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Passaporto digitale per la moda toscana, cos’è e come funzionerà il nuovo strumento


Il rapporto Irpet 2024 descrive un settore della moda alle prese con una crisi spaventosa, con certezze basse e fosche promesse di un futuro incerto per 8.000 lavoratori toscani. Tra cassa integrazione in aumento, chiusure e contrazione della produzione da parte delle aziende del lusso (tradotto: meno prodotti, prezzi più alti), il settore si è trovato di fronte anche alla crisi dei consumi e ora alla guerra commerciale capitanata dagli Stati Uniti. Una macina che tritura prodotti, aziende e lavoratori.

Una delle risposte che la politica toscana sta provando a dare, seguendo in questo l’orientamento dell’Unione Europea, è quello della tracciabilità e riconoscibilità dei prodotti. Un segnale ai consumatori, soprattutto a quelli più attenti alla tracciabilità e alla filiera produttiva, così come alle aziende alla ricerca di garanzie sulla provenienza dei prodotti. E così nasce la proposta di un passaporto digitale della moda.

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Oggi il consiglio regionale della Toscana ha approvato all’unanimità una mozione sull’introduzione del cosiddetto passaporto digitale delle imprese toscane della filiera della moda. 

A cosa serve il passaporto digitale del prodotto

Nelle intenzioni dei consiglieri che ne hanno proposto l’introduzione (prima firmataria la consigliera regionale di Fratelli d’Italia Sandra Bianchini e i consiglieri Vittorio Fantozzi (FdI) e Fausto Merlotti (Pd), il passaporto dovrebbe essere di aiuto alle imprese di piccole, medie e micro dimensioni. Per ottenerlo le aziende dovranno possedere una serie di requisiti, come certificazioni di sostenibilità e tracciabilità di prodotti e componenti, supporto all’economia circolare, regolarità delle assunzioni e nella formazione dei lavoratori e garanzia di buone condizioni di lavoro. Anche se si tratta ancora di una lista di requisiti parziale e non vincolante: bisognerà vedere che tipo di forma la giunta regionale darà poi allo strumento.

Come funziona il passaporto digitale

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L’idea, ripresa dal passaporto digitale del prodotto introdotto dall’Unione Europea nel 2024, è di inserire nei prodotti un Qr code scansionabile che dia delle informazioni complete su tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto che si ha in mano: dalla fabbricazione allo smaltimento. E non solo. Il codice potrà fornire informazioni sull’origine delle materie prime, la composizione, il processo di produzione, le certificazioni ottenute, la riparazione e la modalità di riciclo.

Nel solco dell’Unione Europea

Grazie a questa innovazione, diventa più facile promuovere la sostenibilità e l’economia circolare. Infatti, il passaporto digitale fornisce dati dettagliati sulle emissioni di CO₂, sul consumo energetico e sulle modalità di smaltimento del prodotto, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale. Allo stesso tempo, aiuta le imprese a rispettare le normative in materia di sicurezza e sostenibilità, come quelle stabilite dall’Unione Europea.

A partire dal 2026, l’Unione Europea introdurrà l’obbligo del passaporto digitale per diversi prodotti, segnando un passo importante verso una maggiore responsabilità ambientale e una gestione più efficiente delle risorse.

Cosa succede ora che la mozione è stata approvata

La mozione approvata impegna il presidente e la Giunta regionale a valutare tutte quelle iniziative e procedure per introdurre lo strumento del passaporto digitale delle imprese toscane della filiera della moda, al quale possano accedere tutte quelle aziende in possesso di requisiti specifici. E anche a valutare la predisposizione di appositi bandi, che sostengano l’iniziativa di tutte quelle aziende del comparto moda che vogliono ottenere il riconoscimento del passaporto digitale e la conseguente introduzione all’interno dell’unione che si andrà a delineare.

È previsto infine l’impegno a valutare la predisposizione di appositi bandi a favore di consorzi no profit del comparto moda, affinché gli stessi possano sostenere i costi legati a tutte quelle attività collaterali e necessarie ai fini dell’ottenimento del passaporto digitale delle imprese toscane della moda. 

Infine, si prevede l’impegno a valutare la possibilità di predisporre bandi specifici a favore dei consorzi no profit del settore moda, permettendo loro di coprire i costi delle attività complementari e indispensabili per l’ottenimento del passaporto digitale da parte delle imprese toscane del comparto

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