L’impasse di uno scenario ricco di incertezza


L’insidia dei dazi e di una guerra commerciale da parte degli USA ha aggiunto elementi di incertezza a un contesto gi� ricco di incognite: le difficolt� nel formulare previsioni nel breve invitano a un atteggiamento prudente che frena per� gli investimenti a lungo termine, proprio in una fase di grandi transizioni che richiedono ingenti risorse. Come affrontare l’attuale scenario congiunturale?

Bruno Bernasconi

Il mondo e l’economia, in particolare in Occidente, sono nel pieno di una fase di transizioni che dispiegheranno i propri effetti da qui ai prossimi decenni, tra invecchiamento della popolazione, ripensamento dell’utilizzo delle risorse naturali fino agli effetti disruptive dell’intelligenza artificiale. Fattori diversi ma con un unico denominatore comune: la sostenibilit�, un tema che non si limita al solo aspetto ambientale (dagli obiettivi di Net Zero ai rischi climatici e ai timori per la perdita di biodiversit�), ma che abbraccia anche il profilo socio-economico alla luce dell’impatto delle tendenze demografiche e della rivoluzione tecnologica su mercato del lavoro e sistemi di welfare in un contesto di vincoli di finanza pubblica.�

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Megatrend epocali che appaiano inarrestabili, e per certi versi irreversibili, e che richiedono ingenti risorse per la loro messa a terra ma che, nel breve periodo, si trovano a fare i conti con un clima di perdurante incertezza che rischia di porre un freno agli investimenti a lungo termine. Gli ultimi anni, infatti, hanno registrato un deciso aumento di shock improvvisi e inaspettati, che hanno alimentato le incognite per aziende, investitori e pi� in generale il mondo della finanza. E i primi mesi del 2025 sembrano confermare questa tendenza, con l’aggiunta di un fattore di imprevedibilit� come la nuova presidenza di Donald Trump negli USA, soprattutto per quanto riguarda una guerra commerciale caratterizzata da annunci�di tariffe, seguiti da ripensamenti e rinvii.�

Tra i rischi globali pi� urgenti citati dal Global Risk Report del World Economic Forum spiccano i timori per i conflitti armati tra Stati, a conferma di una nuova era di instabilit� geopolitica testimoniata dalle crescenti tensioni per la situazione in Ucraina e in Medio Oriente e il deteriorarsi dei rapporti tra Stati Uniti e Unione Europea, con lo spettro di un’uscita americana dalla Nato. Anche la discesa dell’inflazione, e il conseguente percorso di tagli dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali, si sta dimostrando pi� lento del previsto, complicato inoltre dalla minaccia dei dazi di Trump, con conseguenze negative sulla crescita economica. Proprio le preoccupazioni per gli effetti delle politiche protezionistiche dell’amministrazione USA sembrano essere il fattore che sta pi� pesando nelle ultime settimane sui mercati finanziari, con i rendimenti dei bond che si mantengono su livelli elevati e l’azionario che sconta probabilmente anche un calo fisiologico dopo i guadagni dei mesi precedenti al traino del settore tecnologico. In particolare, da met� febbraio, gli indici americani, vulnerabili alla concentrazione sulle big tech che riduce anche il grado di diversificazione delle gestioni passive, hanno iniziato un calo che ha sostanzialmente cancellato i guadagni post risultato elettorale e, a met� marzo, portato in negativo le performance da inizio anno.�

Per contro, pur con un incremento della volatilit� soprattutto da inizio marzo, i listini europei si mantengono in rialzo ytd, celando per� un andamento che diverge dai timori per la debole crescita dell’economia. Il Dax di Francoforte, ad esempio, non sembra aver risentito della recessione che sta attraversando la Germania, complice la presenza di molte aziende fortemente orientate all’export, mentre il maxi-pacchetto fiscale annunciato da Berlino ha provocato un’impennata dei rendimenti dei bund che ha trascinato al rialzo anche quelli degli altri titoli dell’Eurozona. In Italia, il FTSE MIB si mantiene in prossimit� dei massimi dal 2007, sostenuto per� in buona parte dalla sovra-esposizione al settore bancario che beneficia del contesto di elevati tassi di interesse, mentre il comparto industriale continua a fare fatica. A dicembre 2024, la produzione industriale ha segnato un calo del 7,1% su base annua e del 3,1% rispetto a novembre, arrivando a 23 mesi consecutivi di caduta e archiviando l’anno con un -3,5%, dopo il -2% del 2023.�

Come detto, il clima di incertezza rappresenta un freno agli investimenti, inducendo un atteggiamento attendista sia per le aziende sia per le famiglie, che preferiscono parcheggiare la liquidit� senza una reale valorizzazione economica. Secondo un report FABI, nel 2024 � tornata a crescere la liquidit� sui conti correnti degli italiani raggiungendo 1.363,6 miliardi (+20 miliardi sul 2023), dopo due anni di contrazione in cui il caro prezzi aveva eroso il risparmio, ma rimanendo ancora sotto i livelli del 2021 di circa l’8%. Un dato che sale a oltre 2mila miliardi includendo anche strumenti assimilabili (come i depositi bancari) e si presta a una duplice chiave di lettura: da un lato positiva, nell’ottica di un potenziale aumento di consumi e investimenti, dall’altro nella conferma di un utilizzo ancora sub-ottimale della ricchezza con una preferenza verso strumenti sicuri ma poco remunerativi.

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L’incremento – sottolinea il report – potrebbe essere ricondotto a una maggiore prudenza delle imprese, che preferiscono mantenere liquidit� disponibile (+14,25 miliardi a 435,9 miliardi nel 2024) per gestire investimenti futuri o in vista di un miglioramento delle condizioni del credito, soprattutto in mancanza di fonti di finanziamento alternative al prediletto canale bancario.�

�Tabella 1 – La liquidit� di famiglie e imprese (dati in milioni di euro)
Fonte: FABI�

Le aziende, infatti, devono fare i conti con un robusto taglio di 20,4 miliardi (-6,5%) per i finanziamenti di lungo periodo, ossia tipicamente quelli per sostenere progetti di sviluppo e innovazione che mal si conciliano con il canale bancario dato il pi� elevato grado di rischio, scesi da 313,9 miliardi a 293,4 miliardi. Nel complesso, dal 2021, i prestiti alle imprese oltre 5 anni (quelli destinati principalmente a sostenere gli investimenti delle aziende) hanno registrato un crollo di 64,1 miliardi (-17,9%), a causa probabilmente della citata incertezza che connota la congiuntura internazionale. Al tempo stesso le famiglie (che rappresentano il principale detentore di liquidit� con oltre 1.140 miliardi a fine 2024, +12,3 miliardi rispetto al 2023) continuano a conservare una quota significativa di risorse in banca, a testimonianza di un atteggiamento ancora cauto nella gestione delle proprie finanze, esponendosi per� al rischio di perdita di potere d’acquisto, limitando la capacit� di pianificazione a lungo termine in ambito di welfare e, in ultima analisi, sottraendo ulteriori risorse al finanziamento dell’economia reale.�

In tale contesto, un assist significativo potrebbe arrivare dagli investitori istituzionali che da un lato, anche grazie all’entit� raggiunta dai propri patrimoni, potrebbero contribuire a veicolare risorse a beneficio del sistema Paese, e dall’altro aiutare a sostenere le funzioni di protezione sociale per le famiglie, in particolare per quanto riguarda pensioni, sanit� e non autosufficienza attraverso una maggiore integrazione con il primo pilastro pubblico. Come gestire per� i patrimoni degli iscritti tra le incognite dell’attuale scenario? Di questi temi si discuter� nel corso dell’Annual Meeting sul Welfare Integrato organizzato da Itinerari Previdenziali.�

Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

�24/3/2025

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