Il presidente di Confesercenti Ferrara, Nicola Scolamacchia, esprime “forte preoccupazione in merito all’imminente scadenza del 31 marzo, entro la quale tutte le imprese saranno obbligate ad assicurarsi contro gli eventi catastrofali. Un provvedimento che riguarda oltre 1,5 milioni di attività, tra commercio, turismo e servizi, molte delle quali operano in locali in affitto, costringendo queste imprese a una corsa contro il tempo”.
“Una criticità – prosegue – probabilmente sottostimata dal legislatore è rappresentata dal fatto che le imprese, sia proprietarie sia locatarie degli immobili, sono direttamente responsabili dell’assicurazione dell’immobile, garantendone il valore di ricostruzione. In Italia sono censiti circa 2,8 milioni di immobili ad uso commerciale, turistico e di laboratorio, di cui oltre la metà in locazione. Questo vuol dire che circa 1,5 milioni di imprese deve interfacciarsi con i proprietari per verificare le caratteristiche costruttive degli immobili, verificare se questi sono già coperti da idonee polizze assicurative, ottenere valutazioni e preventivi. L’onere ricade inoltre nella maggior parte dei casi sui conduttori, con benefici tuttavia che vanno a vantaggio anche e soprattutto per i proprietari, determinando una situazione di squilibrio che rende necessario ridefinire i contratti in essere”.
Scolamacchia e Confesercenti spiegano che la normativa non prevede sanzioni dirette per chi non adempie all’obbligo me “le conseguenze posso essere molto pesanti”. Infatti, “in assenza di copertura assicurativa, le imprese rischiano di perdere la possibilità di accesso al credito, di partecipare a bandi pubblici o ricevere contributi in caso di catastrofi”. Così, non assicurarsi, determinerebbe “un grave danno economico, in alcuni casi un vero e proprio suicidio aziendale. Inoltre, gli amministratori delle imprese rischiano azioni di responsabilità per danni subiti durante l’evento catastrofico o per il mancato accesso ai contributi pubblici”.
Le stime dell’associazione, pur “prudenziali”, indicano che “il costo complessivo di ricostruzione per le attività commerciali si aggira sui 118 miliardi di euro, con una spesa annuale per le polizze a carico delle imprese che ammonterebbe a circa 400 milioni di euro. Un onere consistente, che però deve essere affrontato con la giusta preparazione e consapevolezza”.
“Purtroppo – aggiungono -, il decreto interministeriale che avrebbe dovuto fornire le linee guida operative è stato approvato solo il 27 febbraio, lasciando le imprese in una situazione di incertezza a meno di un mese dalla scadenza. Inoltre, le compagnie assicurative hanno tempo fino al 28 marzo per adeguare le polizze alle disposizioni di legge, ma ad oggi non è ancora attivo il portale IVASS per la comparabilità delle offerte, creando un ulteriore ostacolo per le imprese”.
“Un sistema di tutele assicurative su larga scala è un investimento importante, che deve essere equo e sostenibile – commenta Scolamacchia -. La tassazione sulle polizze per il rischio catastrofale è attualmente del 22,5%, una percentuale eccessiva che dovrebbe essere ridotta al 2,5%, come per le polizze infortuni. Allo stesso tempo, è ormai indispensabile un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio, che sia condiviso e che ad oggi non esiste”.
Confesercenti ha dunque “chiesto con urgenza una proroga per avere il tempo necessario a rivedere alcuni aspetti della normativa, definire i contratti assicurativi e operare in un contesto di maggiore equità e certezza”.
“Confidiamo – concludono – che il Governo di ascolto alle imprese che rappresentiamo”.
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