Sostenere il ricambio generazionale, più incentivi e meno obblighi dall’alto, maggiore flessibilità agli Stati membri e un finanziamento appropriato per la Pac: la visione politica del commissario Ue per l’Agricoltura Cristhope Hansen, espressa in occasione dell’evento “Agricoltura È” in corso a Roma
«Dobbiamo cambiare le nostre politiche in modo che si basino più sugli incentivi e meno sugli obblighi imposti dall’alto». Così, il commissario Ue per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale Cristophe Hansen durante il punto stampa in occasione dell’evento “Agricoltura È” in corso a Roma.
«Il settore agricolo – ha proseguito – è sotto pressione per ragioni geopolitiche, ma anche per ragioni interne. E credo sia molto importante ridare speranza a chi fa agricoltura».
Come? Per Hansen è fondamentale avere un approccio territoriale, perché «l’agricoltura da nord a sud, da est a ovest non è la stessa e le strutture delle aziende agricole sono diverse. Così come le condizioni geografiche e climatiche».
Ma non basta, è altresì prioritario, ha puntualizzato il commissario, «concedere agli Stati membri la flessibilità necessaria per elaborare politiche adeguate ad esigenze locali. Ed è per questo che abbiamo presentato, insieme al vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto, una visione per il futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione».
Solo il 12% degli agricoltori europei ha meno di 40 anni
In questa visione futura il nodo centrale da affrontare con decisione è il ricambio generazionale. «Quando parliamo di sicurezza – ha incalzato Hansen – dobbiamo porci la domanda: chi coltiverà le nostre terre tra 20 anni? C’è un problema enorme quando si parla di rinnovo generazionale. Solo il 12% degli agricoltori europei ha meno di 40 anni, mentre l’età media è 57 anni. Se non cambiamo rotta -oggi- mancheranno gli agricoltori che coltiveranno la nostra terra e perderemo la produttività e l’indipendenza nella produzione alimentare».
Come spiegato da Hansen per avviare un ricambio generazionale è imperativo cambiare punto di vista sulla politica agricola e dare ai giovani agricoltori, e anche alle piccole imprese, maggiori fondi. «La grande domanda è: cosa facciamo per creare un ambiente di lavoro e di vita attraente per le giovani generazioni che sia valido oggi, ma anche nel 2040?».
Hansen ha quindi ribadito che la nuova Commissione ha una visione diversa per l’agricoltura e le sue filiere, che mira a «rimettere al centro della discussione termini come produttività, competitività».
Hansen: «Presenteremo un pacchetto vino»
Il commissario, ricordando la sofferenza di alcuni comparti, ha affermato: «L’Italia è il più grande produttore di vino nell’Unione Europea e il più grande esportatore. Il settore vino è sotto pressione non solo a causa degli Stati Uniti, ma anche per via del cambiamento del comportamento dei consumatori. Presenteremo un “pacchetto vino” già questo venerdì. Queste misure aiuteranno anche i produttori di vino italiani».
«Alla Pac serve un finanziamento appropriato»
Hansen ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di un «finanziamento appropriato per la Politica agricola comune. Al Consiglio abbiamo avuto un confronto positivo sul tema con i diversi ministri dell’agricoltura. Tutti hanno detto che abbiamo bisogno di un bilancio forte e appropriato per il futuro del settore, importante anche per motivi di sicurezza».
Lollobrigida: «Bene il cambio di passo in Europa»
Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, nel suo intervento, ha approvato il percorso già delineato da Hansen verso un cambio di rotta delle politiche agricole europee. «Nel nuovo corso c’è un cambio di indirizzo rispetto a un precedente percorso illogico. Nel sud Italia abbiamo perso fino al 48% delle aziende agricole, serve tempo per recuperare. L’agricoltura è un elemento centrale, il vero architrave della costruzione della Comunità economica europea».
Ma per fare agricoltura, ha sottolineato il ministro, «non basta la passione, serve anche il reddito. Ogni limitazione al mercato è una difficoltà, ma l’Europa deve essere all’altezza del suo compito politico».
«Quanto ai dazi, esistono da sempre. Ma bisogna lavorare per eliminare quelli tra paesi che hanno riferimenti e origini comuni perché, in questi casi, un modello libero è più funzionale. In altri casi, invece, e penso all’est e al sud del mondo, un sistema regolatorio – ha concluso il ministro – ha un senso, anche per una logica commerciale».
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