Maltempo in Toscana e Danni alle Aziende, Polizze Catastrofali: i Costi, Cosa Coprono e Quando Parte l’Obbligo


Oltre ai danni, quelli del maltempo, la beffa, quella delle polizze che quei danni dovrebbero coprire. E che stanno mettendo in difficoltà le imprese senza neanche essere entrate in vigore. Si fa sempre più concreta l’ipotesi di un rinvio al 31 ottobre dell’obbligo per le imprese produttive di stipulare le Cat Nat, le nuove polizze catastrofali, che coprono i danni in caso di calamità e catastrofi naturali.

La norma e la proposta

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La norma, introdotta con la Legge di Bilancio 2024, sarebbe dovuta entrare in vigore all’inizio del 2025, ma è poi stata rinviata al 31 marzo con il decreto Milleproroghe. Meno di una decina di giorni ancora, dunque, ma ancora troppa incertezza su alcuni punti, a partire da quali eventi sono compresi e quali no, e troppo poco tempo per le imprese e per le compagnie assicurative per adeguarsi.

Da qui la proposta di Fratelli d’Italia attraverso un emendamento a firma del deputato Riccardo Zucconi, che accoglie la richiesta delle associazioni di categoria, Confindustria, Confartigianato e Confesercenti. Ma che, allo stesso tempo, aggiunge incertezza all’incertezza, in un quadro che, più che un tentativo di aiutare le imprese in un momento di difficoltà sfuma piuttosto nell’ennesimo rompicapo.

Le domande

La domanda degli imprenditori e degli assicuratori – che devono aggiornare i loro prodotti per renderli in linea con la norma – è: in quali casi si applica la polizza? E qui si apre un labirinto. Frane repentine sono incluse, movimenti di terra più lenti no. Esondazioni di fiumi e torrenti ci rientrano, mareggiate no. Esempi concreti? La tragedia di Sarno del 1998 sarebbe stata coperta, quella del Vajont nel 1963 no.

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Il testo, insomma, resta oscuro in più punti. E questo non fa dormire sonni tranquilli a che dovrebbe mettersi in regola. Non è un caso che il Consiglio di Stato abbia sollevato una serie di dubbi interpretativi ai quali il legislatore ha cercato di dare risposta in una relazione tecnica al decreto attuativo uscito sulla Gazzetta Ufficiale il 28 febbraio scorso. Relazione che, però, non è stata resa pubblica.

Cosa prevede

L’obbligo di copertura, ad esempio, prevede frane, alluvioni e sismi. Con la differenza che, nel caso di frane, sono esclusi i movimenti graduali e i distacchi di roccia, perché – si spiega – agendo lentamente darebbero il tempo di intervenire. Esclusi anche i danni legati a errori progettuali per lo scavo di pendii nei 10 anni che seguono l’esecuzione dei lavori stessi. Nel caso di alluvioni, l’assicurazione può coprire i danni provocati da fuoriuscita di acqua da corsi d’acqua e bacini naturali o artificiali, ma non lemareggiate, la marea, il maremoto, la penetrazione di acqua marina, le variazioni della falda freatica, l’umidità, la trasudazione. E neanche gli allagamenti dovuti all’incapacità del terreno di assorbire acqua, ad esempio nelle cosiddette “bombe d’acqua”, quando in pochissimo tempo cade una quantità di pioggia talmente alta che il terreno non riesce a impregnarla subito.

L’esempio in Toscana

Per fare un esempio, i danni provocati dall’alluvione avvenuta in Toscana nel novembre 2023 sarebbero coperti. Tra gli altri punti da chiarire ce n’è uno sollevato da Cna che riguarda la impossibilità, per le aziende che non hanno la Cat Nat, di accedere a bandi, finanziamenti e agevolazioni fiscali. «Ma quali sono esattamente le misure coinvolte?», chiede Cna. Il malcontento è forte in tutte le associazioni. Il timore delle imprese è di essere «costrette a prendere decisioni cruciali per la loro sostenibilità economica senza avere a disposizione informazioni chiare e concrete», denuncia ancora Cna.

«Abbiamo già sottolineato che il costo di queste coperture assicurative è insostenibile per molte piccole e medie imprese, con premi che possono arrivare fino a 12mila euro all’anno», spiega dal canto suo la presidente di Unimpresa Giovanna Ferrara, definendolo «un ulteriore ostacolo alla sopravvivenza di molte attività» in un momento in cui «le imprese italiane si trovano già a fronteggiare il peso dell’aumento dei costi energetici, dell’inflazione e della stretta creditizia, fattori che incidono direttamente sulla loro capacità di investimento e di tenuta finanziaria». 



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