Fondazione per la Famiglia e altre proposte per combattere povertà e disuguaglianze sociali
Il recente rapporto ISTAT sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie italiane per il biennio 2023-2024 fotografa una situazione economica complessa, segnata da un calo del potere d’acquisto, un aumento della povertà e un’accentuata disuguaglianza nella distribuzione del reddito.
L’inflazione, anche in rallentamento rispetto agli anni precedenti, ha eroso i guadagni delle famiglie, mentre le misure adottate dai governi succedutesi in questi anni si sono rivelate insufficienti o limitate nel tempo.
Crescita nominale, perdita reale
Secondo il rapporto, nel 2023 il reddito medio annuo delle famiglie è aumentato in termini nominali del 4,2%, raggiungendo i 37.511 euro (circa 3.125 euro al mese). Tuttavia, l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto dell’1,6% contraendo il reddito medio a 30.039 euro annui (2.503 euro al mese).
Un divario significativo si evidenzia tra le diverse classi sociali: il 20% più ricco guadagna 5,5 volte più del 20% più povero, con un aumento rispetto al rapporto di 5,3 punti rispetto al 2022. Questi dati mostrano una crescente polarizzazione della ricchezza, che colpisce soprattutto le fasce più deboli.
Povertà e rischio di esclusione sociale
Nel 2024, il 23,1% della popolazione italiana, pari a circa 13,5 milioni di persone, è a rischio di povertà o esclusione sociale, in lieve aumento rispetto al 2023, quando era al 22,8%. Tra questi, il 18,9% è in condizioni di povertà relativa, mentre il 4,6% si trova in grave deprivazione materiale e sociale.
Le categorie più colpite sono i giovani soli (15,9%), le famiglie monogenitoriali (19,5%), i nuclei familiari con cinque o più componenti (33,5%) e i monogenitori con figli (32,1%). A livello territoriale, il Mezzogiorno registra il tasso più alto di persone a rischio (39,2%), mentre il Nord-est ha la percentuale più bassa (11,2%). Gli anziani soli sono particolarmente svantaggiati, con un reddito mediano annuo di soli 17.681 euro.
Il 20% più ricco guadagna 5,5 volte più del 20% più povero (ph web)
Misure adottate finora: inefficaci e parziali
Secondo Pensiero Popolare Italiano (PPI), le politiche adottate finora si sono rivelate insufficienti e frammentarie. La contrattazione collettiva copre circa il 90% dei lavoratori dipendenti, ma spesso non è rispettata, soprattutto nei settori caratterizzati da alta precarietà o lavoro sommerso.
Pensiero Popolare Italiano ritiene indispensabile “un intervento legislativo che regolamenti in modo certo l’applicazione dei contratti collettivi a tutte le aziende di un determinato settore, con sanzioni per chi non li rispetta”.
Anche l’introduzione del salario minimo, sebbene garantisca una base di reddito dignitosa, ha dei limiti se applicato senza una visione strategica più ampia. PPI avverte che, se introdotto isolatamente, potrebbe distorcere il mercato del lavoro, penalizzare le piccole imprese e ridurre gli incentivi all’assunzione. Una soluzione più efficace, secondo PPI, potrebbe prevedere sussidi integrativi legati alla formazione continua e alla ricerca attiva di lavoro.
Il governo ha introdotto un taglio temporaneo del cuneo fiscale per il 2024, con una riduzione di 6-7 punti percentuali a seconda del reddito. Tuttavia, secondo Fabio Desideri, segretario nazionale di PPI, “senza una riforma strutturale, che renda il taglio permanente e preveda sgravi anche per le aziende che assumono o alzano i salari, l’impatto positivo sarà limitato”.
Oggi, esistono misure di decontribuzione per le assunzioni di giovani e categorie svantaggiate, ma non ci sono incentivi diretti per chi aumenta gli stipendi. PPI propone, quindi, sgravi fiscali per le imprese che aumentano gli stipendi oltre una certa soglia.
Anche i programmi di formazione finanziati dal PNRR, come il GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori) e il Fondo Nuove Competenze, mostrano una distribuzione disomogenea sul territorio nazionale e coinvolgono un numero limitato di aziende. PPI chiede un maggiore coordinamento tra pubblico e privato e incentivi strutturali per le imprese che investono nella riqualificazione dei lavoratori.
Infine, l’abolizione del Reddito di Cittadinanza (RdC) nel 2023 ha portato all’introduzione dell’Assegno di inclusione, che copre una fascia ristretta della popolazione, e del Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), con un massimo di 350 euro al mese, ma con vincoli stringenti. Questo nuovo sistema esclude molte famiglie in difficoltà, come quelle senza figli o che includono persone con disabilità. Pensiero Popolare Italiano chiede un sostegno integrativo per tutti coloro che, pur avendo un lavoro, non riescono a superare la soglia di povertà.
Le proposte di Pensiero Popolare Italiano
Pensiero Popolare Italiano, attraverso la Fondazione per la Famiglia, propone un pacchetto di misure concrete per combattere la povertà e sostenere le famiglie italiane.
Tra le principali misure figurano contributi per le spese scolastiche, sanitarie e di cura dei figli, oltre ad agevolazioni sui mutui per la prima casa per famiglie numerose o in difficoltà.
Nel 2024, 13,5 milioni di persone a rischio povertà o esclusione sociale (ph web)
Sul piano fiscale, PPI propone la detassazione dei redditi da lavoro per famiglie con almeno due figli e una terza gravidanza in corso, con versamenti diretti all’erario da parte della Fondazione per ridurre il carico fiscale delle famiglie.
Inoltre, PPI intende introdurre un’integrazione salariale per i lavoratori poveri che, pur avendo un’occupazione, non raggiungono la soglia di povertà.
Sono previsti anche incentivi per le imprese che investono in formazione e garantiscono salari dignitosi.
Le misure si rivolgono a famiglie italiane e comunitarie residenti in Italia, famiglie monoparentali in difficoltà economica o sociale, figli di detenuti, nuclei con donne in stato di gravidanza dal quinto mese e famiglie extracomunitarie con figli nati in Italia, stabilmente residenti e con reddito da lavoro.
In conclusione, Desideri afferma che “la strategia proposta da Pensiero Popolare Italiano punta a un approccio strutturato e inclusivo, capace di garantire maggiore equità sociale e sostenere le famiglie nel lungo periodo”.
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