Patto tra Intesa Sanpaolo e Confindustria da 40 miliardi per le aziende del Sud


Cosa vuol dire, alla fine dei conti, che il Mezzogiorno è cresciuto e non è più ormai da anni la periferia dimenticata del Paese? Vuol dire puntare senza indugi sulle sue opportunità come ha fatto la più importante Banca del Paese, Intesa Sanpaolo, che annuncia un plafond di 40 miliardi nei prossimi quattro anni per sostenere gli investimenti delle pmi meridionali, a conferma del «ruolo strategico del Sud per l’intero Paese», come dice Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. Vuol dire, come ribadisce Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria, che «il Mezzogiorno è un pilastro strategico per la crescita del Paese e dell’industria italiana ed europea». Banca Intesa e Confindustria, ovvero i protagonisti di un accordo – illustrato ieri all’Unione Industriali di Napoli – che ha un valore enorme: non è solo un atto di fiducia verso un’economia territoriale capace di produrre una crescita del Pil superiore alla media nazionale in ognuno degli ultimi tre anni, ma un vero e proprio riconoscimento della sua affidabilità e dunque delle possibili prospettive di sviluppo.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Banca e imprese alleate, insomma, «per rilanciare lo sviluppo del sistema produttivo e cogliere le opportunità di Transizione 5.0 e Intelligenza Artificiale, integrando così le risorse già stanziate da Intesa Sanpaolo per la realizzazione degli obiettivi del Pnrr». Sono le stesse ragioni che hanno portato l’istituto di credito guidato da Carlo Messina e la più importante associazione imprenditoriale a firmare a gennaio il nuovo Accordo quadriennale per la crescita delle imprese italiane del valore complessivo di 200 milioni. A Napoli «il nostro primo incontro territoriale, a conferma dell’attenzione e della storica vicinanza di Intesa Sanpaolo al Mezzogiorno – dice Barrese -. Insieme a Confindustria, continueremo a supportare per i prossimi quattro anni l’economia meridionale mettendo a disposizione 40 miliardi di euro da investire nelle nuove opportunità per le imprese nel Paese e sui mercati esteri. Crediamo nelle potenzialità del Sud Italia, che rappresenta la settima area manifatturiera europea e ospita un quarto delle filiere italiane, e confidiamo che anche queste iniziative potranno favorire l’accelerazione degli investimenti e della crescita anche grazie alla Zes Unica, in grado di garantire vantaggi fiscali e semplificazione amministrativa».

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Gli strumenti

Con l’accordo, sottolinea Orsini, «vogliamo rafforzare gli strumenti a disposizione delle imprese meridionali in una fase decisiva, mettendo al centro investimenti, credito e semplificazione. Il nostro impegno congiunto punta a valorizzare le potenzialità del territorio e la Zes Unica rappresenta un’opportunità concreta per accelerare la competitività del Sud, attrarre capitali e rafforzare le filiere produttive. Insieme a Intesa Sanpaolo, vogliamo creare le condizioni per un rilancio strutturale, agganciando il Mezzogiorno alle grandi trasformazioni economiche in atto. Un Sud più forte significa un’Italia più competitiva in Europa e nel mondo».

Tutt’altro che casuale il riferimento alla Zona economica speciale unica, una delle chiavi di volta per l’attrattività del Mezzogiorno. Straordinario l’impatto della misura sul sistema delle imprese meridionali e sulla loro capacità di investire: le autorizzazioni uniche concesse finora sono salite a 471, come emerge dall’aggiornamento del coordinatore della Struttura di missione di Palazzo Chigi Giosy Romano. «Dieci miliardi di nuovi investimenti, 10mila nuovi occupati con un effetto moltiplicatore che fa salire in realtà il numero di almeno tre volte. La Zes unica sta creando sviluppo perché la sua missione è di accompagnare le imprese in quella direzione, non limitarsi ad accelerare l’iter procedurale che pure rappresenta una delle sue assolute novità», spiega Romano. E aggiunge: «In passato si pensava di attrarre industrie al Sud senza garantire le necessarie infrastrutture per facilitare il loro insediamento. Con le Zes sono stati invece programmati anche i lavori dell’ultimo miglio, per collegare le aree alla grande viabilità stradale e ferroviaria oltre che ai porti, utilizzando i fondi del Pnrr: oggi possiamo dire che tutti quegli interventi sono partiti».

Parlare di miracolo non ha più senso, insomma. «I fatti dimostrano – osserva il presidente degli industriali napoletani Costanzo Jannotti Pecci – che non è inverosimile sostenere che Napoli continua a essere la locomotiva del treno Mezzogiorno, capace di crescere di 4 punti percentuali dal 2019 e di fare meglio del Nord e della media Paese».

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Il valore

C’è insomma la consapevolezza che il Sud è diventato il vero valore aggiunto del Paese, l’area dove l’incontro tra la finanza e il sistema delle imprese può dare ulteriori certezze all’economia del Paese, come sottolineano Giuseppe Nargi, Direttore regionale di Intesa Sanpaolo e Anna Roscio, Executive Director Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo. Del resto, basta leggere gli ambiti di riferimento dell’Accordo per capire cosa vuol dire investire nel Mezzogiorno: si va dalla «crescita delle imprese del Sud attraverso la valorizzazione della Zes Unica del Mezzogiorno» agli investimenti «in nuovi modelli produttivi evoluti ad alto potenziale, con particolare attenzione ad Aerospazio, Robotica, Intelligenza Artificiale e Scienze della Vita»; dall’accelerazione «della transizione sostenibile in linea con il Piano Transizione 5.0, dei processi innovativi ad alto contenuto tecnologico, dell’economia circolare verso un bilanciamento energetico ottimale tra fonti energetiche sostenibili» all’impatto in ricerca e innovazione, favorendo la nascita e lo sviluppo di startup e PMI ad alto contenuto tecnologico; al Piano per l’Abitare Sostenibile, «per facilitare la mobilità e l’attrazione dei talenti nell’industria italiana». Ovvero, la perfetta convergenza tra Sud e Paese.

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