Chi ha più terra ha più aiuti. Il 74% va a chi possiede oltre 15 ettari


Il settore agroalimentare nazionale posiziona l’Italia in terza posizione a livello europeo per valore alla produzione: parliamo di 74,6 miliardi di euro. Davanti a noi la Francia (con 88,4 miliardi di euro) e la Germania (con 75,4 miliardi di euro). L’Italia inoltre, dalle ultime cronache, è leader in termini di valore aggiunto generato (pari a 42,4 miliardi di euro).

Cosa ci dicono questi dati?

Ci rappresentano l’agricoltura italiana come una risorsa importante per l’economia nazionale, che incide su più fronti all’interno del Sistema Paese e che, nonostante questo ottimo posizionamento, si trova ad affrontare performance congiunturali – quali i cambiamenti climatici, le evoluzioni dei mercato, gli scenari interni e quelli internazionali – che trovano difficoltà ad essere recepite da un settore con specifiche caratteristiche strutturali: forte specializzazione e vocazionalità (pensiamo ai prodotti distintivi di alta qualità, inseriti nelle filiere Dop e Igp), una struttura imprenditoriale fortemente polverizzata.

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Dai dati in possesso di Agea, possiamo leggere il settore attraverso molteplici lenti di ingrandimento, permettendo così una visione ampia e declinabile attraverso affondi interpretativi molto interessanti.

Il 74% va ad aziende da oltre 15 ha. Il gender gap? Resiste

Il ruolo di Agea Coordinamento

Agea Coordinamento è l’interlocutore italiano con l’Unione Europea in relazione alla Politica Agricola Comune (PAC), e permette un costante flusso di informazioni che tende ad armonizzare le regole unionali su tutto il territorio nazionale e a garantire gli interessi dell’Unione stessa.

Gli interventi portanti della PAC 2023-2027 sono il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) che punta a favorire lo sviluppo economico delle zone rurali e l’inclusione sociale – contrastando la povertà e creando opportunità per le comunità locali e gli aiuti diretti – e il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) che sostiene il reddito agricolo e stimola l’utilizzo di pratiche agricole ambientali. Tutte azioni che contribuiscono a sistematizzare l’equilibrio tra crescita economica, tutela ambientale e benessere delle popolazioni, delineando un futuro più sostenibile e resiliente per l’agricoltura europea.

Le Regioni italiane ripongono molta fiducia nei confronti delle logiche che sottendono la PAC: prendiamo ad esempio le percentuali delle domande richieste nella campagna 2024 relative al FEASR/Sistema integrato di Gestione e Controllo (SIGC) (fig. 1) e quelle del FEAGA – aiuti diretti – (fig. 2) della nuova programmazione PAC 2023-2027.

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Le domande FEASR 2023/2027 per regione

Ecco chi chiede più risorse

Come si evince dai dati analizzati dal Centro Studi di Agea,

le percentuali maggiori di richiesta di fondi a valere sul FEARS/SIGC provengono dalla Sardegna (11.5%), segue la Sicilia (10.5%) e la Campania (9.7%), mentre le percentuali dei fondi a valere sugli aiuti diretti del FEAGA provengono dalla Puglia (19.2%), dalla Sicilia (11.7%) e dalla Calabria (9.2%).

Non è difficile immaginare come tali regioni rappresentino realtà che necessitano un fabbisogno finanziario più elevato rispetto ad altre – per diverse caratteristiche produttive, per esposizioni climatiche e requisiti strutturali e territoriali. Emerge l’importanza del dato nella sua dimensione assoluta e rappresentativa. Riuscire ad armonizzare le esigenze regionali e nazionali significa provvedere a sistematizzare la lettura dell’intero patrimonio informativo dell’Agenzia, in questo caso le diverse percentuali evidenziate, per tradurle in azioni concrete e fattive rispondendo così alla molteplicità delle esigenze territoriali.

Le domande sugli aiuti diretti per regione

La finalità di Agea è quella di armonizzare le procedure per una efficace attuazione delle regole operative della PAC per la gestione delle relative spese e promuovere uno sviluppo equilibrato, armonico, nelle diverse aree geografiche seppur nel rispetto di ogni specificità territoriale.

Le risorse a chi ha più ettari

Scendiamo nel dettaglio. Attraverso la lente di ingrandimento fornita dal Centro Studi di Agea, possiamo osservare che il complesso degli aiuti richiesti nel sistema degli Organismi Pagatori risulta disomogeneo in funzione degli ettari posseduti dalle imprese agricole (fig. 3).

Distribuzione del totale aiuti rispetto alla classe Ha

Infatti,

Il 74% del totale degli aiuti è indirizzato a coloro i quali dichiarano di avere più di 15 ettari, il 21% a chi ha tra i 15 e i 3 ettari, mentre solamente il 5% va a beneficio di chi possiede meno di 3 ettari.

Avendo una disponibilità di ettari maggiore, i grandi attori della filiera riescono ad ottenere maggiori finanziamenti e, dunque, come facilmente intuibile, l’enorme disparità grava sulle spalle dei piccoli imprenditori all’interno della classe (espressa in ettari) più bassa. Nonostante questa rappresentazione, si rileva che in Italia emerge un leggero trend di riequilibrio della distribuzione dei suddetti fondi (74% alle grandi aziende agricole) per garantire un maggiore supporto alle aziende di piccole e medie dimensioni, considerato che la vecchia programmazione della PAC attribuiva l’80% dei sussidi al 20% delle grandi aziende agricole.

Lo squilibrio di genere

I dati in possesso di Agea, inoltre ci consentono un ulteriore affondo interpretativo: lo squilibrio che esiste nella ripartizione tra i generi (fig. 4). Gli agricoltori maschi che hanno fatto richiesta degli interventi FEASR/FEAGA SIGC per la campagna 2024 corrispondono al 75%, mentre il restante 25% rappresenta gli agricoltori di genere femminile.

Gli importi richiesti per genere 

Da dove cominciare?

Dall’assunto secondo cui se l’equità di genere può risultare un ulteriore fattore di attrattività del settore primario, allora occorre investire sulla formazione e garantire più tutele al lavoro delle donne. In questo senso Agea è sugli avamposti della linea di azione, stringendo accordi con le Università (ci riferiamo all’ultimo accordo sottoscritto con l’Università della Tuscia) a fronte dei quali poter immettere nel sistema agroalimentare alte professionalità in linea con i fabbisogni di un settore, come quello agrario, sempre più orientato all’innovazione e alla multifunzionalità con un forte taglio interdisciplinare.

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Come si evince dalla suddetta figura di riferimento, pur essendo cambiati i requisiti di ammissibilità delle misure e degli interventi tra la vecchia e nuova programmazione della PAC, si evidenzia che la sostanzialmente il gap tra i generi è rimasto invariato.

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