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Nell’ultimo periodo, per lavoro, ho guardato video collegati alla mia attività professionale: venditori di orologi, compratori di metalli preziosi, periti, ecc.

Si tratta di contenuti che affollano alcune nicchie della rete e che, come spesso accade, attivano gli algoritmi delle piattaforme social, esponendomi sempre più ad altri contenuti simili. Questo meccanismo di raccomandazione, che dovrebbe aiutare l’utente a trovare materiale di suo interesse, finisce anche per renderlo bersaglio di pubblicità mirate, che spesso nascondono truffe.

Questo mi è passato davanti agli occhi stamattina, su Facebook. Il post sponsorizzato recita così:

Aiutateci! Siamo un gruppo di giovani ambiziosi, ma a causa di una cattiva gestione abbiamo accumulato 1.000 orologi di marca in magazzino. Ora li svendiamo a prezzi incredibili per saldare i debiti—un’occasione unica! Consegna entro 7 giorni, con possibilità di ispezionare alla ricezione. Documentazione completa inclusa, autenticità verificabile da esperti—compensazione 10 volte in caso di falsi. Pagamenti accettati con 𝗣𝗮𝘆𝗣𝗮𝗹 e carta di credito, con reso o sostituzione entro 7 giorni senza domande. Solo 1.000 pezzi disponibili, affrettatevi! Grazie per il vostro supporto!

Il video allegato mostra un unboxing di un Rolex e, cliccando sul link, si viene reindirizzati a un sito che riporta il logo Rolex e la scritta:

Clearance Sale to Pay Off Debts

Ovvero:

Liquidazione per pagare i debiti

Che è già di per sé molto divertente: chi possiede mille Rolex in magazzino non ha alcun bisogno di svenderli a queste cifre ridicole per coprire debiti. Al contrario, potrebbe facilmente venderli sul mercato del “secondo polso”, ottenendo molto più di quanto ricaverebbe con una svendita del genere. Eppure, c’è sempre qualcuno che ci casca.

Il target della truffa

Chi può cadere in una truffa del genere?

Purtroppo, il solito pubblico che potremmo definire del “vorrei ma non posso”: persone attirate dal lusso, ma che ignorano del tutto la materia. Persone che credono realmente che sia possibile acquistare un orologio dal valore di decine di migliaia di euro per una cifra irrisoria, senza chiedersi nemmeno per un istante se sia plausibile.

A fondo pagina, il sito riporta la dicitura:

@2025ROLEX Global Discount Duty Fre

Ma un Rolex, anche senza tasse, continua a costare svariate migliaia di euro. Basta navigare per pochi minuti per scoprire altri dettagli che smascherano la truffa: nella sezione “About Us” compare il nome di un sito diverso da quello su cui ci troviamo, segno evidente che il testo è stato copiato da un’altra pagina. Curiosamente, il sito da cui è stato copiato il testo oggi è sparito dal web.

Le conseguenze

Ovviamente, sul sito non ci sono indirizzi di riferimento, nomi reali, un organigramma aziendale: nulla. Eppure, qualcuno ci casca. E quando qualcuno cade in queste truffe, non perde solo soldi che potevano essere spesi in modo più sensato: rischia anche di diventare un peso per il sistema, perché – se è qualcuno che già fatica economicamente – perdendo i propri risparmi potrebbe dover ricorrere a forme di sostegno economico che pesano sulle spalle della collettività.

Le responsabilità di META (e non solo)

La vera questione, però, è un’altra: perché aziende come Meta, e in particolare Facebook e Instagram, permettono che questi post sponsorizzati vengano pubblicati? Perché continuano a guadagnare sulla pubblicità di truffe che qualsiasi algoritmo potrebbe riconoscere immediatamente? La colpa di chi diffonde questi inganni è ovvia, ma non meno colpevole è chi li facilita per il proprio guadagno economico.

Senza le piattaforme social e i loro strumenti pubblicitari, queste truffe farebbero molta più fatica a raggiungere il pubblico. Ma con le pubblicità a pagamento, i truffatori possono facilmente raggiungere migliaia di persone con pochi euro, scegliendo con precisione chi bersagliare. E Meta non ha alcun incentivo reale a fermarli, perché quegli euro sono soldi che finiscono nelle loro casse.

Il momento storico che stiamo vivendo ha spinto l’Unione Europea a imporre regole più severe sul controllo dei contenuti che raggiungono gli utenti, ma è un lavoro ancora in corso. E se queste piattaforme non intervengono, allora devono essere ritenute responsabili.

Gente come Mark Zuckerberg o Elon Musk dovrebbe rispondere per le truffe che prosperano sui loro social.

E, ovviamente, qui sopra abbiamo fatto riferimento a uno specifico post sponsorizzato, ma al momento su Meta il numero di post truffaldini sulla materia orologi di lusso è infinito:

Non crediamo sia necessario aggiungere altro.

redazione at butac punto it

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