta di circa il -13% rispetto al 2022 e un modesto incremento (+7%) rispetto al 2018.

Il saldo commerciale italiano nel settore degli agrofarmaci resta negativo anche nel 2024, seppur in modo minimo rispetto ai volumi totali di scambio. I valori di import ed export registrati nei primi 11 mesi del 2024 sono leggermente superiori a quelli dello stesso periodo del 2022 e 2023. Il saldo commerciale nel 2023 risulta negativo per tutte le categorie, ad eccezione degli erbicidi, che registrano un saldo positivo di 6 milioni di euro, in linea con la tendenza alla riduzione delle importazioni nette osservata negli ultimi anni; nel 2024 il saldo ritorna però negativo. Particolare attenzione merita la categoria dei fungicidi, che dopo un picco nel 2021 (saldo positivo di 60 milioni), ha registrato un calo delle esportazioni negli anni successivi sino a raggiungere un saldo negativo per circa 31 milioni nel 2024. Infine, gli insetticidi registrano per la prima volta in 6 anni un saldo netto positivo per circa 22 milioni.

I dati sulla struttura produttiva del settore e gli indicatori economici dal 2018 al 2022 evidenziano una crescita del settore: aumento del fatturato (28%) e del surplus operativo lordo (+58,2%). Il 2023 interrompe il trend di crescita del settore, segnando un calo sia del fatturato totale che di quello per addetto, in contrasto con gli andamenti positivi degli anni precedenti.  Sostanzialmente stabile il numero di imprese impiegate.

Per la prima volta sono stati indagate anche le collaborazioni di ricerca. Delle 1.870 collaborazioni mappate, oltre la metà è con centri di saggio; più di un quarto sono state attivate con il settore agricolo e oltre 200 con enti pubblici. Tra gli altri soggetti sono compresi, laboratori di analisi, imprese di consulenza (regolatoria, tecnica, legale, ecc.) e diversi altri soggetti privati che cooperano con gli associati. Interessante il numero di collaborazioni con imprese fornitrici di servizi digitali (DSS, monitoraggio, ecc.).

Agricoltura bio

Le superfici destinate ad agricoltura biologica in Italia continuano a crescere. L’incidenza del bio sulla Sau totale italiana (20,4% nel 2023) è di gran lunga superiore alla media europea, pari al 11,4 % nel 2023. Con 2,5 milioni di ettari totali nel 2023, le colture a biologico più diffuse sono foraggere (20%), prati e pascoli (19%), seguiti dai cereali (14%). Sempre molto importanti anche olivo e vite, con alte percentuali in conversione (22-23%) e oltre 400mila ettari complessivi. La frutta in guscio si conferma come la coltura con la più elevata quota di superfici in conversione.

Le prime tre regioni, in termini di distribuzione delle superfici, sono Toscana (38%), Calabria (38%) e Sicilia (31%), seguite da Basilicata, Marche, Lazio e Puglia; prima regione del nord Italia, il Trentino-Alto Adige, con un peso percentuale del 21%.

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

Osservatorio AgrofarmaI quattro pilastri della Vision for agriculture and food

  1. Rafforzare la competitività del settore agroalimentare, garantendo redditi equi agli agricoltori attraverso una revisione della Direttiva sulle pratiche commerciali sleali e una politica agricola comune (Pac) più mirata;
  2. Aumentare la resilienza del settore mediante diversificazione delle relazioni commerciali e allineamento delle norme di produzione per i prodotti importati;
  3. Promuovere lo sviluppo rurale attraverso il ricambio generazionale, il potenziamento delle competenze digitali, e il sostegno alle donne nel settore agricolo;
  4. Accelerare la transizione ecologica con pratiche innovative per la decarbonizzazione, strategie per la gestione delle risorse idriche, e incentivi per il carbon farming.

Si assiste quindi a un cambio di approccio e a una ricalibrazione degli obiettivi ambientali del Green Deal, in particolare:

  • target di riduzione delle emissioni Ghg fissato per il 2040;
  • eliminazione dei target quantitativi rigidi;
  • nuova condizionalità integrata Pac, vincolata non solo a parametri ecologici;
  • riduzione degli oneri amministrativi per gli agricoltori;
  • strumenti di sostegno al reddito semplificati, sotto forma di incentivi;
  • blocco delle importazioni di prodotti trattati con sostanze vietate nell’Ue;
  • allineamento degli standard per accedere al mercato unico per i paesi terzi;
  • supporto all’innovazione digitale in agricoltura;
  • moratoria sulle restrizioni ai principi attivi oggi autorizzati (senza alternative validate scientificamente si vieta solo in caso di comprovato grave rischio per la salute);
  • accelerazione dell’accesso al mercato dei prodotti per il biocontrollo;
  • quadro normativo a sostegno delle nuove tecniche genomiche (completamento del relativo processo legislativo e rapida applicazione);
  • incentivi agli agricoltori che adottano pratiche rigenerative (incentivo indiretto per agrofarmaci che migliorano la salute del suolo).

Pac, più fondi da spendere meglio

«Questa mattina è stato approvato in commissione agricoltura il testo sul futuro quadro finanziario pluriennale dell’unione europea per il periodo 2028-2034 in cui chiediamo che il bilancio della politica agricola comune sia all’altezza delle sfide del settore con più fondi meglio spesi per rafforzare la competitività dei nostri agricoltori» ha comunicato Stefano Bonaccini, membro Commissione Agricoltura del Parlamento europeo.

Per raggiungere questi obiettivi sono state identificate quattro priorità:

  1. potenziamento dei fondi per la Pac e l’indicizzazione all’inflazione;
  2. forte sostegno al reddito tramite pagamenti diretti più efficienti e indirizzati esclusivamente agli agricoltori attivi che forniscono valore aggiunto ambientale e sociale;
  3. revisione automatica del quadro finanziario pluriennale in caso di accesso di nuovi Paesi all’Unione europea a partire ad esempio dall’Ucraina che da sola rappresenterebbe circa il 20% della Sau dell’Ue;
  4. migliore gestione delle crisi ambientali e strumenti nuovi come la riserva di crisi della Pac da trasformare in un fondo di riassicurazione europeo.

«Ma vogliamo anche aumentare i finanziamenti per la ricerca e l’innovazione per promuovere l’agricoltura di precisione, le tecniche di evoluzione assistita e le soluzioni di biocontrollo, l’uso della robotica e dei droni – ha detto l’ex governatore –. La nuova visione europea è particolarmente positiva dal mio punto di vista perché torna a porre l’attenzione sulla sicurezza alimentare la competitività e la redditività delle aziende agricole in chiara discontinuità in questo caso discontinuità positiva rispetto a quanto fatto dall’ex commissario dell’unione europea all’agricoltura Wojciechowski. Finalmente gli agricoltori diventano protagonisti della transizione ecologica e non più imputati».

Pretendere una maggiore reciprocità

Dai primi anni 80 a oggi, la produzione di ortofrutta è passata da circa 44 milioni di tonnellate a 23,5 milioni di tonnellate. È la suggestione che ha lasciato Paolo Bruni, presidente del Cso Italy, in apertura della tavola rotonda. «Si giustifica l’aumento dei costi, la maggiore competitività internazionale ma non i danni causati dal cambiamento climatico o dai parassiti. Se di fronte a malattie nuove arrivassero anche nuove armi allora il conto sarebbe in equilibrio, ma così non è. Dalle mille molecole di dieci anni fa siamo passati a circa 300. Così è come chiamare gli agricoltori ad andare in guerra senza armi».

«La vision va benissimo, se alle parole seguiranno i fatti – ha sottolineato Bruni –. Saremo in grado di essere consequenziali a questa filosofia introdotta in discontinuità con la legislazione precedente? Per farlo è necessario pretendere la reciprocità nei confronti degli altri Paesi per evitare di portare sulle tavole prodotti importati per i quali sono stati utilizzate molecole vietate in Italia da quarant’anni».

Comunicare di più la ricerca che portiamo avanti da anni

«Abbiamo apprezzato i nuovi orientamenti della Commissione, meno ideologici e più realistici – commenta Stefano Boncompagni, responsabile Settore fitosanitario e difesa delle produzioni della Regione Emilia-Romagna –. Ma se le affermazioni non si trasformano in strumenti di regolazione allora non cambierà nulla. Le nostre carte sono più che in regola. In Italia tra il triennio 2011-13 e quello 2020-22 la quantità di principi attivi negli agrofarmaci commercializzati si sono ridotte del 20%. Ma non basta, il nostro compito è dare agli agricoltori degli strumenti nuovi».

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

«La Regione Emilia-Romagna lo fa da tempo – ha aggiunto – basti pensare ai bollettini settimanali (più di 200 all’anno) basati sui risultati di 27 modelli previsionali che lavorano in continuo da anni, ai più recenti test di mini elicotteri con sistema di visione artificiale per il monitoraggio e l’identificazione di piante colpite dalla flavescenza, ai test di droni per i trattamenti fitosanitari con l’obiettivo di usarli in condizioni di impraticabilità dei trattamenti con i mezzi classici. Ma in Emilia-Romagna abbiamo anche 31 centri di taratura delle macchine irroratrici. Tutte queste informazioni devono essere raccontate al grande pubblico, dobbiamo metterci la faccia e cambiare la narrazione che esiste sul settore agricolo».





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari