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Il dibattito sulla tassazione patrimoniale torna ciclicamente alla ribalta. Politici e opinionisti discutono dell’ipotesi di introdurre una patrimoniale sui grandi capitali, una misura che colpirebbe le fasce più abbienti della popolazione con l’obiettivo di riequilibrare le disuguaglianze economiche e aumentare le entrate dello Stato. Questa tassa, nella forma in cui viene evocata, non esiste nel sistema fiscale italiano.
Eppure, già oggi il ceto medio subisce una pesante imposizione patrimoniale, attraverso una serie di imposte che, pur non essendo formalmente definite come patrimoniali, incidono sulla ricchezza accumulata da milioni di famiglie italiane. Il tutto mentre il centrosinistra continua a evocare la patrimomiale e anche l’Unione europea va in questa direzione per i patrimoni da 50 milioni in su. Approfondiamo la questione:
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Il mito della patrimoniale per i ricchi e la realtà delle tasse sul patrimonio -
Imu, bollo sui conti e successioni, la patrimoniale nascosta del ceto medio
Il mito della patrimoniale per i ricchi e la realtà delle tasse sul patrimonio
L’idea di una tassa patrimoniale mirata ai grandi patrimoni è utilizzata come argomento di discussione in contesti di crisi economica o di necessità di nuove entrate fiscali. In Italia non esiste un’imposta patrimoniale generale che colpisca i più ricchi in modo sistematico. La pressione fiscale sulle grandi ricchezze è relativamente bassa rispetto ad altri paesi europei, anche a causa della tassazione agevolata sulle rendite finanziarie, che ha un’aliquota fissa del 26%, inferiore alle aliquote Irpef che gravano sui redditi da lavoro. Questo fa sì che i grandi patrimoni possano godere di trattamenti fiscali più favorevoli, soprattutto se diversificati tra investimenti immobiliari, azioni e strumenti finanziari.
Di contro, per il ceto medio, le cose stanno diversamente. Anche se il sistema fiscale italiano sia formalmente progressivo, in realtà il peso della tassazione patrimoniale grava molto di più su chi possiede una casa di proprietà, piccoli risparmi o beni ereditati. In questo senso, esistono già numerose imposte che si possono considerare una patrimoniale di fatto, anche se non dichiarata come tale.
La struttura del sistema fiscale italiano porta a una forte penalizzazione del ceto medio, che subisce un doppio svantaggio: da un lato, un elevato carico fiscale su redditi da lavoro e pensione; dall’altro, una tassazione patrimoniale che incide su immobili, risparmi e trasferimenti di ricchezza tra generazioni. Il paradosso è che mentre i grandi patrimoni riescono a eludere parte della tassazione attraverso strumenti finanziari diversificati o trasferimenti all’estero, la classe media non ha possibilità di scelta e subisce l’intera pressione fiscale.
Imu, bollo sui conti e successioni, la patrimoniale nascosta del ceto medio
Uno degli esempi di imposizione patrimoniale è l’Imu. Questa tassa, che viene applicata sulle seconde case, magari erditata, e sugli immobili di lusso, colpisce milioni di proprietari immobiliari, molti dei quali appartengono alla classe media. L’Imu ha un grande impatto sul reddito disponibile delle famiglie, soprattutto in un paese come l’Italia, dove la casa di proprietà è considerata un bene fondamentale e non un lusso. Anche chi ha ereditato una casa e la tiene inutilizzata si trova a dover affrontare un esborso fiscale elevato, senza disporre di una liquidità adeguata per farvi fronte.
Un altro esempio di patrimoniale indiretta è l’imposta di bollo sui conti correnti e sui conti deposito, che si applica a chi detiene somme superiori ai 5.000 euro. Pur essendo una tassa apparentemente contenuta (34,20 euro all’anno per i privati), è un prelievo fiscale che grava in particolare su chi risparmia somme piccole mentre i grandi patrimoni riescono a distribuirsi su più strumenti finanziari, anche con trattamenti fiscali più vantaggiosi. Senza dimenticare la cosiddetta tassa sugli investimenti, tranne Btp e Buoni fruttiferi, pari appunto al 26% in tassazione sugli utili, che per una famiglia appartenente al ceto medio non appare affatto poco.
La tassazione sulle successioni e donazioni è un altro strumento che colpisce il ceto medio, pur essendo meno onerosa rispetto a quella di altri paesi europei. In Italia, le aliquote vanno dal 4% al 8%, con franchigie per i parenti più stretti, ma il problema nasce per chi eredita beni immobili o patrimoni di valore.
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