© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Alla luce delle tante tensioni internazionali, e del rapido sviluppo delle nuove tecnologie, è necessaria una maggior diffusione e promozione della cultura dei rischi cyber tra le organizzazioni aziendali di piccole e medie dimensioni. Perché se le grandi aziende hanno ormai raggiunto un livello di sicurezza accettabile, fra quelle di minori dimensioni la consapevolezza dei rischi digitali è ancora limitata, così come gli investimenti in materia. Per questo è fondamentale che il Paese adotti un approccio strategico che favorisca la cultura della cybersecurity. Queste le conclusioni delineate oggi nel corso della presentazione del Rapporto cyber index Pmi, realizzato da Generali e Confindustria, con il supporto scientifico dell’Osservatorio cybersecurity & data protection della school of management del Politecnico di Milano e con la partecipazione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Un rapporto da cui emergono più ombre che luci, nonostante sulla cultura dei rischi cybernetici si siano fatti passi avanti: le piccole e medie imprese italiane raggiungono complessivamente un livello di consapevolezza in materia di sicurezza digitale di 52 su cento, in crescita di un punto percentuale rispetto al 2023. Il 44 per cento delle Pmi, sulle mille intervistate, riconosce il rischio cyber ma solo il 15 per cento ha un approccio strategico e la capacità di valutare il rischio cyber e mitigarlo. Allo steso modo, solo il 29 per cento delle imprese può essere definito consapevole, ovvero è in grado di comprendere le implicazioni dei rischi cyber ma con una capacità operativa spesso ridotta per poter agire correttamente. Una situazione complessa, se si considera anche che il 56 per cento delle imprese di piccole o medie dimensioni è poco consapevole, con un 18 per cento che nel Rapporto viene definito “principiante”.
Tutto questo a fronte di un panorama di riferimento per la sicurezza informatica che sta vivendo un momento delicato, visto che dal 2018 al 2023 è stato rilevato un aumento del 79 per cento degli attacchi gravi di dominio pubblico a livello mondiale. Però, è stato sottolineato oggi, l’evoluzione delle tecniche di intelligenza artificiale e l’avvento della GenAI rappresentano un fattore determinante per la cybersicurezza delle organizzazioni, perchè miglioreranno la capacità di proteggere gli asset informatici e informativi e contribuiranno a intensificare ulteriormente la minaccia. “Le piccole e medie imprese – ha sottolineato oggi Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale – svolgono un ruolo fondamentale nella crescita della nostra economia ma sono sempre più spesso bersaglio di attacchi informatici. I dati presentati oggi fotografano, purtroppo, ancora una situazione di scarsa maturità cyber da parte del settore e su questo bisogna fortemente investire”. Parole condivise anche da Pietro Labriola, delegato del presidente di Confindustria per la transizione digitale, secondo cui la sicurezza informatica “è una sfida che riguarda imprese, istituzioni e cittadini. In un contesto di minacce sempre più sofisticate è fondamentale che il Paese adotti un approccio strategico che favorisca la cultura della cybersecurity”. E’ dunque necessario, questo il concetto condiviso da tutti oggi, “dobbiamo quindi investire in tecnologie sicure, accrescere le competenze e costruire un sistema di collaborazione pubblico-privato che consenta alle nostre aziende, soprattutto alle Pmi, di proteggersi efficacemente”.
Leggi anche altre notizie su Nova News
Clicca qui e ricevi gli aggiornamenti su WhatsApp
Seguici sui canali social di Nova News su Twitter, LinkedIn, Instagram, Telegram
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link