Raid in Cisgiordania, attacchi su Gaza. Gli Usa hanno una nuova proposta

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Al Jazeera ieri raccontava la vicenda di Hamdan Fahmawi, un commerciante 46enne di Nur Shams che, come gli altri abitanti di questo campo profughi alle porte di Tulkarem, invaso dall’esercito israeliano all’inizio di febbraio, ha dovuto abbandonare in fretta e furia la casa e il negozio. Qualche giorno fa, assieme al figlio, ha provato a raggiungere l’abitazione per recuperare almeno i documenti della famiglia, ma sono stati scoperti. «I soldati israeliani ci hanno detto di uscire (dal campo). Uno di loro ci ha puntato l’arma contro e ci siamo sentiti in pericolo. Per fortuna nessuno si è fatto male», ha riferito il commerciante.

La storia di Fahmawi è quella che potrebbe raccontare ognuno dei 40mila palestinesi sfollati su ordine dell’esercito israeliano dai campi profughi di Jenin, Tulkarem, Faraa e altri centri della Cisgiordania occupata, al centro dell’offensiva militare «Muro di ferro» lanciata dal governo Netanyahu il 21 gennaio per «sbaragliare i terroristi armati». Ma la minaccia di cui parlano il premier israeliano e i suoi ministri a molti appare parte di un piano per rendere insopportabile la vita dei palestinesi, trasformando porzioni della Cisgiordania in macerie come la Striscia di Gaza. «Le persone (che sono state sfollate) sono in uno stato precario e non sanno cosa fare o quali saranno i loro prossimi passi. Abbiamo raggiunto un nuovo livello di incertezza», avverte Murad Jadallah, ricercatore per i diritti umani presso Al-Haq. Il rischio concreto è che quanto accade a Jenin e Tulkarem si ripeta in altre parti della Cisgiordania, dove peraltro si rafforza la presenza e il ruolo degli insediamenti israeliani. I coloni si comportano come una forza parallela all’esercito e, dopo il 7 ottobre, hanno moltiplicato le loro scorribande.

Ieri, nella zona di Masafer Yatta, a sud di Hebron, i coloni hanno attaccato alcuni pastori e, denunciano i palestinesi, hanno anche rubato 13 pecore a Khirbet al-Fakhit, ripetendo quanto avvenuto in diverse occasioni nelle ultime settimane. Sempre ieri mattina, protetti da numerosi soldati, i coloni sono improvvisamente entrati nel quartiere di Artah a Tulkarem «per pregare». Poco prima, a bordo di bus e veicoli privati, avevano raggiunto, sempre con la scorta dell’esercito, il presunto sito biblico della Tomba di Giuseppe, nel cuore di Nablus. Anche in questo caso la motivazione è religiosa, ma queste incursioni innescano tensioni e scontri con la popolazione palestinese. I media israeliani legati alla destra raccontano che le colonie sono ormai centrali nelle strategie militari. L’esercito le considera vere e proprie «fortezze», in grado di proteggersi e, allo stesso tempo, di svolgere un ruolo attivo «nei momenti di emergenza».

Amjad Abad è il nome del bimbo palestinese di tre anni ucciso ieri dal fuoco di un drone contro «terroristi» a Shujaye (Gaza City). «Terroristi» erano anche i palestinesi che Israele afferma di aver colpito «mentre stavano piazzando esplosivi nella parte centrale di Gaza». Attacchi aerei quotidiani nonostante la tregua, mentre la popolazione civile comincia a fare i conti con l’interruzione del flusso di aiuti umanitari nella Striscia, attuata da Israele, una decisione seguita dall’interruzione dell’elettricità destinata a importanti impianti civili di Gaza. Anche gli ordigni inesplosi contribuiscono alla disperazione di oltre due milioni di civili palestinesi. Dall’inizio del 2025 e fino al 10 marzo, riferisce l’Onu, sono stati registrati 18 incidenti che hanno provocato tre morti e 38 feriti. Tra le vittime, due bambini. La maggior parte degli incidenti si è verificata dopo il cessate il fuoco, con il ritorno degli sfollati in edifici danneggiati e in aree prima inaccessibili.

I palestinesi di Gaza, perciò, guardano ai negoziati a Doha, dove gli Usa avrebbero fatto arrivare a Israele e Hamas una nuova proposta per estendere il cessate il fuoco. Secondo il sito ben informato Axios, la nuova iniziativa include un cessate il fuoco a Gaza fino a dopo il Ramadan e la Pasqua ebraica, il 20 aprile. La proposta prevede che Hamas rilasci almeno cinque ostaggi israeliani e i corpi di nove morti. I restanti ostaggi sarebbero rilasciati nell’ultimo giorno del cessate il fuoco, prima di una tregua di lungo termine da negoziare.

Intanto Israele continua a bombardare presunti siti militari in Siria. Oggi una nutrita delegazione di dignitari drusi siriani supererà le linee sul Golan ed entrerà nel villaggio di Majdal Shams per una storica visita che il governo Netanyahu inserisce nella strategia complessiva di occupazione militare di ampie porzioni della Siria meridionale.

 



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