Caro Bollette, Silenzi CNA Marche: «L’aggravio dei costi energetici rischia di dare il colpo finale a molte attività»


Il Governo ha stanziato tre miliardi per il cosiddetto ‘Decreto Bollette’ che prevede misure per fronteggiare il caro energia a favore di famiglie vulnerabili e microimprese. Le famiglie con reddito fino a 25mila euro di Isee potranno contare nel prossimo trimestre su un sostegno di circa 200 euro previa richiesta (contributo che salirà fino a 500 euro per chi ha i requisiti per il bonus sociale ovvero i nuclei fino a 9.530 euro). Per le piccole e medie imprese verranno tagliati gli oneri di sistema con una riduzione in bolletta che si aggirerà intorno al 20%. Approfondiamo il tema con Paolo Silenzi, presidente della CNA Marche.

Quante imprese artigianali marchigiane rischiano di essere escluse dai benefici sulla riduzione dei costi previsti dal Decreto sulle bollette?
«Si stima che in Italia ci siano oltre un milione di micro e piccole imprese con una potenza installata inferiore a 16,5 kW2. Sono una parte significativa del tessuto economico del paese, dove il numero totale delle imprese attive superano i 5milioni di unità. Una stima per le Marche porta a indicare in circa 25mila le imprese marchigiane escluse dai benefici sulla riduzione dei costi previsto dal decreto sulle bollette dell’energia. Nella nostra regione, difatti, la maggior intensità di presenza di imprese manifatturiere implica una maggior presenza di imprese con potenza installata che va oltre il limite considerato. Ciò non toglie che il numero stimato sia di tutto rispetto e tenendo conto del fatto che l’aumento dei costi energetici negli ultimi mesi è stato particolarmente deciso (si stima di oltre il 40%), riteniamo che l’impatto sulle imprese escluse sarà rilevante e doloroso per la competitività della nostra economia».     

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Quali i settori più penalizzati?
«Tra i settori più colpiti dall’esclusione dai benefici, vi saranno probabilmente le attività rientranti nel commercio al dettaglio: molti piccoli negozi e attività commerciali rientrano in questa categoria. Ma vi rientrano anche molte attività minute dell’artigianato: ad esempio una serie di laboratori artigianali, come le falegnamerie, le sartorie e le piccole officine meccaniche. E saranno tra le attività più colpite anche gli esercizi della ristorazione e dell’ospitalità: i bar, i ristoranti e le trattorie, le pensioni e i piccoli alberghi. Fuori dai benefici resteranno le attività dei servizi professionali: dagli studi di consulenza alle agenzie di servizi e simili».

Tutti settori, spiega «che tendono a utilizzare meno energia rispetto alle piccole, medie e grandi industrie, ma che sono altrettanto fondamentali, presi nel loro complesso, per l’economia locale e il tessuto sociale. Si tenga conto del fatto che già molte delle attività elencate sono in crisi non tanto per la pressione dei costi, quanto per il declino della domanda: nei piccoli centri delle aree interne collinari e montane della nostra come di altre regioni italiane, questo tipo di piccole attività commerciali e di servizio è soggetto ad una diminuzione drammatica e apparentemente inarrestabile per effetto della perdita di residenti, a causa del declino demografico e dell’esodo verso le aree più urbanizzate. L’aggravio dei costi dell’energia corre il rischio di dare il colpo finale a molte attività, che invece di prendere in considerazione le misure per contrastare la lievitazione dei costi, decideranno più semplicemente di chiudere l’impresa appena possibile».

Che segnalazioni avete avuto dal sistema delle imprese in termini di crescita dei costi energetici?
«Rilevazioni recentissime indicano che le imprese artigiane con aggravio dei costi sono oltre la metà del tessuto di imprese. Le tensioni da costi coinvolgono per alcuni settori oltre il 60% delle imprese dei servizi, colte meno preparate da questa nuova stagione di costi energetici nuovamente crescenti, rispetto alle imprese manifatturiere, che già avevano dovuto far fronte ai rincari meno recenti. La maggiore diffusione di imprese con costi in aumento riguarda in particolare le microimprese della ristorazione, dell’alimentare, dei trasporti».





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