Cosa succede nei boschi in Calabria e cosa può fare ogni cittadino


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RENDE (CS) – Tra i boschi della Sila si respira, l’aria più pulita d’Europa. Da alcune rilevazioni effettuate da una coppia di nanotecnologi sembrerebbe che quella di Zagarise sia migliore delle isole Svalbard, vicino al Polo Nord. L’ambiente incontaminato è al centro di un business che ne minaccia l’integrità. Il maggiore altopiano europeo però resiste agli urti che possono impattare sugli equilibri del suo ecosistema e della ricca biodiversità. Nonostante le innumerevoli criticità le sue foreste svettano rigogliose. Complice una rinnovata sensibilità verso la tutela del verde.

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I controlli sui boschi calabresi

«La consapevolezza sociale dell’importanza dei boschi e delle foreste è aumentata tra i cittadini e si è consolidata» ha affermato il colonnello Giovanni Misceo, Comandante regionale dei Carabinieri Forestali Calabria, al convegno tenutosi ieri a Rende in occasione della Giornata Internazionale delle Foreste. «Droni e nuove tecnologie – spiega il colonnello Misceo – ci permettono di avere più sentinelle sul territorio. Abbiamo un apparato di controllo che va dalle utilizzazioni boschive, dai cantieri forestali a tutta la filiera del legno, per verificare il rispetto della normativa europea rivolta sia a chi introduce il legno sul mercato (ditte boschive) sia a chi lo commercializza che deve garantirne la tracciabilità della provenienza anche quando è acquistato all’estero. Altrimenti scattano pesanti sanzioni».



Foreste calabresi in piena salute

«Lo stato della salute delle foreste italiane e calabresi è in continua crescita. La quantità di carbonio immagazzinata ufficialmente nelle foreste – chiarisce il tenente colonnello Angelo Battista Roseti comandante del reparto Carabinieri Forestali Parco Nazionale della Sila – fa incassare all’Italia milioni di euro che vengono versati dai Paesi che invece non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto. Il Parco Nazionale della Sila è stato in passato oggetto di diversi interessi dal punto di vista mafioso-‘ndranghetistico. Attualmente siamo in una fase in cui tutto quello che viene autorizzato è realizzato a norma di legge: facciamo tre controlli sul campo (prima – durante – dopo) per ogni pratica. Per ciascuna utilizzazione verifichiamo che le condizioni descritte dal progetto ufficiale vengano rispettate. La tutela del patrimonio boschivo è fondamentale. L’uomo senza la foresta non riesce a vivere, mancherebbe l’ossigeno».

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La gestione dei boschi, il ruolo di Calabria Verde

Nelle scorse settimane la Regione Calabria ha approvato Programma Regionale per le attività di sviluppo nel settore della Forestazione e per la gestione delle Foreste. Prevede finanziamenti per circa 190 milioni di euro nel 2025 e oltre 175 milioni di euro per il 2026. Soldi che andranno soprattutto ad alimentare le casse di Calabria Verde, ente strumentale della Regione che di fatto è l’azienda calabrese con più dipendenti. Una schiera di personale al quale sono affidati “tutti gli interventi sul territorio nel campo della forestazione e della difesa del suolo”, compiti assolti fino al 2013 da Afor (Azienda Forestale della Regione Calabria) e Comunità Montane. Un patrimonio dal valore inestimabile, non solo sul piano monetario, ma anche della biodiversità.

Tra le funzioni di Calabria Verde rientrano la lotta agli incendi boschivi, nonché la sorveglianza di fiumi, torrenti, ruscelli. I circa 4.000 lavoratori impiegati per la sua tutela non sono mai abbastanza per coprire l’intero territorio. Tant’è che a Rende, nel corso della Giornata Internazionale delle Foreste, il delegato Calabria Verde Umberto Malagrinò ha annunciato che è stata appaltata ad un privato la progettazione di un’area boschiva di un Comune del litorale tirrenico cosentino. Intanto per gli stipendi “gennaio 2025” sono stati spesi quasi 2 milioni di euro (1.780.156 euro – inclusi gli oltre 10.000 euro di salario del direttore generale Giuseppe Oliva) ai quali si aggiungono circa 7 milioni e mezzo di euro (7.384.769 euro) di “liquidazione somme salari per le attività relative alla mensilità di Gennaio 2025 OIF contingente Forestazione (compresi dipendenti ex Consorzi di Bonifica L.R. 55/2023) ed Ex Fondo Sollievo”. Nel frattempo, a 9 anni di distanza da uno dei tanti scandali che ha travolto l’ente regionale per la forestazione a febbraio 2025, il Tribunale di Catanzaro ha condannato in primo grado l’ex dirigente dell’Economato di Calabria Verde, Marco Mellace a tre anni e sei mesi di reclusione per illeciti nella gestione dei fondi.

Il bizzarro caso dell’albo delle imprese forestali

Dal suo canto, la Regione Calabria ha aggiornato il 21 gennaio 2025, l’albo delle imprese forestali calabresi “in regola”. Tra queste appare la F.lli Spadafora Srl. L’azienda è nota alle cronache per essere finita al centro delle indagini della Dda di Catanzaro nel 2018 con l’operazione Stige in quanto accusata di governare in regime di monopolio ‘ndranghetistico i tagli boschivi in Sila attraverso minacce e compiacenza di funzionari infedeli con il sostegno del clan Farao – Marincola di Cirò. Accuse già trasformate in condanne definitive per la nota famiglia di San Giovanni in Fiore (Giovanni Spadafora in abbreviato ha incassato una pena pari a 12 anni di reclusione) alla quale la Guardia di finanza di Cosenza ha sequestrato ben 50 milioni di euro ritenuti provento di attività illecite. Fatti gravissimi ignorati dalla Regione Calabria che ha inteso continuare a collaborare con la F.lli Spadafora Srl nella gestione del patrimonio boschivo.

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Le conseguenze della malagestione dei boschi

«Non siamo gli uccelli del malaugurio – dice Fabio Ietto docente di Geologia all’Università della Calabriasegnaliamo solo le aree a rischio. Siamo certi che quelle zone franeranno, ma non sappiamo dare una data precisa nella quale avverrà la catastrofe. Sicuramente se si continua l’edificazione in quei terreni succederanno di disastri, possiamo prevederlo con facilità. Ecco un esempio. La Valle del Crati è allarmante. La zona di Zumpano è a rischio elevatissimo vi sono frane a ridosso del cinema Andromeda, del supermercato, c’erano anche state delle indagini  però il crollo è stato ritenuto dal giudice un evento non prevedibile. L’assurdo è che lì si continua a costruire e il procedimento giudiziario non ha risolto il problema del dissesto idrogeologico. L’altopiano silano invece non ha grandi problema di frana. Le criticità maggiori della provincia di Cosenza sono su tutta la catena costiera che affaccia sulla Valle del Crati: Cavallerizzo (franato ed evacuato), Rota Greca, San Benedetto Ullano, San Martino di Finita, sono tutti paesi in frana. Si costruisce troppo male. E abbiamo condotte dell’acquedotto Abatemarco che, con il suo 50% di perdite, attraversa queste frane, contribuendo ad alimentarle con i voluminosi flussi di acqua che vi scorrono».

Cosa può fare il cittadino

«Chiunque vede sparire alberi o contaminare l’ambiente può parlarne alla locale stazione dei carabinieri. Il cittadino – afferma il comandante del Reparto Carabinieri Biodiversità Cosenza colonnello Francesco Alberti deve sentirsi libero di entrare, chiedere, informarsi su cosa sta succedendo se sospetta ci siano attività lecite nei boschi. Lo può fare anche telefonicamente, l’anonimato viene garantito. Sono posti che per tradizione i calabresi frequentano in comitiva nei momenti di svago. Contiamo migliaia di visitatori nelle nostre Riserve, serve prestare attenzione. Il consiglio per chi vuole vivere la Sila proteggendone i boschi è di usare le aree pic-nic attrezzate e spegnerne il fuoco dei barbecue con l’acqua. I rifiuti vanno riportati a casa e conferiti secondo le regole della raccolta differenziata del proprio Comune. La spazzatura nei boschi inquina. Sempre. E rovina bellezze che sono di tutti».

«Il rischio maggiore per la Sila è che tra i cittadini si crei un circuito di omertà e di mancata segnalazione degli eventi anomali. Il territorio è densamente presidiato dalle forze di polizia, soprattutto i carabinieri forestali sono densamente presenti su questa parte del territorio silano, gran parte del quale fa parte del Parco Nazionale Sila. A volte le attività illecite vengono socialmente accettate e regna il silenzio tra i residenti, fa parte del complesso del potere che ha la criminalità sul territorio, una caratteristica della ‘ndrangheta che purtroppo è anche in Sila. Eppure chiunque può segnalare, ripeto anonimamente, presunti illeciti. La nostra presenza è capillare proprio per rassicurare la cittadinanza».

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