“L’era del riarmo è arrivata”. Analisi e considerazioni sul piano “ReArm Europe” della Commissione Europea


I mutamenti dello scenario internazionale, aggravato dai recenti sviluppi del conflitto in Ucraina, hanno portato molti attori ad impegnarsi per maggiori investimenti nella difesa ed a spingere per un più ampio coinvolgimento dell’Unione Europea nella sicurezza del continente europeo e delle aree limitrofe. Questo ha portato la Commissione europea a presentare un ambizioso progetto orientato al rapido riarmo dei suoi membri a garanzia di pace e sicurezza.

Il 4 marzo la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha presentato una proposta per un importante progetto di riarmo a livello nazionale e, soprattutto, a livello comunitario. Il progetto “ReArm Europe” è la risposta dell’Unione Europea, e dei suoi Paesi membri, alle sfide che il mutamento dello scenario internazionale propone all’Europa. La Presidente Von der Leyen ha sottolineato, con le sue parole, che l’Europa è entrata “nell’era del riarmo” e che è necessario incrementare le spese dedicate alla difesa, per far sì che l’Unione si possa assumere maggiori responsabilità di sicurezza nel medio e nel lungo periodo. Altra finalità è quella di permettere ai Paesi europei di continuare a supportare lo sforzo bellico ucraino nel breve e nel medio termine. Tutto ciò è riassumibile con la dichiarazione della Presidente: “ora è il momento dell’Europa e dobbiamo essere pronti”.

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I punti del progetto

Nelle intenzioni della Commissione il piano si divide in 5 punti. Questi sono pensati per “mobilitare 800 miliardi di euro in risorse da spendere in settori legati alla difesa” tramite l’impiego di tutte le leve finanziarie a disposizione dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri. Questa scelta serve l’obiettivo di permettere ai Paesi membri di espandere le loro capacità nel campo della difesa nel modo più massiccio e veloce possibile.

Il primo punto vuole facilitare l’utilizzo di fondi pubblici degli Stati membri per investimenti nella difesa nazionale e quindi, di conseguenza, anche in quella comunitaria. Per farlo si intende scorporare le spese dedicate alla difesa dai calcoli sul deficit del “patto di stabilità e crescita”, eliminando il rischio di incorrere nella procedura per debito eccessivo e quindi consentendo di spendere più risorse economiche.

Al secondo punto è riportata la creazione di un nuovo strumento, con in dotazione 150 miliari di euro, al fine di aiutare gli Stati membri a portare avanti nuove acquisizioni. Lo strumento lavora nel contesto di acquisizioni comuni al fine di creare capacità pan-europee in alcuni settori critici (ad esempio mezzi aerei, difesa missilistica, droni, munizionamento, ecc.). L’obiettivo è quello di lavorare secondo il motto “spending better e together”. 

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Il terzo punto vuole l’utilizzo di fondi dell’Unione, in particolare dei “fondi per la coesione”, per finanziare progetti con finalità legate alla difesa. Con il quarto ed il quinto punto la Commissione vuole mobilitare il capitale privato e quello della Banca Europea degli Investimenti al fine di sostenere il riarmo del Continente.

Considerazioni sul progetto

Il progetto della Commissione è pensato per avere un grande impatto sulle capacità di spesa dei Paesi membri dell’Unione Europea. Parte della proposta, in particolare quanto indicato al primo punto, permetterà agli Stati membri di mobilitare enormi risorse pubbliche al fine di finanziare i programmi di riarmo nazionali. Questo andrà soprattutto a vantaggio di quegli Stati membri con una situazione finanziaria migliore (come, ad esempio, la Germania) che quindi hanno più “spazio di manovra” per incrementare il loro debito senza problemi eccessivi (questo è, invece, il caso dell’Italia). È importante considerare che gli Stati, con ogni probabilità, dedicheranno la maggior parte di questi fondi per sostenere le loro imprese nazionali ed il loro tessuto industriale, contribuendo solo in termini relativi alla difesa dell’Unione Europea intesa come soggetto unitario. 

La grande novità del progetto ReArm Europe si trova negli altri punti, dove si parla di mobilitare le risorse proprie dell’Unione Europea per finanziare progetti infrastrutturali e di riarmo utili a livello comunitario. Il principale strumento è il fondo da 150 miliardi per acquisti congiunti in materia di armamenti. L’idea è quella di incentivare le acquisizioni comuni andando così a ridurre il costo, ad aumentare le quantità acquistabili ed a affrontare/attenuare la questione dell’eccesso di piattaforme esistenti nei vari eserciti e nei vari domini (ad esempio i paesi europei impiegano 16 piattaforme contro le 4 statunitensi) con importanti ricadute per quanto riguarda logistica, componenti di ricambio ed interoperabilità tra eserciti alleati.

In definitiva, il progetto presentato da Ursula Von der Leyen sembra essere adeguato a rispondere in modo concreto alle principali sfide del momento ed alle richieste di maggior responsabilità da parte degli alleati, in particolare dagli Stati Uniti. La Commissione intende fornire uno strumento che rappresenterebbe un importante precedente per tutto quello che riguarda la difesa comune del continente europeo e l’integrazione europea in generale. Altro aspetto positivo riguarda le ricadute industriali e sociali che un progetto di questo calibro comporterebbe portando occupazione, innovazione e ricerca, andando così a contribuire in modo virtuoso alle economie dei Paesi dell’Unione Europea.





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